Trump si sfila dal dossier Ucraina: “Non è più un mio problema”
Dopo mesi di dichiarazioni roboanti sulla sua capacità di porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina, Donald Trump sembra aver cambiato registro. L’ex presidente americano, che aveva più volte promesso di risolvere il conflitto “in 24 ore” grazie ai suoi rapporti con Mosca e Kiev, ora si defila e ridimensiona la questione: “Non è più un mio problema”.
Una svolta che suona come un passo indietro rispetto alla narrazione del leader repubblicano, il quale aveva fatto della propria presunta abilità diplomatica un’arma di campagna elettorale. La realtà dei fatti – il logoramento della guerra, l’assenza di margini reali di trattativa e la complessità dello scenario internazionale – sembra aver smontato l’illusione di un intervento risolutivo “a costo zero”.
Così, dopo l’iniziale protagonismo mediatico, resta la sensazione di un bluff: Trump ha usato il conflitto come palcoscenico politico, salvo poi allontanarsene quando è apparso chiaro che non poteva trarne un risultato immediato.
Per Kiev e Mosca non cambia nulla. Per l’opinione pubblica resta l’immagine di un leader che, dopo aver sbandierato soluzioni facili, si è tirato indietro nel momento in cui la complessità ha bussato alla porta.
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