Psichiatria, versione italiana del nuovo manuale

Fin dal 1952 ha costituito uno dei sistemi di classificazione internazionale delle malattie mentali, un vero e proprio "metro di misura". Ora, dopo 9 anni dalla edizione 5 del 2013, esce la versione TR (Text Revision). Parliamo del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (Dsm), reso disponibile nella versione italiana ai medici proprio in questi giorni. La Sinpf (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia) ha analizzato in prima lettura il testo e ne ha tratto alcune considerazioni. «Importanti sono i miglioramenti apportati alla terminologia per conformarsi all'uso correntemente preferito – spiega Matteo Balestrieri, copresidente Sinpf e direttore della Clinica universitaria di Psichiatria di Udine –. Una modifica molto significativa per la neuropsicofarmacologia è la sostituzione del termine "neurolettico" con altri termini quali "antipsicotico" o "altri agenti bloccanti recettori della dopamina". Una decisione importante, perché il termine "neurolettico" enfatizzava la presenza di effetti collaterali, e un ulteriore contributo alla lotta contro lo stigma e la vergogna nei confronti delle cure per le malattie mentali e per un avvicinamento alle cure». Il Dsm 5 Tr presenta anche altre novità. «La prima – prosegue Balestrieri – è l’aggiunta di un disturbo la cui classificazione ha generato molte discussioni: quella del disturbo da lutto persistente. Risultato di anni di ricerca clinica, questo disturbo è riferito a coloro che sperimentano una incapacità pervasiva a superare il lutto per la perdita di una persona cara con sintomi così gravi da influenzare il funzionamento quotidiano dell’individuo. Si stima che in seguito alla perdita non violenta di una persona cara 1 adulto su 10 sia a rischio di sviluppare un disturbo da lutto persistente, condizione che comporta anche un’esposizione a rischi suicidari particolarmente elevati». «Ogni nuova uscita di questa "bibbia" della psichiatria porta con sé critiche, proteste, perplessità con motivazioni diverse perché rappresentante dell’evoluzione dei tempi e della società – aggiunge Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano –. Basti ricordare nel passato l’esclusione della omosessualità dalle patologie psichiche e l’abolizione del termine "nevrosi". Vi sono inoltre importanti implicazioni economico-assicurative, oltre al tema dei trattamenti psicofarmacologici. Una delle funzioni del Dsm 5 Tr, infatti, è quella di riconoscere e di rendere attendibili e affidabili le diagnosi e segnare quindi la soglia che separa la normalità dalla patologia. Rappresenta quindi lo sguardo della psichiatria sulla comunità consentendo l’individuazione delle patologie e seguendo anche nel corso dei tempi lo sviluppo delle neuroscienze soprattutto nell’area dell’interazione epigenetica, area che riconosce una sostanziale influenza dell’ambiente quindi degli stili di vita e delle scelte dell’individuo e della cultura». Oltre questo sono state inserite altre modifiche e precisazioni. «Tra le più importanti – conclude Mencacci – quelle legate al monitoraggio dei comportamenti suicidari e di autolesionismo non suicidario manifestazioni enormemente cresciute nei giovani adolescenti e giovani adulti negli anni della pandemia».
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