Il Papa chiede all’Ucraina di alzare bandiera

Con una grave intervista alla Radiotelevisione della Svizzera italiana Il papa chiede all’Ucraina di alzare bandiera bianca e di arrendersi Un regalo a Putin mentre attacca Stalin. Esulta il putiniano “Fatto Quotidiano” Zelensky: Non l'Ucraina ma la Russia deve fermarsi perché la guerra finisca. L’Ucraina: “se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il dragone!” Ha scelto la Radiotelevisione svizzera italiana (RSI) per rompere gli indugi sulla guerra di aggressione nazizarista russa all’Ucraina invocando di fatto una resa incondizionata di Kiev a Mosca. Un’intervista concessa a febbraio e che sarà mandata in onda integralmente il 20 marzo dall’emittente ticinese, i cui contenuti sono stati anticipati il 9 marzo dall’Ansa. Papa Bergoglio lo aveva fatto capire da tempo più o meno tra le righe ma per la prima volta con l’immagine della “bandiera bianca” nella guerra in Ucraina evoca un negoziato che cancellerebbe il Paese aggredito dalla Russia dall’elenco dei paesi indipendenti, legalizzerebbe la legge del più forte e metterebbe la pietra tombale su quello che resta del diritto internazionale nato dalla fine della seconda guerra mondiale sulle ceneri del nazifascismo. “Guardiamo la storia, le guerre che noi abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo”. In Ucraina – viene chiesto dal giornalista di RSI Lorenzo Buccella - c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa? “È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina, ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”. Chiarissimo il messaggio al presidente Zelensky e al suo governo. Basta con la Resistenza all’aggressore russo. Negoziare la propria morte politica e materiale. E poco importa delle precisazioni arrivate dalla Santa Sede una volta riscontrati i rumors nazionali e internazionali. Se la bandiera bianca evoca una resa dell’Ucraina, visto che il popolo a soffrire sul terreno della guerra è quello ucraino, il Vaticano si arrampica sugli specchi precisando: “Il Papa usa il termine bandiera bianca, e risponde riprendendo l’immagine proposta dall’intervistatore, per indicare con essa la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato” che non sarebbe “mai una resa”, ha affermato all’indomani il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni. Ma una mediazione del Papa a questo potrebbe aiutare? “Io sono qui, - ha precisato Bergoglio - punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…”. Ci mancava anche l’attacco a Stalin e al socialismo a cui l’Ucraina di oggi deve nascita, indipendenza, sovranità e integrità del suo territorio. Parole quelle del papa che hanno mandato in sollucchero i putiniani nostrani a partire dal loro megafono “Il Fatto Quotidiano” di Travaglio, Putin e Conte, che nell’edizione del 10 marzo sentenzia: “Non più solo una missione, ma una vera indicazione, delineata con parole chiare e forti. Papa Francesco affida all’intervista della Radio Televisione svizzera le parole più determinate che abbia mai pronunciato in questi due anni di conflitto”. Parole rivolte soltanto alla vittima, all’Ucraina aggredita, che deve mostrare “il coraggio di negoziare” e mettere da parte la “vergogna”. È la vittima che deve preoccuparsi di non soffrire un danno ancora maggiore di quello già subito. È compito dell’invaso scendere a più miti consigli, moderare le pretese, fare esercizio di umiltà. Colpevolizzare la vittima e ritenere normale riconoscere il diritto alla prepotenza, pena il rischio, la “cosa peggiore” paventata dal pontefice anche se non espressamente citata, ossia la guerra nucleare e l’atomica russa. Il ripensamento per salvare vite umane non viene richiesto a chi bombarda, ma a chi viene bombardato. Eppure, per far finire la guerra e la morte, basterebbe soltanto che il nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin accettasse la “vergogna” di ammettere