In una doppia pagina del quotidiano uscito il 28 giugno scorso, un articolo a firma di Salvatore
Cannavò (già vicedirettore de Il Fatto , trozkista doc, ex Sinistra Critica iscritto al PRC
bertinottiano proveniente dalla “Quarta internazionale” e del cui quotidiano “Liberazione” è stato
anche vicedirettore) conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – la linea di pieno appoggio de Il
Fatto di Marco Travaglio a Putin.
L'articolo in questione, corredato da foto di Putin e XI in doppio petto (quella di Putin copre mezza
pagina), ha come titolo “Espansionismo russo. Altro che Putin isolato”, e vuole essere un “dossier”
che mostra ai lettori “la tela” che lo Zar è riuscito abilmente e tessere a livello internazionale.
Nel pezzo si parla di un Putin “ampiamente sottovalutato a ovest” e si declinano uno per uno i
maggiori movimenti della Russia sullo scacchiere internazionale. C'è spazio per un dettagliato
commento alle relazioni sempre più solide in Africa, in Medioriente ed in America Latina, “in
sintonia con la concezione Eurasiatista cara agli ideologhi di Putin”, scrive l'autore.
Cannavò sottolinea l'accordo con la Corea del Nord di “assistenza reciproca” e di “cooperazione
tecnico-militare”, così come il rinverdimento delle attività minerarie - ma soprattutto di difesa – a
Yakutsk, dando merito al nuovo Zar del Cremlino di tornare a interessarsi dell'area siberiana dove
non si recava dal 2014. Allo stesso tempo l'autore sottolinea i muscoli che la Russia mostra nei
Caraibi come l'esercitazione militare di fronte alle coste nordamericane con quattro imbarcazioni
della flotta settentrionale russa, con scalo a Cuba e successivamente in Venezuela, che evidenziano
una presenza attiva e spavalda anche in quell'area.
Un “punto a favore del despota russo”, sarebbe anche la promessa raggiunta da Putin nel suo
viaggio asiatico con il Vietnam, di un accordo sulla sicurezza, evidente segnale di avvicinamento
proprio perché finora il presidente vietnamita ha mantenuto l'astensione alle Nazioni Unite sulla
guerra in Ucraina, mantenendo una sostanziale equidistanza.
Ma il ruolo espansionistico sempre più ampio e autorevole della Russia viene esaltato anche dalla
presenza militare in Libia e nei Paesi come Niger, Burkina Faso, Mali, Repubblica Centrafricana o
Ciad dove Mosca beneficierebbe di materie prime, mentre “potrebbe” dare in cambio “forniture
militari in sostegno ai progetti di espansione e di difesa” di questi Paesi.
Infine, la chiusura sull'interessata prudenza di Putin sulla Palestina, definita “la madre di tutte le
questioni”, chiude il quadro disegnato attorno a quello che dalle righe non può che apparire un
leader abile, intelligente ed in continua ascesa.
Dalle colonne de Il Fatto , che peraltro riportano fatti reali di un imperialismo evidente, invece che
un quadro di allarme e preoccupazione per uno scacchiere internazionale nel quale si moltiplicano
le ingerenze e la colonizzazione economica e militare di superpotenze nei confronti di Stati sovrani,
emerge un Putin stratega di spessore, il solo capace di contrastare il Patto Atlantico con efficacia ed
autorevolezza.
Nell'articolo infatti non c'è traccia di alcuna critica al nuovo Zar, fatta eccezione per la parola
“despota” riportata in precedenza in una citazione, che possa evidenziare quanto sia minaccioso per
i popoli di tutto il mondo il suo disegno neozarista, anche in un'ottica di pericolo di terza guerra
mondiale. Il Fatto gli fa solo pubblicità, e probabilmente nemmeno gratuita.
Nel passaggio sull'Africa, Cannavò e con lui Travaglio che ne è il direttore, tacciono sul ruolo di
finanziatrice di denari ed armi che la Russia ha avuto già nei vari colpi di stato che si sono verificati
in quei Paesi, dei quali ricordiamo evidenti immagini di uomini e bambini armati mentre
sventolavano il tricolore zarista. La stessa strategia con la quale gli USA hanno soggiogato
l'America de Sud; nell'articolo sembra invece che la Russia oggi sia semplicemente di supporto a
popoli che si sono liberati da soli dal tallone di ferro della Nato.
In ogni caso questa sviolinata a Putin sul quotidiano di Travaglio era ben evidente anche dal
sottotitolo dell'articolo nel quale si legge “L'alternativa alla Nato nasce da nuove relazioni degli ex
sovietici con il Sud Globale e con giganti come India, Brasile e Sudafrica”.
Ecco che chiamando direttamente in causa il blocco imperialista dei Brics, Il Fatto lo indica come
reale e affidabile alternativa alla Nato, appoggiando a tutto tondo non solo Putin ma l'imperialismo
dell'Est nella sua totalità che per le masse popolari di tutto il mondo non è assolutamente meno
pericoloso di quello dell'Ovest.
Ai popoli dei vari Paesi, che il mondo sia sotto l'egemonia Usa o del blocco Cina-Russia, non
cambia nulla, essi devono combattere entrambi i poli imperialisti se vogliono essere liberi e padroni
del proprio destino, e non carne da cannone e strumento per arricchire i capitalisti, gli imperialisti e
la borghesia.
Questo articolo, l'ultimo della serie che ha per oggetto l'esaltazione militare e politica di Putin è
l'ennesima prova che è corretta la posizione del PMLI rilanciata anche dal segretario generale,
compagno Giovanni Scuderi alla settima sessione plenaria del quindo comitato centrale: “Di fronte
al pericolo della guerra imperialista mondiale è quanto mai importante convincere il proletariato, i
giovani e l'intero popolo italiano a non schierarsi con nessuno dei due poli imperialisti. Impresa
difficile, soprattutto per la martellante propaganda dei falsi pacifisti, alcuni vestiti da comunisti, a
favore di Putin e della Russia, che dispongono di grandi risorse, presumibilmente provenienti dalla
Russia e dalla Cina, e persino di due quotidiani: “Il Fatto” di Marco Travaglio e de “il manifesto”
trotzkista di Andrea Fabozzi e di Luciana Castellina.”
10 luglio 2024
(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 28/2024 e pubblicato sul sito www.pml,it
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