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Marco Travaglio, direttore de “Il Fatto quotidiano” organo dei putiniani italiani, ha inviato al Centro del PMLI una mail in cui “spera” che il PMLI venga “querelato per diffamazione” per aver pubblicato su “Il Bolscevico”, organo del PMLI, l’articolo intitolato “’Il Fatto quotidiano’ utilizza gli intellettuali fascisti per sostenere Putin”, il cui il link è: http://www.pmli.it/articoli/2024/20240214_07kz_Rossobruni_Al_Soldo_Di_Travaglio.html
Con questa minaccia di stampo berlusconiano e fascista, Travaglio pensa di intimidire il PMLI e “Il Bolscevico” e di tappare loro la bocca. Ma ha fatto male i suoi conti, perché i marxisti-leninisti continueranno tranquillamente a scrivere le “scemenze”, come lui dice, che lo riguardano anche se dovessero essere condannati da un giudice.
Non abbiamo un soldo per difenderci in sede giudiziaria, ma ci leveremo il pane di bocca per sostenere le nostre fondate accuse al putiniano, che non è da meno del fascioleghista Matteo Salvini nel sostenere e coprire il nuovo zar del Cremlino. Entrambi hanno persino coperto l’assassinio di Navalny.
Travaglio si fa paladino della libertà di stampa e di espressione, del diritto dei giornalisti di scrivere liberamente ciò che pensano, ma allora perché vuole impedire ai giornalisti de “Il Bolscevico”, tutti volontari e senza retribuzione, di esprimere le loro opinioni sul suo rapporto con Putin? Non potrebbe dimostrare sul suo giornale che le accuse che gli rivolgono sono false e infondate, anziché ricorrere alla via giudiziaria?
Evidentemente perché non ha argomenti e perché non vuol far sapere alle lettrici e ai lettori de “Il Fatto quotidiano” che c’è qualcuno che ha il coraggio di denunciare il suo servilismo verso Putin. Tanto è vero che “Il Fatto” odierno non dice una sola parola sull’articolo de “Il Bolscevico” e sulla minacciata querela per diffamazione. Mentre Travaglio dedica l’intero suo editoriale al tentativo di dimostrare che lui è sempre stato critico nei confronti di Putin.