LE FOIBE E QUELLI CHE NEL RICORDARE CANCELLANO LA VERITÀ?

 

A me sembra ovvio a chi oggi giova parlare delle foibe - specie nei termini in
cui si sente farlo ogni giorno dai media - e ignorare completamente tutte le
persecuzioni degli slavi che l'hanno precedute.
Giova a chi è erede politico del Ventennio fascista oggi al governo del Paese , con tutti i suoi disastri e crimini , per poter parificare le parti in lotta e ridare dignità ai massacri fascisti compiuti durante l'occupazione Italiana delle terre Slave .
 
La legge del 30 marzo 2004 fatta dal regime di destra berlusconiano, che istituisce il giorno del ricordo delle vittime delle foibe, l'11 febbraio col sostegno anche di una parte notevole dell'opposizione, è farsesca.
 
Inizialmente fu detto per ricordare l'esodo italiano ma "qualcuno" ha voluto forzare la mano ficcandoci le foibe, con il rappresentante del governo di allora Filippo Berselli, che aveva affermato che è giusto ricordare le foibe, allo stesso modo di come si ricordano  le Fosse Ardeatine e Marzabotto, e concludeva dicendo che questa operazione di equiparazione dei morti rappresenta il recupero della memoria storica dell'Italia intera.
 

Ora dietro un apparente ripudio della violenza delle foibe che secondo gli storici Raul Pupo e Roberto Spazzali sono costate la vita tra i 3.000 e 5.000 italiani , si annegano però le responsabilità fasciste e dei battaglioni dell'esercito italiano, che nelle terre slave a partire dal 1941 , distrussero 250 paesi, incendiarono città, massacrarono vecchi,
donne bambini uccidendo oltre 100. 000 civili soprattutto in terra di Lubiana.
 
E' una immonda equipollenza delle colpe. Sono le equiparazioni che hanno sempre fatto i fascisti in Italia per giustificare gli orrori del ventennio. Questa impostazione annulla in ogni modo le ragioni e i torti, ignora di proposito il contesto in cui sono avvenuti i singoli episodi, proponendo in realtà una radicale riscrittura della storia d'Italia.

Tutto ciò è iscritto nel tentativo di chiudere la parentesi della lotta per la liberazione con la nascita dello Stato democratico, al fine di riabilitare il fascismo, di rifondare la Repubblica italiana, in sintonia con il Premierato voluto dalla Meloni.


 
I commentatori del regime al potere, sottolineano, come la giornata del ricordo, sarebbe la giornata
della memoria della vergogna del comunismo italiano. Dicono che la guerra ai confini orientali era motivata dal fatto che bisognava impedire che il nostro Paese fosse invaso dal comunismo.
 

Tutto ciò, avviene nelle TV di Stato e commerciali, nei giornali di destra e perfino   nell'Aula della Camera dei Deputati del Parlamento della
Repubblica italiana nata dalla resistenza.
 
Le foibe sono stato fenomeno drammatico e gravissimo, come risposta alle violenze fasciste subite in precedenza dalle popolazioni Slave. Cause che non possono
essere rimosse pena una visione metastorica, di parte e funzionale alle
tesi della storiografia fascista.

Nei territori conquistati dal 1941 nella Jugoslavia avvennero alcune
faccende che è il caso di ricordare di nuovo (visto che c'e' chi fa lo
gnorri e fa finta che cio' non conti nulla), a cominciare dal
rastrellamento del villaggio di Kragulevak, ove starebbero state fucilate
2.300 persone.

Nella zona occupata della Slovenia si stimano in 4.000 gli ostaggi
fucilati, sono stati 1903 quelli torturati e si fanno vivi, in 70.000 i deportati.
 
 
Nel campo di concentramento della sola isola di Arbe sono state calcolate 1500
vittime. Gli storici sloveni stimano in 111.000 i morti fra gli internati
jugoslavi nei campi italiani. 15.000 slavi furono internati ad Arbe, 4.000 a Gonars, 4.000 a Visco, 1.000
a Sdraussina, tanti altri in provincia di
Arezzo, Treviso, Padova, Frosinone. Dal '41 al '43 furono colpiti gli
ebrei in quei territori.

Fu il generale Mario Robotti, comandante dell'XI Corpo d'Armata nel '42 a
decretare l'invio in campi di prigionia di tutti i maschi fra 18 e 55 anni
trovati in località isolate nella regione di Lubiana, internando tutti gli sloveni e mettendo al loro posto gli
italiani. Fu sempre lui a inviare una
circolare in cui scriveva che "si ammazza troppo poco".

