IL CASO LUCCA E I CINQUE LECCI DI VILLA BOTTINI.

EVENTO PIANETA TERRA FESTIVAL. “ SOLO IL VERDE RENDERA’ LE NOSTRE CITTA’ SOSTENIBILI”.


IL CASO LUCCA E I CINQUE LECCI DI VILLA BOTTINI. 


Volano alto il professor Ferrini e il paesaggista Giuntoli, citano esempi di interventi in diverse città del mondo, città considerate in linea con la “trasformazione ecologica”, si soffermano su Firenze, anche sollecitati da un intervento di una partecipante all’evento, ma non atterrano sulla realtà locale, sulla città che li ospita,  che presenta molte peculiarità. Lucca Centro Storico, entro le Mura, sia nel suo tessuto medioevale che rinascimentale non è esclusivamente una città compatta, di pietra, immagine descrittiva spesso utilizzata per  sottolineare la mancanza di spazi verdi nelle città storiche. 


 Lucca medioevale era/è costituita da isolati che racchiudono ampi spazi aperti al loro interno, una volta utilizzati ad orti, con tanti alberi. Anche Lucca rinascimentale si è caratterizzata per gli ampi spazi verdi, sia come giardini di ville e palazzi ( due per tutti, il complesso di Villa Bottini e Villa Guinigi) e soprattutto, localizzati su tutto il percorso della nuova cinta difensiva che venne a cingere la città.


Nel XIX secolo poi, viene realizzato l’orto botanico. Insomma una città verde,  un Centro Storico ricco di infrastrutture verdi e blu, di alberi e di acqua ( che attraverso i fossi e le fontane  riforniva la città per uso potabile, irriguo e manifatturiero, per la produzione della seta ).


E’ a partire dalla seconda metà del XIX secolo che tali spazi vengono erosi, gli orti lasciano il posto a superfetazioni edilizie e via via, gli alberi esistenti vengono abbattuti e spesso non sostituiti, ne abbiamo esempi anche recenti, vedi Piazza Napoleone e lungo la circonvallazione.


Se Lucca  Centro storico ha questa peculiarità, positiva,   rispetto ad altri centri storici, caratterizzati da un tessuto edilizio compatto, occorre rilevare che ciò non ha costituito la matrice per il suo sviluppo urbanistico successivo, che ha disegnato, questo si, a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, sino ad oggi, una città compatta,  uniforme, informe, completamente cementificata, priva di genius loci.


Questa erosione è stata/è, anche il frutto di una progressiva riduzione di attenzione e sensibilità nei confronti degli spazi verdi urbani e delle vie d’acqua, sistematicamente tombate.


La responsabilità non è riconducibile solo ai governi locali, a volte anche enti sovraordinati, preposti alla tutela, hanno agito, nel tempo,  fluttuando fra  estremi opposti caratterizzati  da eccessive rigidità o pelosa flessibilità. A volte invece

 indirizzando correttamente e opportunamente gli stessi governi locali.


Al professor Ferrini  avrei fatto conoscere la situazione dei cinque lecci adulti, sani, esitenti nel parco di villa Bottini, di cui si paventa, in tutto o in parte il loro abbattimento, ma un contrattempo me lo ha impedito. Il professore conosce per sentito dire la questione, ma un sopralluogo diretto  sarebbe stato utile, per capire l’approccio che si tiene a Lucca nei confronti  del verde urbano, monumentale, identitario, dispensatore  di tutte quelle funzioni ecosistemiche  che lui ben descrive nei suoi libri e nei suoi post.


Sarebbe buona cosa che anche gli enti sovraordinati, preposti alla tutela, non sottovalutassero le opzioni volte alla conservazione dei cinque lecci di cui sopra, per le motivazioni ecosistemiche note e anche perché se non prendiamo atto, tutti, che c’è bisogno di un cambio di paradigma e di riconsiderazione dei valori culturali in campo, non rimarrà niente delle conquiste e dei capolavori di cui la specie umana è stata artefice. Non rimarrà neppure la specie umana ad  ammirare, salvaguardare, sviluppare tali conquiste e capolavori.


Claudio Pardini Cattani. Architetto

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