Orgoglio lucchese: Beatrice Venezi, la musica oltre le polemiche
La polemica attorno a Beatrice Venezi è l’ennesimo esempio di come, in Italia, il talento finisca troppo spesso al centro di tempeste costruite più per ideologia che per merito. La direttrice d’orchestra lucchese, nominata alla guida musicale della Fenice di Venezia, è diventata bersaglio di un malcontento che ha poco di artistico e molto di corporativo.
Dietro gli slogan di “democrazia musicale” e “voto degli orchestrali” si nasconde una verità che in pochi hanno il coraggio di dire: gli orchestrali italiani sono tra i lavoratori più tutelati del settore culturale europeo. Contratti a tempo indeterminato, tredicesima e quattordicesima, ferie pagate, permessi, coperture sanitarie, contributi garantiti, sindacati forti e stipendi che oscillano tra i 2.500 e i 4.000 euro netti al mese.
Un sistema che assicura stabilità e dignità — giustamente — ma che rischia di trasformarsi in una torre d’avorio, dove la sicurezza diventa pretesa e la disciplina un optional.
In altri Paesi, musicisti dello stesso livello vivono da freelance, senza ferie né tutele, spesso in competizione per ogni concerto. Qui da noi, invece, si arriva perfino a scioperare per contestare un direttore ancora prima di averci suonato insieme. È accaduto alla Fenice, dove alcuni professori d’orchestra hanno rifiutato perfino l’invito al dialogo del sindaco. Un gesto che dice tutto: non una mancanza di confronto, ma un rifiuto del confronto.
Beatrice Venezi non è un nome improvvisato. È una professionista con esperienza internazionale, applaudita in Europa e oltre, che ha saputo costruirsi una carriera solida partendo da Lucca, con talento, studio e determinazione. Le sue scelte possono piacere o meno, ma nessuno può negarle la competenza. E chi oggi la contesta, forse, teme proprio quella: una visione nuova, libera dai recinti di partito e dal comodo torpore delle abitudini.
Da Puccini in poi, Lucca ha sempre dato al mondo artisti capaci di rompere schemi. Venezi segue quella tradizione con la stessa forza gentile di chi crede nella musica come linguaggio universale, non come campo di battaglia.
Le polemiche finiranno presto, ma resterà l’immagine di una lucchese che non si piega al rumore di fondo. In un Paese dove la protezione spesso vale più della bravura, lei sceglie la via più difficile: quella del merito.
E questo, nel silenzio dopo l’ultimo accordo, suona come la nota più coraggiosa di tutte.
Andrea Lucca
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