POTERE AL POPOLO: PARDINI CAMBIA CASACCA MA LE PAGHE DA FAME DI LUCCA CREA RESTANO. URGENTE IL SALARIO MINIMO!
La notte del 26 giugno scorso i sostenitori di Pardini e Barsanti festeggiavano la vittoria delle elezioni, ottenuta col voto di appena un lucchese su cinque, e rivendicavano la “liberazione” di Lucca.
A distanza di due mesi e mezzo e pochi giorni dopo il 5 settembre, anniversario della Liberazione della città dall’occupazione nazifascista, viene spontaneo chiedersi da cosa ci siamo effettivamente liberati.
Sulle questioni Assi Viari ed ex Manifattura Tabacchi, temi centrali dell’ultima campagna elettorale, nulla di nuovo appare all’orizzonte, visto che il neo sindaco non ha ancora preso posizione in merito all’inutile e obsoleta “grande opera”, mentre per l’ex Manifattura Tabacchi, tra le tante possibili soluzioni, la giunta Pardini non vuole uscire dalle logiche di privatizzazione e cementificazione, insistendo sulla costruzione di nuovi parcheggi, come se fosse questa la principale necessità di un centro storico ormai morente.
Sempre in merito al centro storico, l’ordinanza anti-bivacchi, come abbiamo già avuto modo di denunciare, non ha fatto altro che confermare la linea dettata dai decreti Minniti e dal regolamento sulla polizia urbana del 2018, andando ad aggiungere ulteriori criticità, vista la forte discrezionalità nel giudicare e sanzionare i comportamenti non ammissibili.
L’ordinanza riflette la visione di una città vetrina che vuole nascondere la polvere sotto il tappeto e che punta tutto su alcuni “grandi eventi”, ma che da tempo tiene lontani i giovani e non è in grado di offrire spazi per attività culturali, musicali e ricreative, oltre che soluzioni adeguate all’emergenza abitativa.
A proposito di “grandi eventi”, il Lucca Comics&Games, a distanza di tre anni, è tornato di recente ad occupare le pagine della stampa locale per le operazioni di reclutamento di 600 addetti. Ebbene tre anni dopo, l’allora presidente della società partecipata Lucca Crea è diventato sindaco di una giunta di colore opposto, ma quel che rimane sono le paghe da fame dei lavoratori e delle lavoratrici del Lucca Comics&Games.
Una manifestazione da circa 20 milioni di euro di introiti, i cui “angeli custodi”, come furono definiti dal direttore generale di Lucca Crea Emanuele Vietina, sono costretti a lavorare con l’inquadramento contrattuale dei cosiddetti “felpati” e della vigilanza notturna non armata, ovvero con paghe orarie di 4,60 euro e 3,40 euro. Dunque, almeno dieci ore al giorno di lavoro per meno di cinque euro l’ora, con la grandissima novità dei cinque euro di buoni pasto al giorno ma ancora senza parcheggio pagato né servizi igienici dedicati.
Il fatto che le condizioni salariali siano rispondenti a quelle del livello F del contratto nazionale non deresponsabilizza Lucca Crea, bensì aumenta il numero dei complici: i sindacati firmatari del contratto stesso hanno consentito e favorito la pratica dei bandi a ribasso senza nessun tipo di paletto.
Ma anche l’amministrazione locale ha le sue responsabilità: è bene ricordare, infatti, che oltre al contratto nazionale esiste la contrattazione aziendale, che le organizzazioni sindacali delle categorie interessate potevano e possono aprire con il Comune di Lucca, prevedendo aumenti economici in grado di superare le ingiustizie del contratto nazionale.
Oggi come allora, questo livello di contrattazione non sembra essere contemplato, né dai sindacati concertativi né da coloro che il 26 giugno hanno festeggiato la “liberazione” della città, ma che evidentemente non sono interessati a liberare dalle paghe da fame i lucchesi coinvolti in questo “grande evento”.
Oggi come allora, non possiamo far altro che ribadire l’urgenza di una lotta seria per il salario minimo garantito di almeno 10€ l'ora e per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. E far sapere alle tante persone che parteciperanno a Lucca Comics&Games che entreranno in una città amministrata da neofascisti protagonisti di violenze e aggressioni e da un sindaco che, in continuità con l'amministrazione precedente, si rende complice dello sfruttamento di “angeli custodi”, il cui lavoro non viene minimamente riconosciuto dal punto di vista salariale, con l’autorizzazione di un contratto nazionale figlio di vent’anni di politiche liberiste e precarizzanti.
Lucca, 13 settembre 2022