Elezioni: come si muove l'estrema destra, da Di Stefano alla galassia No vax.

Mentre il presunto neofascismo di Giorgia Meloni, super favorita alle urne, spaventa il mondo (più che casa nostra, visto i sondaggi), per l’estrema destra italiana è un po’ l’anno zero, con il rimescolamento delle carte e l’occhieggiamento con la galassia dei no-vax, no-pass e affini. Cambiano sigle, alleanze, compagni di viaggio, ma l’armamentario ideologico è quello di sempre. Talvolta con l’avvicinamento all’ala intransigente del cattolicesimo. Il passaggio più fragoroso è stato compiuto da Simone Di Stefano, che già a febbraio scorso aveva lasciato CasaPound, di cui è stato uno dei leader storici. Dopo l’addio alle tartarughe frecciate ha fondato il movimento Exit «contro l’oppressione digitale, libertà di scelta per le vaccinazioni, libertà economica per l’Italia e gli italiani». Progetto nuovo, ma idee ancorate all’estrema destra, che hanno incrociato il cammino del Popolo della famiglia di Mario Adinolfi. Da qui il lancio di una lista unitaria alle elezioni del 25 settembre, ribattezzata Alternativa per l’Italia con la dicitura “no green pass” ben visibile, in alto, nel logo. Del resto il programma ha una base precisa: «Costruiamo un fronte comune contro l’ipotesi Draghi bis o nuovo governo tecnico. No al green pass, all’obbligo vaccinale e al politicamente corretto!», si legge sulla pagina Facebook. Elezioni: come si muove l'estrema destra, da Di Stefano a Castellino Come Di Stefano, anche Giuliano Castellino ha abbandonato la sua casa-madre, nella fattispecie Forza Nuova. Per anni è stato il punto di riferimento romano del partito fino alle violenze del 9 ottobre scorso contro la sede della Cgil della Capitale (giorno definito da Castellino una «Pentecoste di libertà») che lo hanno portato all’arresto insieme con Roberto Fiore. Dopo la recente scarcerazione, Castellino ha annunciato un cambio di passo, sicuramente non in ottica moderata. Anzi. Il nuovo faro culturale è l’appello lanciato nel 2021 da Monsignor Carlo Maria Viganò, teorico di una Chiesa molto conservatrice in contrasto con la linea di Papa Francesco. Le parole d’ordine sono il «no alla tecnocrazia, al globalismo» con l’obiettivo di «essere centrali al dibattito odierno». Parlando del suo nuovo corso, Castellino (con lui anche l’avvocato Carlo Taormina) ha spiegato: «Non vogliamo più stare all’angolo, ma al centro, in un fronte cristiano, popolare, plurale, anti ideologico, che stia fuori dagli schemi del Novecento». Si vedrà quale sarà la declinazione politica di questa iniziativa, che sembra voler aggirare la definizione del neofascismo, restando ancorato a quei principi. Chi invece non si è ancora spostato di un millimetro è Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, partito fortemente indebolito dopo gli arresti scaturiti dalle già menzionate azioni violente dello scorso ottobre, culminate con l’assalto alla sede della Cgil. Il partito ha ancora il sito sotto sequestro, dopo la decisione della magistratura, ma formalmente non è stato mai sciolto. Pochi giorni dopo la sua liberazione, Fiore è stato accolto dai militanti abruzzesi di Fn che lo hanno invitato a cena. La struttura, insomma, è ancora in piedi. Del resto la cosa non sorprende: a Verona, Luca Castellini, altro big forzanovista, si era speso nella campagna elettorale al fianco dell’ex leghista Alberto Zelger, che ha corso alle Comunali puntando sul supporto dei no-vax. Ancora una volta è emersa la saldatura tra i mondi dei no-vax, dei no-pass con l’estrema destra. CasaPound fuori dai giochi (per ora) Anche CasaPound continua a muoversi a 360 gradi, confermando però di non voler prendere parte a competizioni elettorali. La svolta è maturata nel 2019 dietro la spinta del presidente, Gianluca Iannone, che ha preso atto dei risultati deludenti. Le elezioni Europee del 2019 sono state l’ultimo atto con le “tartarughe” arenate allo 0,3 per cento. Tuttavia, Cpi continua a muoversi tra le pieghe della destra, con sponde in quella parlamentare. È storia recente, infatti, il supporto di Fabio Barsanti, ex leader locale dell’organizzazione, al candidato di centrodestra alle Comunali di Lucca, Mario Pardini, vincitore al ballottaggio. Un movimento prima di tutto culturale, dunque, che spinge sulla propaganda attraverso il proprio organo di informazione, il Primato nazionale, diretto dal giornalista Adriano Scianca. Di recente Luca Marsella, esponente di spicco di Cpi, ha ritwittato una riflessione di Valerio Benedetti, caporedattore del giornale: «C’è qualcosa di peggio della sinistra che, a ogni elezione, agita lo spauracchio dell’emergenza fascismo? Sì, è la destra che si cosparge il capo di cenere e si scusa ancora prima che qualcuno glielo abbia chiesto». Nessun riconoscimento dell’antifascismo, insomma. Chi vuole il supporto di CasaPound alle prossime elezioni è avvisato. La rete di Lealtà e azione Stessa lunghezza d’onda per Lealtà e azione, che attraverso l’iniziativa ribattezzata FederAzione mette insieme varie sigle dell’estrema destra italiana locale, come Fortezza, identità e tradizione di Forlì e il progetto Enclave di Bari. Uno dei rappresentanti, Omar Lamparelli, è stato candidato in una lista civica a Lodi, la sua città, dopo l’allontanamento da Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni lo aveva nominato segretario cittadino, premiando la sua lunga militanza, salvo poi fargli presente l’incompatibilità con l’iscrizione in Lealtà e azione e il ruolo ricoperto in Fdi. Una decisione maturata, guarda caso, dopo che la notizia era circolata sulla stampa. https://www.tag43.it/
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