La “sinistra” del regime si accoda al governo e ai neofascisti
Com'era facile prevedere, con l'avvento del governo degli eredi del fucilatore di
partigiani Almirante, guidati dalla neofascista Giorgia Meloni, le sempre più
pervasive e ormai ventennali celebrazioni del “Giorno del ricordo delle vittime delle
foibe e dell'esodo giuliano-dalmata” hanno fatto quest'anno un netto salto di qualità
verso una vera e propria orgia nazionalista, revanscista e anticomunista. Mai come
quest'anno, infatti, si era assistito a un tal numero di iniziative, celebrazioni e
cerimonie sia a livello nazionale che in tutti i Comuni grandi e piccoli d'Italia, specie
al Nord; sia il 10 febbraio che nei giorni precedenti e successivi, talvolta anche per
quasi l'intero mese di febbraio e con decine e decine di eventi, come hanno fatto il
Comune di Roma del PD Gualtieri e quello di Trieste del neofascista Dipiazza.
Mai si era visto anche un così massiccio dispiegamento di tutta la potenza
mediatica a disposizione del governo, a cominciare da tutte le reti televisive e
radiofoniche della Rai, ormai diventata in tutto e per tutto l'Eiar della premier
neofascista, che hanno trasmesso per giorni e giorni vecchie e nuove fiction di
nessun valore storico né artistico ma di contenuto sfacciatamente anticomunista,
antipartigiano e di riabilitazione del nazi-fascismo, documentari e ricostruzioni
storiche faziosi e pieni di falsità, dibattiti con “storici” fasulli e vecchi arnesi
dell'irredentismo nazionalista e così via. E mai la pressione esercitata sugli studenti
e sui docenti per forzarli ad accettare questa contraffazione della storia era stata
così forte e capillare come quest'anno in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
La personale regia della premier neofascista
Tutto ciò è stato pensato e pianificato personalmente dalla premier neofascista
Meloni, in stretta collaborazione coi ministro della Cultura, l'anticomunista
Sangiuliano, del ministro dell'Istruzione e del merito, il fascioleghista Valditara, del
ministro dell'Interno Piantedosi e del ministro dello Sport e capo della Struttura di
missione per gli anniversari nazionali della presidenza del Consiglio, Abodi. A tale
scopo Meloni aveva istituito con un decreto un apposito Comitato di coordinamento
per le celebrazioni del “Giorno del ricordo”, con il compito di coordinare la
programmazione delle iniziative e cerimonie proposte dalle singole amministrazioni
con il coinvolgimento delle associazioni degli esuli e combattentistiche.
È così che in questo ventennale della legge n. 92 del 2004 che ha istituito il “Giorno
del ricordo”, alle consuete iniziative istituzionali la premier neofascista ha voluto
aggiungere la sua partecipazione personale, primo presidente del Consiglio a farlo,
alla tradizionale cerimonia nazionale alla foiba di Basovizza, e l'inaugurazione a
Trieste del “Treno del ricordo”, che ospitando una mostra itinerante sulle foibe e
l'esodo giuliano-dalmata percorrerà tutta la penisola per arrivare a Taranto il 27
febbraio. Il suo scopo è quello di creare una furbesca quanto impossibile
equivalenza tra il Treno della memoria partito dal binario 21 della Stazione centrale
di Milano per Auschwitz e quello che lei ha definito “treno della vergogna”, che
portò i profughi italiani dell'Istria e della Dalmazia in varie zone d'Italia. Il 31
gennaio, sempre su sua proposta, il Consiglio dei ministri aveva approvato
l'istituzione del “Museo del ricordo” a Roma, per una spesa di 8 milioni nel solo
triennio 2024-2026.
