Ilaria Salis: Arma di “distrazione” sinistra
Ilaria Salis: Arma di "distrazione" sinistra
Ilaria Salis: Arma di “distrazione” sinistra – Iniziare la giornata, ascoltando la carrellata “stampa e regime” in onda sulle frequenze di RadioRadicale, è una buona consuetudine quotidiana.
Anche se spesso è difficile condividere le posizioni dell’emittente, la panoramica che offre sugli accadimenti quotidiani è tra le più complete e imparziali tra tutte quelle che si possono trovare nella rete internet o sugli altri mezzi di comunicazione.
L’altro giorno, mi sarei aspettato di ascoltare l’apertura sul cosiddetto “Piano Mattei” per l’Africa; oppure un commento sulla decisione della Bce circa i tassi d’interesse (che influenzano la vita di milioni di famiglie afflitte da mutui insostenibili e inaccettabili); o ancora un aggiornamento da Gaza sul massacro dei civili o, ancora, un’analisi sull’avanzata russa nel Donbass.
Invece, niente di tutto questo!
La notizia che ha “cannibalizzato” e continua a “cannibalizzare” carta stampata e web è la pretesa persecuzione a cui sarebbe sottoposta la “insegnante italiana” – Dio non vuol proprio risparmiare nulla, alla scuola nostrana! – caduta sotto le grinfie del regime restrittivo dell’Ungheria di Viktor Orban. Andiamo per gradi.
La maestrina per cui tutti piagnucolano è, in realtà, un’attivista anarchica – si lascino perdere le definizioni che iniziano con “anti”, a fronte delle quali il conato è d’obbligo, in una società dove ormai gli imbecilli per darsi un tono, definirsi e qualificarsi devono per forza contrapporsi a qualcuno o a qualcosa-, la quale ha scelto di aggregarsi deliberatamente e attivamente alla protesta violentissima inscenata da alcuni gruppi antifascisti, in occasione del “Giorno dell’onore”.
Il “Giorno dell’onore”, per completezza d’informazione, è un raduno legittimo e legale di militanti nazionalisti ungheresi che si svolge ogni anno a Budapest, tra il 9 e il 12 febbraio.
Aggressioni vigliacche e proditorie
Nel caso ora sotto la lente della magistratura magiara, si parla di proditorie e vigliacche aggressioni a danni di militanti isolati, consumate con armi improprie e con effetti devastanti per le vittime, le quali hanno sfiorato spesso il confine con la morte.
Prove documentali e filmate inchiodano questi criminali alle infami azioni che hanno commesso. Ciò nonostante, nel delirio politico unilaterale del nostro Paese, una delinquente in trasferta viene elevata a martire e diventa il caso del giorno, anzi, della settima e, forse, pure del mese.
Attenzione, la ragazza potrebbe essere innocente – sicuramente, offre più garanzie il sistema legale ungherese, rispetto a quello che, negli stessi giorni, ha scoperto di aver ristretto in carcere un innocente per 30 anni e a causa di un “disinvolto” uso degli strumenti di polizia giudiziaria da parte di “pm” e investigatori -, su questo non ci sono dubbi, ma sarebbe solo un particolare, per certa stampa e per certi commentatori.
Infatti e scandalosamente, se si leggono o si ascoltano quanti ora difendono quella persona, il trattamento a cui è sottoposta sarebbe comunque “inumano”, anche se si trattasse – com’è dicono le accuse in tribunale – di una criminale coinvolta in un inequivocabile tentato omicidio in concorso.
La reazione del governo, a fronte di questa Sinistra mobilitazione, è disarmante: la bionda premier che si premura di chiamare Orban; il pusillanime Antonio Tajani che annuncia “provvedimenti” e convoca l’ambasciatore ungherese a Roma (lo incontrerà dopo aver finito di lustrare le scarpe a quello di Tel Aviv?); l’onnipresente Francesco Lollobrigida che, in questo caso, si eclissa…
Che tristezza!
E tutto questo in un Paese, il nostro, dove nessuno – salvo il caso in cui l’imputato non sia un parlamentare o uno stretto parente, amico o socio di parlamentare – s’indigna sul serio per le ripetute condanne di innocenti (siamo una delle nazioni col record dei risarcimenti per ingiusta detenzione); per la carcerazione preventiva usata come strumento di pressione sugli indagati (alias: come forma di tortura); coi pubblici ministeri che si permettono anche, per aver ragione degli indagati, di mettere sotto processo e sotto accusa gli avvocati difensori degli imputati a procedimento in corso.
Altro che manette ai piedi all’estero, il maggior problema italiano continua a essere quella radicale riforma della giustizia che tutti dicono di voler realizzare, salvo poi dimenticarsene o sostituirla con qualche provvedimentuccio rigorosamente approvato preventivamente dall’associazione dei magistrati. Tanto, come dimostra la canea infuocata di questi giorni, la giustizia, dentro e fuori dai confini, non serve a regolare la società, ma solo a colpire – o a parare le terga – dei compagni e delle compagne.
Luca Armaroli
Il 2diPicche
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