La gentilezza che manca sui social
Nei social si parte spesso con un’idea: condividere un pensiero, un dubbio, un’emozione. Poi arriva il confronto, e il confronto è sano: ci aiuta a vedere prospettive che da soli non avremmo notato. Ma quante volte, invece di arricchirci, ci ritroviamo a scivolare in un muro contro muro?
Le discussioni online hanno una trappola: lo schermo toglie il volto dell’altro, e così sparisce la misura. Ci si aggrappa alla propria tesi come se fosse una bandiera da difendere fino all’ultimo, anche quando non c’è nulla da vincere, ma solo da capire. Da lì all’offesa il passo è breve.
Eppure basterebbe poco: un attimo di pausa prima di rispondere, chiedersi se davvero serve “aver ragione” o se non sia più prezioso mantenere un dialogo. La gentilezza non significa arrendersi o non avere opinioni forti: vuol dire ricordarsi che dietro un commento c’è una persona, non un bersaglio.
Forse il vero coraggio, oggi, non è gridare più forte, ma saper dire: “Ho capito il tuo punto, pur non condividendolo”. Una frase semplice, che lascia intatta la dignità di tutti e spegne la miccia del conflitto.
I social potrebbero essere piazze vive, non ring virtuali. Dipende da noi decidere se usarli per incontrarci o per ferirci.
Nonna Lola
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