UN CHIP SOTTOPELLE: L'INIZIO DELLA FINE PER IL DENARO CONTANTE?

PAGARE CON UN CHIP SOTTOPELLE: L'INIZIO DELLA FINE PER IL DENARO CONTANTE? 7 Pagare senza contanti o carte di credito è possibile grazie a un microchip sottocutaneo. Una tendenza che sta prendendo piede anche in Svizzera e in Ticino. Ma per Alessandro Trivilini, esperto in informatica forense, il denaro contante non è comunque destinato a scomparire. Tendere la mano, non per chiedere soldi, ma per darne. Un’operazione fattibile anche in Svizzera grazie a un microchip inserito sottopelle. Una delle ditte che vende online questo prodotto è la Walletmor, con sede a Londra. Ma come procedere con l'installazione? Per chi non osa farlo a casa, nel nostro Paese sono 10 i negozi di tatuaggi e piercing indicati per eseguire questa operazione, tutti Oltralpe. Per i ticinesi lo studio più vicino si trova poco oltre il confine, a Olgiate Comasco. “L’azienda inglese mi ha contattato chiedendomi di offrire questo servizio”, ha affermato a Ticinonews Salvador Mendoza, titolare dello studio 503 Tattoo and Piercing. “Le persone ordinano il kit e fissano un appuntamento. In seguito spiego la procedura e poi si procede con l’applicazione". L’operazione "dura meno di un minuto, è molto veloce e anche se sembra dolorosa, in realtà non fa male”, ha spiegato Mendoza. LA SVIZZERA TRA I PAESI CON PIÙ RICHIESTA L’operazione costa circa 400 franchi e una volta terminata non bisognerà fare altro che impostare la relativa applicazione sullo smartphone e pagare “con una mano”. Ma quante persone si sono sottoposte a questo intervento? “Finora ho impiantato cinque microchip e due di questi a clienti svizzeri. Tutti appassionati di tecnologia. Le persone per ora non sono molto interessate a questo servizio”, ha concluso il tatuatore. Anche se la Svizzera, stando a quanto ci ha spiegato il titolare della Walletmor, in proporzione alla sua popolazione è tra i paesi con più richiesta. L’INCREDULITÀ DEI COMASCHI Di martedì l’esempio pratico di un uomo che, cercando di pagare con il chip sottopelle, ha lasciato incredule le persone di un negozio del centro storico di Como. Stando a quando raccontato dall’ex consigliere comunale Luigi Bottone a QuiComo, infatti, “tutti i presenti sono rimasti molto perplessi ed è anche stato fatto qualche commento negativo”. Non solo, “a nessuno dei presenti è piaciuta l’idea di farsi impiantare qualcosa nel corpo”, ha affermato Bottone, il quale ha chiesto all’uomo qualche informazione in merito al chip. “L’operazione non è dolorosa e questo per me è il futuro, visto che verranno implementate altre informazioni come quelle sulla salute del proprio corpo. Mi ha anche detto che in Svizzera sta diventando una normalità e ha già pagato senza problemi”, avrebbe raccontato l’uomo. "A SPAVENTARMI È LA SICUREZZA DI QUESTE INFORMAZIONI" Alessandro Trivilini, esperto in informatica forense interpellato da Ticinonews, ha commentato la novità del microchip sottocutaneo spiegando che, dal suo punto vista, a livello tecnologico "non ci sono grossi problemi: la tecnologia oggi è davvero matura e i nano materiali sono sicuri". A spaventarlo "è tutto l'ecosistema digitale, dove queste informazioni transitano e possono essere intercettate. Quindi l'aspetto legato alla sicurezza". E proprio la questione della sicurezza dei dati sembra impensierire diverse persone. "È normale, perché tutte le cose nuove, soprattutto quando sono invasive ed entrano nel nostro corpo ma comunicano con l'esterno, possono spaventare legittimamente". Ecco perché serve un piano, non solo di preparazione all'uso della tecnologia, "ma di posizionamento dell'uomo in rapporto a una nuova relazione con la tecnologia e con sé stesso". Lo smartphone si può spegnere, il chip "lo abbiamo sempre nel corpo anche se in forma passiva. È comunque un qualcosa di estraneo che entra in noi". E questo "richiede una preparazione psicologica e antropologica prima ancora che tecnologica e di alfabetizzazione digitale, quindi introduciamo un livello in più di complessità". "UNA