di aver sbagliato e ordinasse alle sue truppe di tornare a casa. Ferma e precisa la risposta dell’Ucraina. Quella della necessità di negoziare con dei mediatori è una posizione che il papa aveva già espresso in passato sulla guerra in Ucraina, e che avevamo già criticato sulle pagine de “Il Bolscevico”. È soprattutto una posizione che il governo ucraino respinge fin dall’inizio della guerra: dopo aver incontrato il papa durante un viaggio in Italia, a maggio dell’anno scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva detto che “con tutto il rispetto per Sua Santità non abbiamo bisogno di mediatori tra l’Ucraina e l’aggressore che ha preso e occupato i nostri territori”. Ora è stata l’ambasciata dell’Ucraina in Vaticano a replicare alle parole di Bergoglio: "È molto importante essere coerenti! Quando si parla della terza guerra mondiale, che abbiamo ora, è necessario imparare le lezioni dalla seconda guerra: qualcuno allora ha parlato seriamente di negoziati di pace con Hitler e di bandiera bianca per soddisfarlo? La lezione è solo una: se vogliamo finire la guerra, dobbiamo fare di tutto per uccidere il Dragone!", si legge nella nota dell'ambasciata. Mentre il suo titolare, Andrii Yurash, a RaiNews24 ha dichiarato che “ovviamente il popolo ucraino vuole la pace, ma la pace giusta, la pace dopo la vittoria. Siamo pronti a negoziare se l’obiettivo è ripristinare la nostra integrità territoriale e il ritorno verso un ordine mondiale basato sui diritti umani e civili. Gli appelli per la pace devono andare non verso l’Ucraina ma verso la Russia, che ha infranto tutte le regole e ha scatenato questa ‘terza guerra mondiale a pezzi’, come dice il Papa”. "La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere", ha scritto su X il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo le parole del papa sulla "bandiera bianca". "Ringraziamo Sua Santità Papa Francesco per le sue costanti preghiere per la pace, e continuiamo a sperare che dopo due anni di guerra devastante nel cuore dell'Europa, il Pontefice trovi l'opportunità di compiere una visita apostolica in Ucraina per sostenere oltre un milione di ucraini cattolici, oltre cinque milioni di greco-cattolici, tutti cristiani e tutti ucraini". Per il presidente ucraino Zelensky "Più dichiarazioni assurde escono da Mosca, maggiore deve essere la nostra forza. Solo la forza della nostra protezione della vita, la nostra capacità di raggiungere i nostri obiettivi possono riportare la Russia a uno stato di sobrietà almeno parziale. La follia russa deve perdere questa guerra. Faremo di tutto per questo". "Le parole di papa Bergoglio sul 'coraggio di alzare la bandiera bianca', sul 'negoziare quando vedi che sei sconfitto' sono sconvolgenti, imbarazzanti e profondamente offensive nei confronti di un popolo che da oltre due anni cerca di sopravvivere alla terribile e criminale aggressione russa". Lo ha dichiarato Oles Horodetskyy, presidente dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia. "Alla richiesta di arrenderci del boia del Cremlino rispondiamo con la resistenza. Mai avremmo immaginato di ricevere la stessa richiesta dal nostro Papa, capo della Chiesa Cattolica e predicatore del Vangelo. Per un cristiano è inaccettabile arrendersi al male e al peccato che rappresenta oggi la Russia di Vladimir Putin. Difendere la propria vita e la propria casa è un dovere sacrosanto di ogni cittadino". "Proprio in questo momento difficile - ha proseguito Horodetskyy - quando gli aiuti americani sono bloccati e l'Ucraina rischia di rimanere isolata e in balia dell'aggressore, sentire dal Papa questi infelici appelli è fortemente deludente. L'Ucraina non è stata sconfitta e non abbiamo visto alcuna volontà di arrendersi da parte del nostro popolo. Ci aspettiamo dal Papa una forte condanna dei peccati russi di aggressione, di assassinio di massa, di violenza e distruzione. Ci aspettiamo dal Papa un appello