Tutte novità, queste, che hanno fatto fare alla promozione del truffaldino “Giorno del
ricordo” un indubbio salto di qualità a livello simbolico e politico. A cui se ne sono
aggiunte altre istituzionali minori ma dello stesso tenore, come la cerimonia a
Palazzo Chigi per la consegna delle onorificenze ai congiunti delle vittime delle
foibe, l'illuminazione della facciata dello stesso palazzo con il tricolore e la scritta “io
ricordo” e, a cura del ministero della Cultura, l'illuminazione del Colosseo, della
Pinacoteca di Brera e del Museo di Capodimonte, nonché un convegno nazionale
per celebrare il ventennale della legge 92/2004. Mentre il ministero dell'Istruzione e
del merito, attraverso il Gruppo di lavoro con le Associazioni degli esuli istriani,
fiumani e dalmati, “impegnato da anni a diffondere tra docenti e studenti la
conoscenza dei tragici eventi e lo studio delle complesse vicende del confine
orientale”, ha promosso il concorso nazionale “10 febbraio” rivolto a tutte le scuole
di ogni ordine e grado, statali e paritarie, nonché un seminario nazionale rivolto
specificamente ai docenti per indottrinarli sulla versione falsificata della storia da
spacciare nelle aule scolastiche.
Il discorso revanscista di Meloni a Basovizza
Intervenendo personalmente alla consueta cerimonia alla foiba di Basovizza, di
fronte alle insegne delle organizzazioni nazionaliste, irredentiste e revansciste
come quelle della Lega nazionale di Trieste e degli alpini, e quelle apertamente
fasciste come il labaro col teschio della X Mas e quello nero degli arditi, Meloni ha
voluto imprimere un nuovo e più deciso impulso al radicamento di questa artificiale
e truffaldina ricorrenza nella coscienza del Paese e delle nuove generazioni.
Ricordando con orgoglio di essere “venuta qui da ragazza, quando lo facevano in
pochi e farlo significava essere additati, accusati, isolati”, ha proclamato di esservi
tornata oggi da capo del governo “per assumermi un impegno, per assumermi un
impegno solenne, e cioè fare la mia parte, perché venga trasmesso ai nostri figli
quel testimone del ricordo che voi, con la vostra tenacia, con il vostro coraggio, con
il vostro orgoglio avete consentito che ci venisse consegnato, perché i nostri figli a
loro volta lo trasmettano ai nostri nipoti, affinché la memoria di ciò che è accaduto,
in barba a chi avrebbe voluto nasconderlo per sempre, non svanisca invece mai”.
E definendo la legge che istituisce il “Giorno del ricordo” una “legge spartiacque,
che ha permesso di scrivere pagine di storia che non erano mai state scritte” (infatti
sono del tutto inventate, ndr), ha sottolineato compiaciuta che “è grazie a quella
legge e alla tenacia di chi l'ha portata avanti, se oggi è normale parlare di foibe a
scuola. È grazie a quella legge se oggi artisti del cinema e della tv rendono
omaggio a quella vicenda, anche in prima serata, certamente sul servizio pubblico.
È grazie a quella legge se la storia delle foibe e dell'esodo è entrata nei libri di
storia, oggetto di ricerca e documentazione e approfondimenti”: infatti è grazie a
questa legge infame, approvata e applicata con la vergognosa complicità della
“sinistra” del regime neofascista in nome della “riconciliazione nazionale”, che ha
potuto realizzarsi questo nero disegno di rovesciamento della storia che assolve i
crimini del nazi-fascismo e mette sotto accusa la Resistenza, l'antifascismo e il
comunismo.
Mattarella anticomunista e falsario della storia
Un disegno che la vecchia volpe democristiana e anticomunista Mattarella sta
aiutando attivamente a completare, come dimostra il suo discorso tenuto il 9
febbraio al Quirinale, davanti alla compiaciuta premier e suoi ministri, alle alte
cariche istituzionali e ai rappresentanti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani
e dalmati, che non era mai stato così pieno di livore anticomunista e di vergognose
falsificazioni storiche come quest'anno. In particolare quando ha equiparato
letteralmente “la Risiera di San Sabba, campo di concentramento e di sterminio
nazista, e la Foiba di Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina
contro la comunità italiana”: uno sporco espediente per equiparare il comunismo al
nazi-fascismo e avallare la propaganda neofascista che spaccia le foibe per un
“olocausto” e l'esodo giuliano-dalmata per una “pulizia etnica”.
