Il recente incontro tra l’Assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti Stefano Baccelli con la Confederazione degli agricoltori a Lucca, leggendo dai resoconti dei giornali, in quanto non ho potuto essere presente, dimostra un ritardo culturale imbarazzante rispetto ai paesi più evoluti europei e alle prospettive di sviluppo del nuovo modello di mobilità di questa nostra epoca.
Da una parte c’è una organizzazione degli agricoltori che non riesce ancora a cogliere a pieno la portata reale dell’impatto devastante di un’opera come l’Asse Nord Sud, che spacca in due la Piana tagliando poderi e mettendo in ginocchio quelle poche aziende agricole sopravvissute alla cementificazione selvaggia della Piana, che nel frattempo, è diventata una camera a gas con i dati di inquinamento peggiori d’Italia, dall’altra, una classe politica dirigente ancora con la testa rivolta al 900, che non riesce ad avere uno sguardo lungo verso quello che sarà il prossimo futuro dove la terra coltivabile sarà, lo è già, la miniera dei diamanti dei nostri figli e nipoti, perché il problema cibo, il dare da mangiare, sfamare più di 8 miliardi di umani, sarà la vera grande emergenza del futuro se non ci estingueremo prima per la stupidità umana trionfante.
Mi prende lo sconforto sentire ancora raccontare ai presenti, la solita ormai insopportabile litania: “abbiamo chiesto modifiche per apportare migliorie che ridurranno l’impatto ambientale dell’opera e siamo fiduciosi”. Non posso credere a quello che ho letto, se rappresenta davvero quanto detto dall’Assessore. E’ vero che viviamo nell’epoca della memoria breve, ma dietro a tutto questo ci sono 40 anni di storia, perché un amministratore ha il dovere di ricordare che questa storia inizia alla fine degli anni ’80 con il SALT1, poi il SALT 2, poi il progetto del 2005 con successive modifiche sempre per ridurre l’impatto ambientale e migliorare il progetto, a questo punto mi viene spontanea una domanda: se dopo 40 anni non si è ancora riusciti a fare un progetto accettabile, quanti decenni ci vorranno per realizzarlo, ammesso e non concesso, che qualche umano riesca a fare il progetto del miracolo? Mi rivolgo a Stefano, che conosco da tanti anni, ma davvero lui crede che l’attuale modello di mobilità sia sostenibile e riproponibile anche per il prossimo futuro? Lui dovrebbe sapere che la comunità scientifica internazionale, le direttive europee e tutti gli studi dicono esattamente il contrario, anzi, azzardano perfino una data attorno alla quale il vecchio modello di mobilità novecentesca morirà definitivamente: il 2035.
Noi Italia, dal punto di vista della mobilità siamo il paese messo peggio, siamo quelli che hanno il rapporto auto private e popolazione più alto in Europa (quasi 700 auto per 1000 abitanti) è chiaro che saremo chiamati a riportarci dentro quella che è la media UE attuale di 560 auto e questo per noi significa una netta riduzione delle auto private di circa 140 unità per ogni mille abitanti, ciò significa una riduzione di oltre 7 milioni di auto che non sarà sufficiente, perché gli anni trenta saranno caratterizzati da una serie consistente di azioni disincentivanti, già individuate, per limitare il possesso in proprietà dell’auto perché questa dovrà trasformarsi in un servizio a domanda grazie alle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, che potrà essere amata o odiata, ma sicuramente ha già un impatto rivoluzionario nella mobilità del presente, non ancora in Italia, ma in tanti paesi a livello mondiale. E’ chiaro che, se questa è la direzione di marcia, tutti i paesi europei sono chiamati, in questi anni, ad investire tutte le risorse disponibili nella mobilità delle merci e delle persone su ferro, su acqua, su metropolitane, tranvie elettriche e su di un traporto pubblico moderno a richiesta adeguato ai bisogni e alle esigenze dei cittadini. Gli amministratori lucchesi della Piana, sembra che non vivano in questo mondo, restano ancora fermi a sostenere e a riproporre un progetto vecchio, superato, inutile, fuori del tempo e fuori dalla storia contemporanea che va esattamente nella direzione opposta di quello che sarà il modello di mobilità del futuro.
Eugenio Baronti
Sinistra Italiana Circolo di Lucca e Piana