UNA RISPOSTA UCRAINA A CHI SPERA IN UNA 'PACE' CON PUTIN IN CAMBIO DI TERRITORI

Tratto da: https://www.linkiesta.it/2022/05/kiev-independent-new-york-times/



Che l’Ucraina vinca la guerra contro la Russia non è «irrealistico», e nemmeno «probabile». È «l’unica opzione». Sul tema non ci può essere discussione, «se vogliamo che il mondo torni a essere come lo conosciamo». È, in sostanza, la risposta del giornale ucraino Kiev Independent all’editoriale del New York Times pubblicato il 19 maggio, con il titolo “The War in Ukraine Is Getting Complicated, and America Isn’t Ready”, che ha causato una forte reazione nel Paese, anche perché il giornale americano si era distinto, fino a quel momento, per l’ottima copertura del conflitto.


Nell’articolo si avanzava un certo scetticismo sulle possibilità reali di vittoria dell’Ucraina. La Russia, si diceva, è troppo forte e, insomma, sarebbe meglio che Kiev cominciasse a pensare a un compromesso cedendo qualche territorio. Allo stesso tempo l’America dovrebbe smettere di «provocare» la Russia.


Parole e concetti inaccettabili, per varie ragioni, ma soprattutto perché – ricorda il Kiev Independent – «la fiducia dell’Ucraina nella vittoria non si basa su un’eccessiva considerazione di sé. Si basa sulla necessità». Quello che l’articolo del New York Times vuole far passare come un ragionamento pragmatico e realista ha un nome preciso: «appeasement». E sarebbe grave scambiare i propri valori fondativi per qualche comfort di ogni giorno.


La situazione, spiega il giornale ucraino, è del tutto diversa. Vincere contro la Russia è l’unica strada percorribile. L’aiuto economico e finanziario dell’occidente è l’unico modo per ottenere pace e sicurezza nel continente europeo. Qualsiasi concessione a Mosca «porterà prima o poi a un’altra guerra», mentre i cittadini ucraini nelle regioni occupate saranno «torturati, violentati o uccisi». E questo il New York Times lo sa bene, perché lo racconta ogni giorno.


Cercare il compromesso, insomma, è un errore. Rivela miopia politica e «renderà le cose peggiori, come abbiamo già visto in passato». Il riferimento alla Crimea, la cui occupazione (e la risposta tiepida a livello internazionale) «ha incoraggiato Mosca a tentare di prendersi anche il Donbass» è puntuale.


Del resto, in tanti hanno sottolineato l’errore di calcolo di Putin dello scorso febbraio, cioè la convinzione che, anche questa volta, l’Occidente sarebbe rimasto a guardare. Non è andata così e non si capisce perché si dovrebbe cominciare a farlo adesso, dandogli ragione.


Le conseguenze di una vittoria – anche morale – della Russia sarebbero devastanti. «Permettere a una dittatura fascista e affamata di potere di prevalere», spiega, «incoraggerebbe altre dittature a fare lo stesso». Dopo l’Ucraina, insomma, toccherebbe a Taiwan. Agire in questo modo «significa voltare gli occhi dall’altra parte, di fronte ai genocidi» di Russia e Cina.


Anche il calcolo delle forze in campo, sostiene il Kiev Independent, è sbagliato. La Russia non è una «superpotenza militare» e pensarlo significa soltanto ripetere la loro stessa propaganda. Sul campo hanno perso decine di migliaia di uomini e di mezzi. Ha già dovuto abbandonare il 40[[[]]%[]] dei territori presi a inizio febbraio, e retrocede ancora. «L’esercito russo», anche a causa della corruzione, «è debole. La sua struttura di comando è pessima e può benissimo perdere la guerra contro un’Ucraina molto più motivata». Perché in gioco ci sono case, famiglie e tutto un Paese che vuole sopravvivere.


La cosa peggiore dell’editoriale del New York Times, scrivono, è un’altra: «La completa incapacità di capire l’Ucraina e gli ucraini». Una cosa che era già avvenuta a febbraio, al momento dell’attacco, quando i russi pensavano che gli ucraini si sarebbero arresi. Questi mesi di resistenza dovrebbero aver mostrato, piuttosto, di che pasta siano fatti davvero. «La società ucraina non accetterà nessuna concessione. Chi non capisce questo fatto non capisce l’Ucraina» e, aggiungono, «non dovrebbe pubblicare le sue riflessioni infondate su uno dei giornali più importanti del mondo».


Del resto nemmeno il presidente Zelensky, nonostante sia al picco della sua popolarità, riuscirebbe a convincere il Paese ad arrendersi o a fare concessioni. «Dopo aver visto le atrocità commesse dai soldati russi a Bucha, a Borodyanka, a Mariupol, il popolo ucraino che questa è una guerra per la sopravvivenza contro un regime fascista che nega a noi ucraini il diritto di esistere. Per migliaia di ucraini le concessioni si tradurrebbero in una rapida condanna a morte».


Per tutte queste ragioni, l’Ucraina vincerà. E il fatto che ciò avvenga prima, e non dopo, dipende solo dall’impegno del mondo democratico. «L’Ucraina sta combattendo questa guerra in nome del mondo libero», conclude l’editoriale, «per assicurarsi che rimanga tale. Il mondo libero potrebbe almeno provare a uguagliare il nostro coraggio».

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