Un fumetto revisionista all'Agorà

In mostra All'Agorà il fumetto revisionista su Norma Cossetto, pubblicato da una casa editrice dell'estrema destra. La Giunta Pardini/Barsanti, oltre a dedicare un parco alla militante dei gruppi fascisti universitari, ha messo in mostra all'Agorà le tavole di "Foiba Rossa - Norma Cossetto, storia di un'Italiana". Si tratta di un fumetto pubblicato da Ferrogallico/aka Signs Publishing, una casa editrice di fumetti vicinissima all’estrema destra, nel cui consiglio d’amministrazione siedono, tra gli altri, il cantautore fascista Federico Goglio, nome d’arte Skoll, e i dirigenti di Forza Nuova Alfredo Durantini (segretario provinciale a Milano) e Marco Carucci (responsabile della comunicazione, noto alle cronache per aver annunciato un rogo di libri "inneggianti all’omosessualità"). Ferrogallico è anche unita da un «accordo di collaborazione» a un’altra casa editrice, Altaforte, che è espressione di Casapound e in particolare del suo esponente Francesco Polacchi, titolare anche del marchio d’abbigliamento Pivert. Nel negozio Pivert di Lucca, fino al 2022, hanno lavorato Fabio Barsanti e Lorenzo Del Barga Autori del fumetto sono Beniamino Del Vecchio ed Emanuele Merlino, figlio di Mario Merlino, nome notissimo del neofascismo italiano. Foiba Rossa è un libro revisionista, che ha scarsissima aderenza storica: dal passato mitico puramente italico dell’Istria, con la presenza slava - pur millenaria - completamente rimossa, o la riproduzione di una falsa ordinanza di pulizia etnica anti-italiana firmata dall’imperatore austriaco Francesco Giuseppe. Nelle strisce, il buon patriarca italico di casa Cossetto, Giuseppe, esibisce la camicia nera in scene di altruismo e magnanimità e tutti i saluti fra i popolani assomigliano decisamente a saluti romani, persino le risposte all’appello dei bambini a scuola. Sembra quindi ovvio che, arrivati alla guerra, quando Tito ordina di cacciare i fascisti un suo compagno risponda perplesso "Ma anche in Istria? Li sono quasi tutti italiani", a completa sovrapposizione delle due categorie (p. 47). Così si arriva a un falso ordine di Tito, simile a quello di Francesco Giuseppe, che avrebbe imposto di cacciare gli italiani dall’Istria (p. 48). Per non parlare del valzer delle cifre degli infoibati: nel volume prima vengono quantificati in 10.000 (p.60), poi in 8.000 (p. 66) e infine da 5.000 a 12.000 (p. 71). Questa è l'egemonia culturale che l'estrema destra vorrebbe instaurare a Lucca.
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