Accanimento Mediatico su Beatrice Venezi
Beatrice Venezi. Nuovo raid dei Guardiani dell’Antifascismo
di ALDO BELLI – Il direttore d’orchestra al Politeama di Palermo, ordine di scuderia oscurare il sold-out e gli applausi del pubblico.
Palermo 19 gennaio 2024. Al Teatro Politeama è sold-out per il concerto della Sinfonica Siciliana dedicato a Pëtr Il’i? ?ajkovskij, diretto da Beatrice Venezi.
“Non ho fortuna con i critici, in Russia non c’è un solo critico disposto a scrivere di me con calore e amicizia, in Europa chiamano la mia musica puzzolente” scriveva il grande compositore russo. I critici russi almeno, a torto (come poi si è dimostrato) o a ragione, scrivevano di musica.
La Repubblica, 20 gennaio. “Beatrice Venezi, direttore d’orchestra vicina a Giorgia Meloni, non è ancora salita sul podio del Politeama per dirigere l’Orchestra sinfonica siciliana ma già tra il pubblico, giunto venerdì sera per assistere al Concerto in re maggiore per violino e alla Quinta Sinfonia di ?ajkovskij, si fa un gran parlare di lei”. La curiosità che avrebbe spinto il pubblico a riempire il Politeama non è quella di scoprire dal vivo la giovane donna direttore d’orchestra che appare sui cartelloni di mezzo mondo: “La curiosità è tanta: a Nizza è stata contestata al grido di Non vogliamo i fascisti” (anche se a Nizza è stato sold-out).
Quel “vicina a Giorgia Meloni” come presentazione dice tutto. Come l’ormai consueta iscrizione sepolcrale dei Guardiani dell’Antifascismo di “direttore d’orchestra fascista”. Quasi che l’interpretazione di uno spartito variasse a seconda del pensiero ideologico o religioso del suo interprete, o delle sue intime amicizie.
La recensione è infine costretta ad ammettere, con un risveglio di pudore: “Il pubblico entusiasta applaude e lo farà anche alla fine del concerto, dopo cinquanta minuti di Quinta sinfonia in cui la direttrice d’orchestra, capelli stretti in una coda di cavallo e completo bianco elegantissimo, scattante ed eterea sul podio, ha tutti gli sguardi su di sé”. Il titolo della recensione è: “Beatrice Venezi, solo applausi al Politeama: “E’ stata impeccabile”.
E, invece, no. Non poteva essere impeccabile. Ai Guardiani dell’Antifascismo è sufficiente la dichiarazione di quattro orchestrali per tornandoci sopra il giorno seguente con una bella foto di apertura in pagina che ritrae la Venezi insieme alla Meloni, titolo a caratteri cubitali “Gli orchestrali della sinfonica di Palermo bocciano Beatrice Venezi”. Il Fatto Quotidiano riprende oggi le dichiarazioni. “Beatrice Venezi “stroncata” dagli orchestrali del Politeama di Palermo: “Non sa dirigere”.
Quattro orchestrali. Può essere che abbiano pure ragione, non m’intendo di lirica. Mi limito a constatare che sempre quattro rimangono per una notizia. Viceversa, c’è la dissociazione degli altri orchestrali appartenenti alla Uilcom: “Prendiamo le distanze, dalle dichiarazioni dei 4 musicisti, anzi vogliamo rappresentare tutta quella parte di musicisti che non amano la notorietà sui giornali e che hanno apprezzato il lavoro svolto dalla Direttrice”; e dei maestri appartenenti al Libersind-Confsal: ” La Scrivente in rappresentanza e per espresso mandato dei professori d’orchestra aderenti a codesta O.S. prende le distanze dalle affermazioni rilasciate a mezzo stampa da alcuni musicisti, dipendenti della Foss, in merito alla Direzione d’orchestra del M° B. Venezi”.
Maestro, che cosa vuole dire essere di destra a 33 anni? le chiede Andrea Malaguti (La Stampa, 6 agosto 2023). “Vuole sapere se sono fascista?” ribatte Beatrice. “Può andare a rileggere quello che ho detto e scritto nella mia vita, non troverà niente che si avvicini anche solo solo vagamente alla prevaricazione sull’altro, all’omofobia o al fascismo”.
Perché, allora, tanto accanimento mediatico e sempre dalla stessa parte? Provo a spiegarlo, e forse lo merita assumendo un significato più grande.
L’odio mediatico è una forma di sopravvivenza per gli orfani della piazza. Appartengono a quel filone intellettuale che risale alle origini del comunismo in Italia (ma anche alla formazione storica vaticana) che ha attraversato tutta la nostra storia, e che lo stesso Partito Comunista Italiano non riuscì a debellare; un filone tramandato, purtroppo, nelle sedi più importanti dove si determina l’opinione pubblica: scuola e università, editoria, informazione, enti culturali. E’ una razza il cui nutrimento è l’insostenibile sopportazione di chi non è disposto ad omologarsi al (proprio) pensiero unico. Perduto il treno della storia, i vinti spinti dal bisogno di autoconservazione si sono aggrappati all’antifascismo come ancora di salvezza della propria incapacità di misurarsi con il tempo.
Il sangue versato dai partigiani sui monti, in ogni borgo, in ogni città, per liberare l’Italia dalla dittatura fascista e dall’invasore nazista: “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”, quale altra sintesi della libertà da restituire agli italiani potrebbe essere migliore.
Il regime fascista è morto e seppellito, non esiste probabilità della storia che possa ripetersi, è infantile inseguire i fantasmi. Il vero antifascismo oggi, ma forse da tempo, ha cambiato nome e non per negazione ma come compimento: il rispetto e l’applicazione dei principi scritti nello spirito della Costituzione. Se quello slogan riecheggiato nelle piazze per decenni ha ancora un senso, “Ora e sempre Resistenza” questo è il suo vero monito attuale, continuare a lottare affinché la Costituzione nata dal sangue dei martiri, con i suoi valori umani e i principi dello Stato di Diritto non rimanga sulla carta. Come invece tutt’ora è ampiamente disattesa, progressivamente svilita, ignorata e offesa nello svolgersi quotidiano della vita degli italiani.
E c’è ancora qualcuno (come sembrerebbe sia accaduto anche a Palermo) che pretende una dichiarazione di antifascismo firmata dal direttore d’orchestra Beatrice Venezi.
TOSCANA TODAY ha pubblicato una lunga inchiesta giornalistica (2020-2021) sulla “Casta dei Teatri”. Abbiamo denunciato i milioni di denaro pubblico dilapidato dal sistema delle Fondazioni Liriche, abbiamo denunciato il sistema medievale di sfruttamento e ricatto degli orchestrali, in particolare dei giovani musicisti e cantanti, abbiamo prodotto documentazione ineccepibile sugli scambi di favori, abbiamo dato voce ai sindacati dei lavoratori dello spettacolo in ogni parte d’Italia. Siamo finiti anche in tribunale denunciati per diffamazione.
In due anni di inchiesta (puntualmente diffusa per email alle commissioni parlamentari e ai capi redattori dei quotidiani e agenzie di stampa), non abbiamo trovato nessun giornale disponibile a seguire questa strada. E stiamo qui a parlare del “direttore fascista di Beatrice Venezi?”.
Aldo Belli - direttore di Toscana Today
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