Fu il generale Umberto Fabbri nell'estate del '42 a ordinare la
fucilazione di centinaia di croati e sloveni residenti nella parte della
Croazia annessa alla provincia di Fiume.

Fu il generale Gastone Gambara, succeduto al generale Robotti ad affermare
testualmente: «Logico e opportuno che campo di concentramento non
significhi campo di ingrassamento. Individuo malato uguale individuo che
sta tranquillo».
Lo affermava a proposito del campo di concentramento di Arbe,soprannominato
"l'isola della morte".

Fu il generale Emilio Grazioli a scrivere in un dispaccio riservato:
"estensione delle rappresaglie agli abitanti situati in prossimità dei
luoghi ove si verificassero rappresaglie, attentati, atti di sabotaggio".

Fu il Tribunale militare di guerra insediato a Lubiana a decretare nella
seduta dei 7 marzo 1942 la pena capitale per 28 abitanti di Borovnika; il
plotone d'esecuzione era composto da elementi dell'VIII battaglione M. Ed
M, voleva dire Mussolini.
Scriveva in una lettera la camicia nera Guglielmo Ricci che si trovava a
Spalato: "facciamo la guerra al comunismo e non gli diamo pace, poiché,escluso gli italiani,
sono tutti comunisti". "Si fece il plotone di esecuzione e se ne fucilò 26 e con buona soddisfazione a me toccò proprio
il capo di
tutti i comunisti della Croazia".
Altri stralci di lettere simili che testimoniano i crimini delle truppe
italiane e fasciste in Jugoslavia si trovano in qualche libro, ma vi si
accenna di sfuggita. Ancora non esce un libro in Italia che e' dedicato
interamente all'occupazione italiana nei Balcani anche se so che una
giovane ricercatrice, la dott.ssa Giusti, ci sta lavorando.

Su un calcolo approssimativo di 45.000 deportati da tutta l'Italia nei
lager nazisti, i soli deportati dai territorio della Adriatische
Kustenland, cioè della Venezia Giulia occupata ed annessa al Terzo Reich, secondo gli storici, furono 8.822,
uno su cinque.

Da altri studi di evince che su 123 convogli partiti da tutta Italia verso
i campi di sterminio, 74 partirono dalla Adriatische Kunstenland. Su 43
convogli a livello nazionale di soli deportati ebrei, 22 partirono dallo
stesso territorio.

Nel documento della commissione bilaterale italo-slovena , si afferma che il fascismo cercò di snazionalizzare le
minoranze slovene e croate presenti nella Venezia Giulia con l'intento di
arrivare ad una bonifica etnica della regione ed si aggiunge un severo
giudizio sulle violenze gravissime compiute dopo l'8 settembre dai
partigiani jugoslavi ai danni degli italiani. Si ricostruisce poi l'esodo
degli italiani dall'Istria nel dopoguerra. In particolare il documento
sottolinea l'azione del regime fascista che aveva l'intento di arrivare
alla bonifica etnica della Venezia Giulia.

Stime jugoslave calcolano in 105 mila gli sloveni ed i croati che andarono
via dalla Venezia Giulia, in gran parte uccisi.
 
 Tutto ciò determinò un fortissimo sentimento
antiitaliano.
Spesso si leggono su determinati giornali, anche
paludati come il Corriere, veri e propri sproloqui su Togliatti che viene
indicato addirittura come responsabile delle foibe e del voler cedere
Trieste a Tito.
Forse questi signori non sanno - o fanno finta in piena malafede - che
piu' volte ed in particolare nella Risoluzione del Cominform del 1948 il
PCI e la Lega dei comunisti jugoslava si collocarono su fronti opposti.
Tanti comunisti italiani , a cominciare da Togliatti, hanno lavorato per
anni e anni per superare le contrapposizioni e per creare in quelle terre
una condizione di convivenza duratura e ragionevole.
Dunque le foibe del 1943 , dopo l'8 settembre, sono state causate
dall'oppressione di un ventennio, dalle deportazioni, esecuzioni, arresti,
distruzioni di interi villaggi.
Quelle del 1945, alla fine di una guerra di aggressione da parte
dell'Italia fascista, si spiegano in modo analogo, con l'aggiunta della
vendetta del nazionalismo slavo, che otteneva la sua terribile rivincita
contro gli italiani.


 

Umberto Franchi    5 febbraio 2024   
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