"Forse
mai come adesso il cuneo fiscale italiano appare incongruo. Con
l'inflazione che sale, i consumi che ristagnano e le bollette maggiorate
delle famiglie, oltre che delle imprese, aumentare le risorse
economiche dei lavoratori sarebbe più che utile: sarebbe - anzi,
è - necessario e doveroso. Raggiungere questo obiettivo riducendo il
cuneo fiscale è la strada più efficace e relativamente semplice, anche
perché quello che da una simile operazione le finanze nazionali
perderebbero in gettito fiscale verrebbe recuperato in gran
parte, indirettamente, grazie al maggior potere di acquisto dei
lavoratori. Ricordo che quando si parla di cuneo fiscale si intende
la differenza tra i costi per il datore di lavoro e la corrispondente
retribuzione netta del lavoratore; fra i due valori stanno l’imposta sul
reddito delle persone fisiche, a totale carico del lavoratore, e i
contributi previdenziali, a carico in parte del lavoratore e in parte
del datore di lavoro.
Il cuneo fiscale italiano è fra i più elevati fra i paesi dell'OCSE, che nel suo rapporto 'Taxing Wages 2022', riferito all'anno 2021,
lo colloca al quinto posto (dopo il Belgio, unico paese che supera il
50% di incidenza sul totale del costo aziendale, e poi Germania, Austria
e Francia) a quota 46,5%, di
cui 15,3% imposte personali sul reddito e 31,2% contributi
previdenziali, che ricadono sul lavoratore per il 7,2% e sul datore di
lavoro per il 24%. In altre parole, perché
un lavoratore si trovi in busta paga 1.500 euro netti di stipendio
mensile, i costi a carico dell'impresa superano i 2.700 euro; nel caso
dei contratti a tempo determinato a questi va sommata anche una quota
non deducibile di Irap. E' forse utile sottolineare che i costi a carico
dell'impresa non sono soltanto quelli desumibili dal lordo in busta paga, ma che a questi si aggiungono consistenti oneri ulteriori. Per
citare dei confronti significativi, il cuneo fiscale di paesi come
Spagna e Turchia non raggiunge il 40%, mentre il Regno Unito e gli Stati Uniti sono rispettivamente poco al di sopra e nettamente al di sotto del 30%.
Confindustria,
che da decenni solleva il problema, propone che venga applicato un
consistente taglio del cuneo fiscale, a vantaggio per due terzi del
lavoratore e per un terzo delle imprese. Il Governo ha fatto delle
aperture, parlando di un taglio graduale: a maggior ragione, si cominci
ad applicarlo subito, senza indugi. Nel momento in cui il Governo stesso
si accinge ad ampliare il limite di reddito per l'applicazione della
flat tax per i lavoratori autonomi, sarebbe auspicabile che al taglio
del cuneo venisse prestata almeno la stessa attenzione. E' uno dei
provvedimenti più urgenti da realizzare."
Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord
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