Infermieri e medici: quanto guadagnano davvero e chi ha fatto saltare gli aumenti

Infermieri e medici: quanto guadagnano davvero e chi ha fatto saltare gli aumenti Infermieri e medici: quanto guadagnano davvero e chi ha fatto saltare gli aumenti Abbiamo deciso di fare i conti in tasca agli infermieri e ai medici perché la carenza di queste figure professionali, che sta mettendo sempre più a rischio la tenuta del Sistema sanitario nazionale, è legata al problema degli stipendi troppo bassi. Solo dentro agli ospedali pubblici oggi in Italia mancano 60 mila infermieri, e sarà difficili trovarli. I motivi sono almeno tre. Il primo: gli attuali 20 mila posti del corso triennale di laurea in Infermieristica sono il doppio rispetto a 24 anni fa, ma su 100 messi a bando alla fine si laureano in 70, sia perché non tutti i posti vengono coperti durante le iscrizioni, sia perché troppi studenti lasciano tra il primo e secondo anno (fonte: Angelo Mastrillo, docente di Organizzazione delle professioni sanitarie dell’Università di Bologna). Il secondo: a sostituire i 13 mila pensionamenti all’anno non bastano certo i 10 mila laureati del 2023 e i 12 mila del 2024. Le uscite, dunque, continuano a non essere coperte dagli ingressi, e se anche se nel prossimo triennio le cose dovessero andare meglio chissà quanti anni ci vorranno per bilanciare coprire i buchi di organico ereditati dal passato (fonte: Claudio Buongiorno Sottoriva, ricercatore del Cergas-Sda Bocconi). Terzo: il fenomeno delle dimissioni volontarie è inarrestabile. C’è infatti un’emorragia continua di professionisti che lasciano il Sistema sanitario nazionale, tant’è che fra il 2017 e il 2023 si contano 7.708 liberi professionisti in più, e solo nel 2023 almeno altri tremila sono scappati all’estero (fonte: Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche – Fnopi). La conclusione è che il Servizio sanitario nazionale è poco attrattivo perché a fronte di turni massacranti, rischio aggressioni, possibilità di carriera vicina allo zero la busta paga è misera. Il contratto degli infermieri, come quello dei medici e più in generale della Pubblica amministrazione, prevede un rinnovo ogni tre anni. I fondi li deve stanziare il governo che di solito lo fa con le leggi di Bilancio. La firma arriva dopo una contrattazione tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, che tratta per lo Stato. Vediamo come si è arrivati fin qui e cosa si prospetta in futuro. A partire dal luglio 2009 fino al maggio 2018 gli infermieri non vedono un euro in più in busta paga a causa del blocco dei contratti dalla Pubblica amministrazione. Uno stop introdotto nel 2010 dal governo Berlusconi per il risanamento dei conti pubblici, confermato in seguito dai premier Monti, Letta e Renzi, e dichiarato poi incostituzionale (qui). Il primo aumento di 81 euro lordi al mese arriva con il rinnovo del contratto 2016-2018 (qui). La trattativa per il triennio 2019-2021 viene conclusa il 2 novembre 2022 (qui). In busta paga entreranno 163 euro lordi al mese in più, che fanno arrivare gli infermieri alla retribuzione attuale di 27.476 euro lordi all’anno (su 13 mensilità) per un neoassunto. Vuol dire che netti al mese sono 1.694 euro, che diventano 1.939 dopo 30 anni di carriera. Intanto nel 2022, 2023 e 2024 si è accumulata un’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto del 17% e che pesa come un macigno su uno stipendio già di per sé basso. E arriviamo al rinnovo del contratto 2022-2024. Dopo 7 mesi di trattative poteva essere firmato il 15 gennaio 2025, ma è saltato per un minuscolo 0,39%. Il peso delle sigle sindacali contrarie è stato maggiore di quelle a favore: 47,05% contro 46,66%. Hanno detto no la Fg Cigl (che rappresenta il 21,60% dei lavoratori), la Uil Fpl (19,02%) e il Nursing up (6,43%); contro il sì di Cisl Fp (23,72%), Fials (12,13%) e Nursind (10,81%) (qui). Che cosa c’è sul tavolo economicamente lo