Suicida in ospedale al San Luca: assolti i medici

Suicida in ospedale al San Luca: assolti i medici Il 51enne si tolse la vita nel bagno. Per il giudice non ci fu alcuna responsabilità da parte delle tre dottoresse finite sotto processo Un proscioglimento e due assoluzioni per tre dottoresse finite sotto processo Un proscioglimento e due assoluzioni per tre dottoresse finite sotto processo Lucca, 14 settembre 2022 - Tutti assolti i medici del San Luca finiti sotto processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di un paziente che si era suicidato nei bagni dell’ospedale. Per il giudice Gianluca Massaro il fatto non sussiste e non vi è alcuna responsabilità penale. Una vicenda tragica e un provedimento controverso che aveva fatto discutere anche negli ambienti ospedalieri. Sotto accusa erano finite tre dottoresse in turno al pronto soccorso il 15 maggio 2018. Secondo la Procura le tre professioniste - rispettivamente di 40, 47 e 68 anni, due residenti a Lucca e una a San Giuliano Terme e in servizio al mattino, al pomeriggio e la notte - non avevano vigilato adeguatamente un paziente di 51 anni finito al San Luca dopo aver tentato di suicidarsi sulla tomba della madre. Il 51enne, residente in Media Valle, era arrivato al pronto soccorso attorno alle 9,30 del mattino del 15 maggio, dopo aver tentato appunto il suicidio. I medici dei vari turni, era la posizione dell’accusa, non avevano chiesto una nuova visita finalizzata al suo ricovero in psichiatria. Una soluzione che secondo i familiari, firmatari poi di un esposto, avrebbe potuto evitare la tragedia consumatasi in un bagno del pronto soccorso la notte tra il 15 e il 16 maggio 2018. La tesi della Procura era che il paziente era a forte rischio, dato che aveva tentato appunto di togliersi la vita tagliandosi le vene dopo la morte della madre e avrebbe quindi potuto ripetere in qualsiasi momento quel drammatico gesto. E in effetti il 51enne mise in atto l’estremo gesto durante la notte prendendo dei sacchetti di plastica e un laccio, nel bagno vicino alla stanza in cui era ricoverato. Lo psichiatra l’aveva visitato la mattina del 15 maggio, dopo averlo mandato in reparto per verificare le lesioni dovuti alle ferite alle braccia e aveva chiesto di essere ricontattato per una nuova valutazione riguardo alla degenza in psichiatria. Ma secondo l’accusa, nessuno dei medici del pronto soccorso in servizio quel giorno si preoccupò di segnalare appunto il caso al collega psichiatra. Secondo gli inquirenti, che avevano appoggiato la linea accusatoria contenuta nell’esposto dei familiari del 51enne, quando il paziente era poi passato dal Pronto soccorso al reparto di osservazione breve intensiva gli altri due medici indagati non lo avevano seguito in modo adeguato e non avevano chiesto l’intervento dello specialista. In sostanza non era stato rilevato in tempo il malessere nell’aspirante suicida. Un suo trasferimento in psichiatria gli avrebbe impedito di reperire i materiali con con cui poi si tolse la vita. Un primo medico era stato già prosciolto in sede di udienza preliminare con rito abbreviato. E secondo il giudice Massaro, anche le altre due dottoresse del San Luca non hanno alcuna responsabilità penale nella vicenda. La loro priorità, in sostanza, era la stabilizzazione del paziente legata alle ferite che si era procurato quella mattina e non la previsione di eventuali atti di autolesionismo. Da qui la duplice assoluzione. LA NAZIONE LUCCA
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