Dalla catena alla libertà: la psichiatria tra passato e futuro

Alla fine del Settecento Philippe Pinel liberò i malati della Salpêtrière dalle catene, segnando l’inizio di una visione nuova: i “pazzi” non più criminali ma persone da curare. Due secoli dopo, Franco Basaglia compì un’altra rivoluzione: con la Legge 180 del 1978 abbatté i manicomi e riportò i malati psichiatrici nella società, restituendo diritti e dignità. Quel cammino, simbolizzato da Marco Cavallo che abbatté la cancellata dell’ospedale di Trieste, resta una delle grandi conquiste civili italiane. Tuttavia, la realtà di oggi mostra una psichiatria spesso in affanno: fondi ridotti, servizi disomogenei e famiglie lasciate sole. Il rischio è che tornino logiche di paura e controllo, alimentate da chi agita lo spettro della “pericolosità sociale”. Non è la legge a non funzionare, ma la sua applicazione parziale. La vera sfida è culturale e politica: investire in risorse, formazione e servizi di prossimità per non disperdere un’eredità che ha fatto scuola in Europa. Umani e diritti
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