Altopascio,
6 agosto 2021 - A Badia Pozzeveri è di nuovo tempo di scavi
archeologici. Si tratta di uno dei siti archeologici dedicati alle
sepolture più interessanti e importanti d’italia: situato proprio
ai piedi dell’antica Abbazia camaldolese della frazione di Altopascio,
lo scavo, svolto su concessione ministeriale e organizzato dal Comune di
Altopascio e dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa
sotto la direzione scientifica del dottor Antonio Fornaciari, è tornato a
ospitare gli studenti del master in antropologia scheletrica, forense e
paleopatologia, promosso dall’Università di Pisa, che coinvolge anche
studenti di Milano e Bologna.
Una squadra di 14 persone lavorerà
fino al 12 agosto e si concentrerà sull’area cimiteriale dell’Abbazia,
databile XII-XIII secolo.
“Negli anni passati- spiega il dottor Antonio Fornaciari -
siamo scesi ancora più in profondità e abbiamo trovato le sepolture
dell’XI secolo, precedenti quindi all’Abbazia stessa, probabilmente
risalenti all’insediamento di età romanica. Quest’anno proseguiamo con
le sepolture del dodicesimo e tredicesimo secolo: è molto interessante
vedere come cambia la conformazione ossea e scheletrica dei resti
ritrovati, come si abbassano le altezze, come cambia l’alimentazione.
Questo scavo è un libro aperto su secoli antichi e passati, che
raccontano molto delle vicende, dei pellegrini e della popolazione che
viveva e si muoveva qui in quei tempi”.
“Questo scavo- commenta l’assessore Alessio Minicozzi
- rappresenta un patrimonio unico. La nostra volontà è di valorizzare
quest’area in modo permanente. Lo abbiamo fatto organizzando qui
iniziative e visite guidate, vogliamo farlo ancora dando a tutti la
possibilità di scoprire cosa è stato ritrovato negli anni grazie allo
scavo e cosa rappresentava nel passato questa area”.
IL SITO ARCHEOLOGICO.
Il sito archeologico ha rivelato negli anni una storia molto complessa:
alle tracce di un villaggio altomedievale si succedono nell’XI secolo i
resti di un complesso religioso incentrato su una canonica che si
trasforma agli inizi del 1100 in una grande abbazia camaldolese. Grazie
alla continuità dell’uso cimiteriale dell’area circostante la chiesa di
San Pietro, è stato possibile acquisire un campione scheletrico
notevolissimo, che senza soluzione di continuità spazia dall’XI al XIX
secolo, un caso più unico che raro a livello europeo.