Quanto ci costerà difenderci da Putin, e da soli?

Corriere.it - di Federico Rampini  26 maggio 2024


Costruire un sistema comune di difesa europea, nella prospettiva di un disimpegno degli Stati Uniti dalla Nato,  è un compito formidabile: ecco quanto tempo ci vorrebbe e quanti soldi bisognerebbe utilizzare.


Poiché in questi giorni sono in giro tra Bruxelles e l’Italia, mi capita di seguire frammenti di campagna elettorale. Visto che si tratta di eleggere il Parlamento europeo, continuo a essere colpito dalla scarsa attenzione dedicata ai temi della difesa. Va bene parlare di redditometro – la lotta all’evasione è essenziale per reperire nuove risorse, anche da destinare alla sicurezza – però un po’ di attenzione al tema della difesa comune europea non guasterebbe. 


Putin rischia di vincere la guerra, e non si fermerà all’Ucraina. Quanto costerebbe all’Europa difendersi da sola, nella prospettiva di un disimpegno americano? La risposta la estraggo da una pregevole analisi di Jan Techau per il centro studi Eurasia Group, che qui riassumo per voi.


Techau parte dallo stato del dibattito fra quei pochi europei che di queste cose si occupano seriamente. Che fare nell’ipotesi di una vittoria di Donald Trump, sia che egli realizzi la minaccia di un ritiro degli Stati Uniti dalla Nato, sia che si limiti a una riduzione dell’impegno americano nella difesa del Vecchio continente? Techau cita la risposta di un alto ufficiale tedesco: «Noi dobbiamo tenere la Nato aperta, in modo che gli americani vi possano rientrare in qualsiasi momento. Quello che dobbiamo evitare ad ogni costo è una rottura completa del coinvolgimento americano, anche nella peggiore delle ipotesi». 


Mantenere la struttura organizzativa della Nato appare realistico, ma non basta. Tantomeno basta sperare che Trump non sia rieletto, o che scompaiano miracolosamente le robuste correnti isolazioniste presenti sia nella destra che nella sinistra americana. 


Costruire un’alternativa credibile rispetto alla situazione attuale, in cui l’Europa si affida quasi completamente alle capacità militari Usa, è «un compito formidabile». 


«Ci vorranno dai 10 ai 15 anni di tempo, perché i membri europei della Nato possano costruire una forza convenzionale (cioè non nucleare) in grado di sostituire quella americana», secondo un altro generale tedesco. La stessa fonte sottolinea che 30 anni di sottodimensionamento delle forze armate europee hanno creato un vuoto di capacità drammatico. «Anche se non vogliamo arrivare a poter sostituire completamente gli americani, il compito che abbiamo di fronte è immenso».


L'Europa «manca di muscoli in quasi tutte le categorie di armamenti che contano». Le debolezze più gravi riguardano intelligence, capacità di ricognizione e di vigilanza, tutte le tecnologie che danno una superiorità d’informazione sull’avversario. Gli europei non hanno sistemi informatici adeguati per raccogliere, elaborare, configurare quei dati di cui hanno bisogno i leader politici e militari per prendere decisioni e comandare le loro forze sul terreno in tempo reale. L’Europa ha deficit spaventosi anche nelle capacità di trasporto delle truppe, nel rifornimento di carburante in volo per i propri aerei, nelle difese dei cieli. Questo vuoto giustifica la stima dei 10-15 anni necessari. E i costi? 


Quello che viene chiamato «New Force Model» per difendere l’Europa – e di cui si cominciò a parlare fin dal 2014 quando Putin attaccò la prima volta l’Ucraina per annettersi la Crimea – prevede 800.000 soldati in tre stadi di disponibilità e preparazione; molti di questi militari dovrebbero essere in grado di spostarsi velocemente sul confine orientale. Arriva il conto: «Mentre i politici degli Stati membri continuano a discutere l’obiettivo di destinare alla difesa il 2% del Pil, chi fa pianificazione militare ammette che perfino la semplice realizzazione di piani già esistenti costerà come minimo il 3% del Pil».  


Ma se invece gli europei fossero obbligati a sostituire le risorse americane, «il prezzo salirebbe più vicino al 5%». È un livello, peraltro, che Techau ricorda essere stato «raggiunto da molti paesi europei all’apice della guerra fredda negli anni Settanta e Ottanta». 


Quando cominci a ragionare sui numeri veri, e sui tempi per realizzare l’obiettivo, «vengono le vertigini», ammette il generale tedesco già citato.


Di sicuro questo «obbligherà l’Unione europea a indebitarsi per riarmarsi». Altrettanto certo è che «acutizzerà le tensioni politiche», in un continente abituato a dare la priorità al Welfare. «L’Europa deve solo sperare che le sarà concesso più tempo per fortificare le sue difese senza essere abbandonata dall’America o prima di essere seriamente minacciata dalla Russia».


Per cominciare: la bella addormentata nel bosco andrebbe svegliata dal suo letargo geopolitico, ....

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