Così come quando ha coperto vigliaccamente i crimini del fascismo verso le
popolazioni della Jugoslavia, sostenendo che “la ferocia che si scatenò contro gli
italiani in quelle zone non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque
ignobili, di vendetta o sommaria giustizia contro i fascisti occupanti; il cui dominio
era stato – sappiamo - intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze
autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate
e represse”. Occupazione “intollerante e crudele”, istanze linguistiche e culturali
“non tutelate”! É tutta qui la sua condanna della criminale politica imperialista
mussoliniana in Jugoslavia, che per un quarto di secolo ha infierito sulle
popolazioni slave, con i tribunali speciali, le occupazioni militari, l'italianizzazione
forzata della popolazione di lingua slava, le esecuzioni sommarie dei civili, gli
incendi dei villaggi, gli stupri e i campi di concentramento, anche in Italia, dove
furono deportati 100 mila civili a morire di fame, malattie e torture? Il fatto è che per
Mattarella e Meloni il nemico comune è il comunismo, da condannare come il male
assoluto del passato e del presente secolo.
Destra e “sinistra” borghese rafforzano la legge revisionista sulle foibe
A questa operazione a tenaglia dell'inquilino del Quirinale e della premier
neofascista si è accodata anche la “sinistra” di regime, non solo contribuendo con i
suoi sindaci e amministratori all'orgia revanscista che ha sommerso il Paese, ma
anche votando in parlamento una legge della maggioranza di governo, approvata
praticamente all'unanimità (224 sì e 10 astenuti su 234 presenti in aula), che
modifica la legge 92/2004 sulle foibe finanziando con 300.000 euro l'anno nel
triennio 2023-2025 le associazioni nazionaliste e irredentiste friulane per la
gestione della foiba di Basovizza ed altri monumenti, musei e centri di
documentazione, e incentivando la propaganda sulle foibe nelle scuole e nelle
università, che è l'obiettivo principale che si è prefissata la premier neofascista. In
particolare con l'indizione ogni anno da parte del Miur di un concorso per laureandi
per la realizzazione di un'installazione o opera d'arte da esporre nel “Giorno del
ricordo”, con una spesa di 200.000 euro a partire dal 2023 utilizzando anche i fondi
del ministero; e con lo stanziamento di 1 milione di euro l'anno per il triennio 2023-
2025, prelevati dal fondo per le “esigenze indifferibili”, per promuovere i “Viaggi del
ricordo nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine
degli esuli”, riservati agli studenti delle scuole secondarie, nonché per istituire
“percorsi formativi rivolti ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo
grado”, secondo le linee guida del mistero di Valditara “per la didattica della
frontiera adriatica”.
La cosa ancor più squallida sono le lacrime di coccodrillo del M5S e del PD, che nel
votare convintamente la legge (“per rendere ancora più forte questa Giornata”, la
motivazione di voto del deputato del M5S Antonio Caso, e perché “è bene
alimentare tra i più giovani, con borse di studio e viaggi di istruzione, una
conoscenza che possa farsi coscienza storica e maturazione civile”, quella del PD
Gianni Cuperlo) si sono lamentati ipocritamente delle strumentalizzazioni della
storia del Novecento che la destra fa con la giornata del 10 febbraio. Beccandosi
per tutta risposta, da parte della relatrice Nicole Matteoni di FdI, malgrado le
proteste, una sfrontata citazione di un appello revanscista di Almirante ai “patrioti”
italiani per accogliere i profughi dall'Istria e dalla Dalmazia; nonché una sconcia
tirata anticomunista da parte della fascioleghista Simona Loizzo, secondo cui “quel
genocidio che colpì cittadini di ogni estrazione politica fu una delle tante pagine
dell'ideologia più criminale del Novecento, quel comunismo che, nel secolo scorso,
ha prodotto 100 milioni di morti”, insieme ad un “invito alla sinistra” ad
“abbandonare ogni prudenza, ogni sacca di ingiustificata difesa di ciò che è
indifendibile”.
Ora la “sinistra” borghese raccatta ciò che ha sciaguratamente e colpevolmente
seminato. Gi antifascisti e tutti i sinceri democratici e progressisti devono invece
opporsi con con tutte le loro forze a questo infame tentativo di riscrivere la storia in
chiave neofascista e anticomunista. Il “Giorno del ricordo” va abolito, e vanno
sconfitti tutti i tentativi di mettere al bando i partiti e le organizzazioni che si
richiamano al comunismo, mentre viceversa devono essere sciolte a norma di
legge e della Costituzione tutte le organizzazioni neonaziste e neofasciste.
(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 8/2024 e pubblicato sul sito
www.pmli.it)