ricostruiamo incrociando le tabelle messe a disposizione di Dataroom dall’Aran e dal Nursind, il più importante sindacato degli infermieri, poiché gli altri rappresentano complessivamente i lavoratori del comparto Sanità. In totale le risorse in gioco ammontano a 1 miliardo e 784 milioni. La Legge di bilancio 2024 (comma 27) ci mette 1,5 miliardi per aumentare lo stipendio-base di 135 euro lordi al mese (su 13 mensilità) e 7,3 euro di indennità infermieristica. La Legge di bilancio 2025 mette 35 milioni per aumentare l’indennità di altri 6,5 euro mensili (comma 352), più 31 euro al mese da altre piccole voci. Tirando le somme: un aumento di 180 euro lordi in più al mese, ossia 2.340 euro lordi all’anno.C’è poi un trattamento aggiuntivo per gli infermieri del Pronto Soccorso. Considerata la difficoltà di trovare professionisti disposti a lavorare in questi reparti, la Legge di bilancio 2023 (comma 526) mette un’indennità specifica di 140 milioni, e altri 35 la Legge di bilancio 2025 (comma 323). Queste somme tradotte nella busta paga prevedono 353 euro lordi al mese in più dal 1° giugno 2023, a cui se ne aggiungono 81 dal 1° gennaio 2024, e 108 dal 1° gennaio 2025. In sintesi: dal 1° gennaio 2025 per un infermiere di Pronto soccorso l’aumento complessivo arriva a 542 euro lordi al mese. Se i soldi a disposizione vengono divisi tra una platea più ampia, che tiene conto anche dei tecnici e degli amministrativi, queste cifre si riducono per tutti a 477 euro lordi al mese (-12%). Sul tavolo anche la detassazione del 5% per gli straordinari, che si traduce in un risparmio di 4,80 euro di tasse sui 17,62 presi per un’ora di straordinario diurno. Cosa comporta la mancata firma del rinnovo contrattuale 2022-2024? Che i soldi a disposizione non vengono portati a casa adesso. E in più non può partire la contrattazione per il rinnovo 2025-2027 per cui la Legge di bilancio 2025 ha già stanziato 1 miliardo e 904 milioni. Nel dettaglio: 1 miliardo e 484 milioni per lo stipendio-base (comma 128), ossia 150 euro lordi al mese dal 2027; a cui vanno ad aggiungersi 250 milioni per l’indennità di specificità infermieristica (comma 352) di 53 euro mensili lordi; e 35 milioni per l’indennità di Pronto soccorso (comma 323), cioè altri 60 euro lordi mensili a decorrere dal 2026. In totale per un infermiere si tratta di 203 euro lordi mensili in più, e 263 per chi lavora in Pronto Soccorso. Anche il rinnovo del contratto dei medici segue lo stesso schema: finanziamenti stanziati dalle Leggi di bilancio e contrattazione tra le sigle sindacali e l’Aran. Oggi un primario di area chirurgica con incarico da oltre venticinque anni percepisce 8.600 euro lordi al mese (per tredici mensilità), un medico con oltre quindici anni di anzianità riceve 6.665 euro lordi, tra i cinque e i 15 anni di servizio la remunerazione è di 6.305 euro lordi. Poiché le trattative di solito partono una volta concluse quelle degli infermieri, sarà dunque inevitabile uno slittamento in avanti. L’ultimo rinnovo i medici l’hanno firmato il 23 gennaio 2024 ed è relativo al 2019-2021 (qui e qui il Dataroom del novembre 2023). Cosa mettono sul tavolo le Leggi di bilancio per il contratto 2022-2024? La legge di bilancio 2024 (comma 27) prevede 956 milioni per l’aumento dello stipendio-base, che tradotti sono 438 euro lordi al mese. Mentre la Legge di bilancio 2025 stanzia 50 milioni per l’indennità di specificità medica (comma 350) pari a un aumento di 23 euro lordi al mese, e 75 milioni per l’indennità di Pronto soccorso (comma 323) pari ad altri 800 euro lordi al mese in più. Un altro miliardo e 261 milioni sono stati stanziati per il rinnovo del contratto 2025-2027. Saranno anche pochi soldi, ma adesso chissà quando saranno portati a casa. https://www.msn.com/it-it/salute/other/infermieri-e-medici-quanto-guadagnano-davvero-e-chi-ha-fatto-saltare-gli-aumenti/
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