Massimo Pieri (Forza Italia) risponde a Tambellini sulla vicenda
comitato San Concordio: "Dall'ex primo cittadino sulla vicenda San
Concordio intervento inappropriato e sintomatico di scarsa cultura
istituzionale".
"Ancora
una volta l'ex Sindaco Tambellini torna a parlare della vicenda
relativa al Comitato di San Concordio, e ancora una volta lo fa con un
intervento scomposto, personale e, soprattutto, assolutamente non
pertinente con il merito della questione", dichiara Massimo Pieri, di
Forza Italia Lucca. "Perché, e questo deve essere ribadito, nel suo
(nemmeno stringato) intervento, Tambellini parla di tutto, dagli affanni
che avrebbero patito le famiglie degli amministratori nel caso in cui
il procedimento avviato dagli esposto del Comitato fosse avesse superato
la fase preliminare, fino alla necessità di garantire "l'integrità
etica e morale" del Comune, ma non parla della questione cardine di
tutta la vicenda: la legittimità urbanistica della Galleria coperta
eretta a San Concordio". "In realtà - prosegue Pieri - ciò che da più di
un anno pretende di sapere il Comitato, è quali siano i motivi che
hanno escluso l'applicazione delle Norme tecniche di attuazione del
vecchio Regolamento urbanistico (al tempo pienamente operante), norme
che invece vietavano la costruzione della Galleria coperta nei lotti ove
questa è stata eretta: perché, se non vi fossero motivi ostativi alla
loro applicazione, quest'opera si rivelerebbe un abuso edilizio, e solo
da ciò deriverebbe la possibilità di configurare i reati di truffa ai
danni dello stato e di falso in atto pubblico di cui parla il Sindaco".
"Sul punto, la sinistra lucchese continua ad appigliarsi alle pronunce
di archiviazione adottate dal Giudice penale con riferimento ai
procedimenti avviati dagli esposto del Comitato, le quali non sono però
assolutamente idonee ad accertare la legittimità urbanistica di un
fabbricato. Detto in altri termini - specifica Massimo Pieri - se un
cittadino costruisce un immobile abusivo, può essere assolto nel
procedimento penale, ma può contestualmente essere condannato dal T.A.R.
a demolire l'opera, che era, è e resta abusiva". "In verità, l'esigenza
di chiarezza portata avanti sul punto dal Comitato non costituisce un
atto di lesa maestà, come invece sembra suggerire l'ex Sindaco, ma
unicamente una ipotesi di controllo diffuso da parte dei cittadini
sull'operato dell'Amministrazione, esattamente quei tipi di controllo
che il c.d. T.U. Trasparenza (D.Lgs. n. 33/2013) tutela e garantisce".
"Ma se così stanno le cose - conclude Pieri - ad aver diffamato le
istituzioni non sono stati i cittadini di San Concordio, quanto quegli
amministratori che, a fronte di un'opera costata milioni, non hanno mai
motivato in alcun modo sulla conformità urbanistica di questa, salvo poi
dare inizio, a distanza di più di un anno dai primi esposti del
Comitato, ma a poco più di tre mesi dal voto (circostanza che fa
riflettere), a una serie di iniziative giudiziarie tese, se non a
reprimere il dissenso, quantomeno a costringere tutti coloro che
avessero avuto il coraggio di pretendere chiarezza e trasparenza
dall'amministrazione a dotarsi di un Avvocato: un comportamento
decisamente inappropriato e che dimostra scarsa sensibilità rispetto a
quei valori e a quei doveri che avrebbero invece dovuto informare
l'azione amministrativa". "Peraltro l'infelice uscita del Sindaco
avrebbe anche uno sgradevole retrogusto castale, laddove fa riferimento
ai patimenti che le famiglie degli amministratori avrebbero subito
qualora questi fossero stati rinviati a processo: In Italia - evidenzia
Pieri - un qualsiasi imprenditore che mette un cartello pubblicitario
in un'area soggetta a vincolo finisce sotto processo penale; di preciso,
perché un Amministratore che si rifiuta di fare chiarezza su un
intervento costato milioni di euro da fondi statali dovrebbe avere un
trattamento di maggior favore?".
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