Secondo me ci sono due livelli di non belligerante. Livello uno: ho coscienza che la guerra non è una cosa da videogiochi, è una MERDA, ma so che è indispensabile in rari e incivili casi, quindi mi tengo un esercito, e siccome disse Churchill è un suicidio prendere parte ad una qualsiasi guerra senza la più assoluta e ben pianificata volontà di vincerla, faccio in modo che il mio esercito sia pure bello grosso. Però so che la guerra significa stupri, bombardamenti, crisi economica, caos per le strade, e ragazzi dell'età dei miei figli sventrati dalle bombe, non solo non la inizio, ma se possibile faccio di tutto per risolvere le cose pacificamente perfino se un altro la inizia. Se poi questo è fuori di testa e vuole la guerra a tutti i costi, beh un tiranno va fermato, e io ho giusto qui da parte un enorme esercito che potrebbe risultare utile allo scopo... Livello due: rifiuto così tanto la violenza che mi astengo dall'avere un esercito. So che questo mi rende alla mercé dei prepotenti ma non ci posso fare niente, sogno un mondo che si è lasciato la violenza alle spalle così come abbiamo smesso di sacrificare persone sugli altari nell'illusione di compiacere gli dèi. Per me la violenza è altrettanto ridicola e fuori dal mondo: se il mio pacifismo farà di me una preda, me ne fotto, sarò un martire in nome dei miei ideali. Io appartengo al livello UNO. L'ipotetica nazione LGBT+ di cui si parlava all'inizio in questo articolo sarebbe di livello DUE. Io penso che una nazione di livello uno potrebbe, in caso di arrivo di un tiranno maligno, usare il proprio esercito per difendere le nazioni di livello due. Uno potrebbe dire, che si risolvano i loro problemi da soli, che si facciano un esercito tutto loro, ma chi capisce la violenza fino in fondo, chi l'ha vista, subita e se costretto anche inflitta, sarebbe felice di caricarsi il peso del mondo sulle spalle pur di vedere qualcuno vivere senza doverla mai nemmeno considerare, la violenza. Non vedrebbe costoro come ipocriti, ma come il popolo del futuro: lui porterebbe su di sé il carico della violenza restante, in caso di guerra, così che altri possano vivere di sola pace. Io, come ho già detto, non avallo l'omosessualità, secondo me, anche al di là della riproduzione, c'è qualcosa di sacro nell'impulso che spinge maschio e femmina uno verso l'altra, così sacro che (prego non rida, sono MOLTO serio) per me andrebbe sdoganata e di molto la pornografia, e andrebbe perfino abolito il reato di atti osceni in luogo pubblico, punendo chi disturba la quiete cittadina certo, ma senza più porre il pudore come valore da difendere, poiché il sesso è qualcosa di divino, e va liberalizzato, e perfino incoraggiato (purché sia tra maschio e femmina). Però non sono un invidioso né un discriminatore: io ho il diritto di essere scettico sull'omosessualità, ma non ho (né lo vorrei!!!) il diritto di ostacolare la loro libertà, anzi! Sogno un mondo di libertà. In un mondo simile, se tutti i gay volessero fare una nazione isolata, e decidessero di rinnegare del tutto la violenza, il mio rispetto per una simile scelta mi porterebbe a dire, in caso di guerra, difendiamoli noi, non abbandoniamoli a se stessi, la loro scelta di essere senza un esercito va vista come qualcosa di nobile, non di codardo, spalleggiamoli, aiutiamoli, proteggiamoli. Dopo, ognuno di nuovo a casa propria.
(commento tratto da "nazionalismo gay"
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