VISIONE CHE NECESSITA DI ALMENO 10 ANNI" La domanda che viene ora naturale porsi è come sarà il futuro..."La tecnologia sarà dentro il nostro corpo. Prendiamo come esempio il campo medicale e immaginiamo di prendere pastiglie per il colesterolo che non solo lo controllano nei valori, ma addirittura dall'interno lo possono monitorare, mandando informazioni a un'applicazione". I rischi, però, oltre a quello sopracitato della sicurezza, concernono i materiali utilizzati e i dispositivi con i quali interagisce il chip, proprio perché l'ecosistema digitale deve avere dei meccanismi di sicurezza dei dati, ma anche fisici, all'avanguardia. "Oggi questi aspetti non sono ancora maturi e anche noi al momento non siamo pronti ad accogliere una soluzione di questo genere", ha precisato Trivilini. "Io credo che una visione del genere necessiti di almeno 10 anni. Abbiamo impiegato molto tempo per regolamentare la privacy, e quindi ce ne vorrà molto per raggiungere tutti gli elementi che dovranno adeguarsi a queste regole". È una questione "tecnologica, legale, sociale, psicologica, direi proprio antropologica di un essere umano che evolve, viene aumentato grazie a questa tecnologia invasiva che ha molti aspetti positivi ma, come tutte le cose, deve avere i suoi limiti, altrimenti c'è chi poi ne abuserà". QUALE FUTURO PER IL DENARO CONTANTE? Per Trivilini, malgrado i diversi metodi di pagamento a disposizione oggi, il denaro contante non è destinato a scomparire. "Quando una nuova tecnologia arriva sul mercato ha bisogno dei tempi di penetrazione, e viene integrata con tutte le altre". E in effetti in Svizzera, almeno per ora, nell’epoca delle carte di credito, di twint e dei chip sottocutanei, i cittadini rossocrociati restano fedeli al denaro contante. A dirlo è stato Martin Schlegel, vicepresidente di direzione della Banca Nazionale che ieri, durante un forum in Liechtenstein, si è profuso in lunghe dichiarazioni a sostegno del denaro contante. "La libera scelta del mezzo di pagamento di cui oggi godiamo”, ha detto, “è di grande valenza per la popolazione e quindi anche per la BNS. Permette di gestire il denaro in modo semplice e si può tenere d'occhio ogni spesa”. GLI SVIZZERI NON SONO "MENO TECNOLOGICI" Le dichiarazioni di Schlegel sono sostenute da diverse statistiche: secondo un’analisi del 2019 dell’Università di San Gallo e di Zurigo, 1 svizzero su 2 compie transazioni in contanti, cifra che sale al 70% secondo uno studio del 2017 della BNS. Ma per Curzio De Gottardi, membro della direzione generale di BancaStato, ciò non è da mettere in relazione al fatto che gli svizzeri sono meno "tecnologici" rispetto agli europei, "ma è dovuto più che altro al fatto che in paesi come l’Italia ci sono dei limiti per i pagamenti in contanti". Limiti messi "per combattere l’economia sommersa e l’evasione fiscale". In Svizzera questi problemi "per fortuna non sono così persistenti e questi limiti dunque non ci sono.” L'AVANZATA DELLA TECNOLOGIA Forse il denaro non è quindi destinato a scomparire, ma è innegabile che i metodi di pagamento virtuali quali carte di credito, twint, o la tecnologia nfc (quella che permette di pagare con lo smartphone o gli smartwatch) stiano lentamente erodendo il monopolio del contante: negli ultimi 20 anni, secondo alcuni studi, i pagamenti in contanti sono calati dell'1-2% ogni anno. “Constatiamo che le operazioni alle casse sono diminuite in maniera importante e continua", ha confermato De Gottardi. "È un trend che sembra inarrestabile e ci porterà sempre di più verso pagamenti tramite strumenti tecnologici". E a beneficiare di questo andamento saranno quelle società in grado di offrire soluzioni sicure, intuitive e – soprattutto – il più possibile gratuite. “La tendenza che osserviamo è che per i pagamenti, diciamo ordinari, le commissioni saranno destinate a ridimensionarsi e probabilmente si andrà verso dei pagamenti di ordini tradizionali che saranno a costo zero”, ha concluso De Gottardi. I
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