Il punto sulla Manifattura
Prima di parlare di “misteriosi proprietari” e scandali epocali sarebbe utile distinguere fatti da interpretazioni, perché su questa storia della Manifattura ormai girano più leggende che informazioni. La porzione già venduta non è stata ceduta dall’amministrazione attuale. Quella scelta l’ha fatta la giunta precedente, con atti pubblici e firmati. Quindi chi oggi denuncia lo scandalo dovrebbe prima chiedere conto a chi quella decisione l’ha presa, non a chi se la ritrova sul tavolo da gestire. La variante urbanistica non significa assenza di controlli o un “liberi tutti”. Significa che cambia la procedura. Gli interventi dovranno comunque rispettare vincoli urbanistici, sovrintendenze, normative nazionali e iter autorizzativi. Non è che domattina spuntano cento appartamenti o un centro commerciale senza passare da nulla. Semmai la scelta è stata quella di semplificare tempi e procedure per evitare che la Manifattura resti l’ennesimo progetto eterno e incompiuto. Se poi qualcuno sostiene che i proprietari siano “misteriosi”, esiste un metodo semplice e legale per scoprirlo: accesso agli atti. Si può conoscere tutto — nomi, condizioni, prezzo, clausole. Se davvero manca trasparenza, si parte dai documenti, non dagli slogan. Il problema reale è che per anni la discussione sulla Manifattura è stata più politica che tecnica. Mentre si litigava tra “vendita sì/vendita no”, l’immobile peggiorava e la città perdeva tempo e opportunità. Da qui una domanda semplice: preferiamo un rudere abbandonato per altri dieci anni o un progetto concreto (più controllato, se necessario, ma realizzato)? Forse sarebbe ora di smettere di usare la Manifattura come clava politica e iniziare a trattarla per quello che è: un pezzo importante di Lucca che ha bisogno di decisioni, non di telenovela.
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