La Fenice e una battaglia che rischia di far perdere tutti
Alla Fenice ormai si respira più tensione che musica. Tra la nomina di Beatrice Venezi, la protesta dei lavoratori e le punzecchiature del sindaco Brugnaro, la situazione si sta trascinando in una spirale che alla lunga rischia di indebolire tutti: orchestra, direzione, istituzioni e perfino il pubblico.
Il sindaco continua a difendere la scelta della direttrice, ammettendo errori procedurali ma insistendo sul suo potenziale. I sindacati ribadiscono che la nomina è politica e chiedono di revocarla prima di sedersi a un nuovo tavolo. Nel mezzo, welfare sospeso, accuse incrociate e un clima sempre più pesante.
Il punto è che questa guerra, ormai diventata quasi personale, sta mettendo in ombra la vera protagonista: la Fenice. Un teatro che potrebbe brillare, attrarre giovani, valorizzare talenti e portare cultura internazionale rischia invece di apparire come un luogo paralizzato da scontri estenuanti e ripetitivi.
Il concerto di Capodanno si farà, sì, ma non basta a dissipare la sensazione che la magia della Fenice si stia consumando in discussioni infinite. Se non si abbassa la temperatura, se non si torna a parlare di musica invece che di procedura, qui non vince nessuno. E il teatro, quello vero, resta il primo a pagarne il prezzo.
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