Progetto di lunga data
I lucchesi hanno un difetto enorme, ovvero non conoscere la storia. Non solo non conoscono quella degli altri, ma non conoscono neanche la loro. Lucca ha vissuto due annessioni alla Toscana. La prima, storica, avvenne "de jure" nel settembre del 1847, ma "de facto" nel 1849, quando il Granduca era ritornato sul trono. In quella prima annessione si tolse a Lucca ogni autonomia culturale, cosa che è alla base di qualsiasi assimilazione e privazione di identità di una popolazione annessa. Non si ebbe però il coraggio di privare Lucca di qualsiasi ruolo amministrativo, per cui rimasero alcune funzioni importanti. Poi, dieci anni dopo, il Granducato crollò come un castello di carte e divenimmo italiani. Il peso specifico di Lucca in Italia poteva essere non mediocre, in quanto nel 1861 il comune di Lucca era il diciassettesimo d'Italia per popolazione residente, ma proprio la distruzione delle istituzioni culturali, atto decisivo prodotto dal Granducato condannava Lucca, senza speranza ad un lento, inesorabile declino. La distruzione dell'Università lucchese, operata dai toscani nel 1849, è alla base dell'aver perso il policlinico e con esso l'alta qualità sanitaria. Durante centodieci anni di unità italiana, dal 1861 al 1971, Lucca divenne una città di provincia con un ruolo marginale. L'assetto pre regionalista però lasciava degli spazi di manovra ai sistemi locali. Questi spazi di manovra, che Lucca utilizzò più o meno bene e a volte anche male, permettevano il mantenimento del sistema sanitario diffuso degli anni settanta e ottanta del secolo scorso. La creazione delle regioni nel 1970, frutto avvelenato del centro sinistra, comportò però l'avvio della seconda annessione toscana. Tale seconda annessione è stata e sarà anche più pesante della prima. Le regioni infatti hanno un potere sui sistemi locali assai più forte di quello che aveva il Granducato dei Lorena. Il progetto della regione toscana (minuscole volute) prevedeva la liquidazione di Lucca quale realtà amministrativa, culturale e di governo locale. Tale liquidazione è stata condotta con freddezza ed agevolata dall'insipienza delle classi dirigenti lucchesi, che, specie dopo il collasso dei partiti dei primi anni novanta, hanno gestito il progetto regionale tra le illusioni di mantenere qualche autonomia piegandosi, ma non spezzandosi di una minoranza avveduta, ma illusa e l'ignoranza assoluta della maggioranza. A questo punto, con freddezza e cattiveria tipicamente toscane, il progetto regionale è quasi compiuto e non solo in campo sanitario, come vediamo per GEAL e vedremo poi per Gesam e Sistema Ambiente. Giani non "snobba" un bel nulla, bensì porta a compimento quanto deciso a tavolino nel lontano 1970. In tutto questo, tragicomico è l'atteggiamento del lucchese medio, convinto di essere un buon toscano, ma che in verità nulla sa della cultura toscana, del modo toscano di concepire il rapporto tra centro e periferia, del modo toscano in cui si procede nell'amministrare. Insomma i lucchesi la prendono in quel posto dai toscani e sono perfino convinti di essere toscani essi stessi. Inutile, a Pisa e a Firenze hanno fatto un capolavoro e forse non speravano che l'operazione riuscisse così bene!
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