Trionfo in Argentina per Beatrice Venezi al Teatro Colón

di ALDO BELLI – Giovane, donna, italiana, sul podio del Teatro Colón tempio mondiale della lirica per celebrare Puccini e l’Italia. La giovane direttore d’orchestra lucchese è appena rientrata dal lungo tour in Argentina che l’ha incoronata sul podio del Teatro Colón di Buenos Aires. Fu un italiano ad inaugurare il Teatro Colón nel 1908: Luigi Mancinelli con Aida. Italiano era l’architetto Francesco Tamburini al quale venne affidato il progetto iniziale, dopo la sua morte nel 1891 subentrò un altro italiano, Vittorio Meano. ?Il marmo dello scalone d’ingresso del maestoso teatro proviene da Carrara, è fiancheggiato da due teste di leone scolpite in pezzi unici lavorate con pietra gialla e rosa proveniente da Siena. Arturo Toscanini diresse a Buenos Aires nel 1912 e poi di nuovo nel 1941, più tardi la platea plaudirà al genio italiano con la direzione di Riccardo Muti. Enrico Caruso e Maria Callas. Il primo giugno 1905 Giacomo Puccini saliva a Genova sul transatlantico Savoia destinazione Buenos Aires. Le relazioni liriche tra l’Italia e il paese latinoamericano hanno radici profonde. Era naturale che l’Argentina celebrasse in grande stile il Centenario della morte di Puccini. Una grande opera (Turandot nella versione originale di Roberto Oswald, regia di Aníbal Lápiz), una donna sul podio, giovane, e conterranea del Maestro. Che l’evento sia stato realizzato dal Teatro Colón in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires nell’ambito del ciclo “Divina Italia”, ad oltre 11.000 chilometri di distanza dal luogo dove i resti mortali del grande compositore riposano, essendo a fine maggio non è una consolazione per la cultura italiana: nel senso che lo Stato Italiano ha istituito il 22 agosto 2022 il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Puccini assegnando un portafoglio di 9,5 milioni di euro, e solo la disinvoltura nella spesa del denaro pubblico e il provincialismo dei nani che ci governano ha ignorato che il nome di Puccini meritava l’organizzazione di programma internazionale. A dare risalto all’evento è stata l’informazione argentina. Il titolo “Vuelve Turandot, con una mujer que por primer vez dirigirá en el Teatro Colón” del Clarin, il maggiore quotidiano nazionale, ha sottolineato la presenza di una donna sul podio insieme all’importanza dell’allestimento. I precedenti femminili, al Cerrito 628 nel quartiere di San Nicolás dove si affaccia il Colón, si contano sulle dita di una mano. Il ricordo più lontano risale a Victorina Duran, che del teatro fu direttore artistico, esiliata dopo la Guerra Civile Spagnola nel 1937. Ironia della storia. Sia pure molto diverse, Victorina Duran e Beatrice Venezi hanno in comune il temperamento. Victorina viene ricordata come una donna moderna, libera e coraggiosa, non nascose mai il suo lesbismo, siamo negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, fu protagonista del femminismo spagnolo, ed ebbe una folgorante carriera. Anche Beatrice Venezi è una donna libera e coraggiosa che non nasconde le proprie idee in fatto di morale, cultura, politica, e musica, pur sapendo che non piacciono agli opinion leader del giornalismo italiano mescolati di leninismo e ginecofobia: due malattie, l’intolleranza e l’antipatia veemente nei confronti della donna, che ignorano le distinzioni di genere. Victorina Duran conquistò il successo grazie alla propria determinazione, sconfinando tra la musica e l’arte. Sebbene questo non diminuisca i suoi meriti, aveva però una storia alle spalle: era figlia di una famosa ballerina e nipote di Encarnación Fernández, membro del corpo coreografico del Teatro Principal di Valencia, il padre era un soldato e membro del Teatro Real. Beatrice Venezi, invece, è artisticamente figlia di nessuno, ciò che è lo deve solo a se stessa, senza niente togliere al conforto degli affetti familiari. Negli Stati Uniti d’America (e non solo), l’essersi fatta da sola sarebbe stata considerata una medaglia: un esempio morale. In Italia no, gli italiani amano i santi in paradiso, quelli che sono lì perché ce li ha messi qualcuno: anche questo è un esempio, ma immorale. ProOpera, 27 maggio 2024. “Gli artisti saranno diversi rispetto alla serata della ‘prima’ dello scorso 17 maggio. Nello spettacolo che stiamo recensendo adesso, a dirigere l’orchestra sarà Beatrice Venezi, giovane italiana nata a Lucca, città natale di Puccini, già conosciuta in Argentina per i concerti dell’aprile 2019 a Córdoba e del novembre 2021 al Teatro Coliseo di Buenos Aires, ma debuttante al Teatro Colón. La sua versione è stata più raffinata, con contenimento dei piani sonori e adeguato equilibrio tra palco e fossa. Ecco perché i momenti di grandezza non smettevano di risaltare. I suoi tempi erano agili, lasciava cantare i solisti e cercava di esaltare l’orchestrazione senza esuberanza. La risposta dell’orchestra è stata molto buona”. L’autore della recensione è Gustavo Gabriel Otero: professore di scienze sociali, avvocato e giornalista specializzato nel teatro d’opera, autore di libri e ideatore del programma radiofonico Gazeta lyrica, collabora con Pro Ópera, MundoClasico.com, Perfil, Cantabile e Revista Teatro Colón. E Gustavo Gabriel Otero, nel settore, è considerato un soggetto difficile da accontentare. A Buenos Aires, insomma, la Venezi ha fatto la sua bella figura. Quanto bastava perché le penne di regime in Italia rimanessero senza inchiostro al veleno scansando la notizia. Aldo Belli - direttore di Toscana Today https://www.toscanatoday.it/trionfo-in-argentina-per-beatrice-venezi-al-teatro-colon/
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