a Putin di fermare l'aggressione e andarsene dall'Ucraina. Ci aspettiamo dal Papa di essere un promotore di una pace giusta e non certo un alleato morale dell'aggressore". Non è l’Ucraina che deve fermarsi, ma la Russia. Zelensky ha così replicato al papa nel suo discorso alla nazione del 10 marzo. “Se gli assassini e i torturatori russi non avanzano verso l’Europa – ha affermato il presidente ucraino - è solo perché vengono fermati dagli ucraini con le armi in mano sotto la bandiera blue e gialla… In Ucraina c’erano molti muri bianchi di case e chiese che ora sono bruciati e distrutti dai proiettili russi. E questo dice in modo molto eloquente chi deve fermarsi affinché la guerra finisca”. “Quando l’invasore russo ha iniziato questa guerra il 24 febbraio – ha proseguito Zelensky -, tutti gli ucraini si sono schierati in difesa della propria Patria. Cristiani, musulmani, ebrei – tutti. Ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito, nelle Forze di Difesa. Sono in prima linea, proteggendo la vita e l’umanità, sostenendoli con la preghiera, il dialogo e le azioni. Questo è ciò che è la Chiesa: sta insieme alle persone, a nemmeno duemilacinquecento chilometri di distanza, mediando virtualmente tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti. Ringrazio tutti coloro che stanno facendo di tutto in Ucraina e con l’Ucraina per salvare vite umane, ringrazio tutti coloro che stanno aiutando e che sono davvero con noi con le azioni e le preghiere”. L’11 marzo si è mossa ufficialmente anche l’Ucraina. Il ministero degli Esteri ucraino ha convocato il nunzio apostolico a Kiev, Visvaldas Kulbokas, che si era precipitato a difendere l’infelice uscita del papa, informandolo che l’Ucraina “è rimasta delusa dalle parole del Pontefice sulla ‘bandiera bianca’ e sulla necessità di ‘mostrare coraggio e negoziare’ con l’aggressore”, si legge nella nota, “il ministero degli Affari esteri ha osservato che, invece di appelli che legalizzano il diritto dei forti e li incoraggiano a ignorare ulteriormente il diritto internazionale, il capo della Santa Sede avrebbe dovuto inviare segnali alla comunità internazionale sulla necessità di unire immediatamente le forze per assicurare la vittoria del bene sul male, oltre a fare appello all’aggressore, non alla vittima”. Checché ne dica il papa noi marxisti-leninisti italiani sottolineiamo la necessità di una vittoria dell'Ucraina per arrivare a una pace, quella giusta, sicura, duratura, fondata sul rispetto del diritto internazionale, sulla sovranità e sull'integrità del paese invaso, mediante l’applicazione di principi basilari, che prevedano anche l’intensificazione delle sanzioni contro la Russia nazizarista e la giusta punizione per i responsabili dei crimini di guerra. Per questo ribadiamo il nostro appoggio al piano dei dieci punti di Zelensky per la pace esposti dal presidente dell’Ucraina al vertice G20 di Bali del 15 novembre 2022 e riguardanti: radiazioni e sicurezza nucleare; sicurezza alimentare; sicurezza energetica; rilascio di tutti i prigionieri e deportati; attuazione della Carta delle Nazioni Unite e ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dell'ordine mondiale; ritiro delle truppe russe e cessazione delle ostilità; giustizia; ecocidio e necessità di una protezione immediata dell'ambiente; prevenzione dell'escalation; conferma della fine della guerra. La vittoria dell’Ucraina servirà come deterrente contro future aggressioni o invasioni da parte di altri paesi imperialisti, mentre costringerla al tavolo dei negoziati, in questo momento e sulle basi della pace ad ogni costo significherebbe solo posticipare una futura aggressione militare da parte della Russia, probabilmente ancora più sanguinosa. Per il PMLI la pace è possibile solo con la vittoria dell’Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale. 13 marzo 2024 Pmli.it
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