Botte e offese, in Toscana la giungla negli ospedali
Botte e offese, in Toscana la giungla negli ospedali: aumentano le violenze su medici e infermieri. «Ora abbiamo paura»
di Barbara Antoni
Botte e offese, in Toscana la giungla negli ospedali: aumentano le violenze su medici e infermieri. «Ora abbiamo paura»
Nel 2022 le aggressioni segnalate dagli uffici affari legali delle aziende sanitarie toscane sono state circa 900, ma il fenomeno è in preoccupante espansione
10 gennaio 2024
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Toni arroganti e offese di ogni tipo da parte di familiari e perfino di pazienti sono all’ordine del giorno. Con il rischio che dalle parole si passi ai fatti: e le aggressioni da verbali diventano fisiche. Nei reparti ospedalieri come in una giungla: è questa la quotidianità degli operatori sanitari del servizio pubblico in Toscana, circa 55.000 persone ad alto rischio di incolumità. Nel 2022 le aggressioni segnalate dagli uffici affari legali delle aziende sanitarie toscane ai Nas sono state circa 900; ancora in elaborazione i dati relativi al 2023 ma, come spiega il dottor Pasquale D’Onofrio, referente toscano della Funzione Pubblica Cgil del comparto medici e dirigenti sanitari, «si può facilmente prefigurare un aumento, vista la crescita dei flussi nei pronto soccorso, anche per la mancanza di personale che faccia da filtro nei triage, e nei reparti psichiatrici, dove i pazienti sono aumentati con il covid e il post covid». In media, per il 70 per cento, secondo i rilievi condotti, si tratta di aggressioni verbali, per il 30 fisiche; in maggioranza nel mirino c’è il personale femminile. «Secondo gli studi disponibili – sottolinea D’Onofrio – circa il 70 per cento del personale sanitario ha subito un’aggressione nel corso della sua vita lavorativa; si arriva al cento per cento per chi lavora nel servizio 118 o nei pronto soccorso. Subire una violenza determina negli operatori una condizione di burnout (sindrome di stress lavorativo, ndr); quando si rientra dopo un episodio di questo genere si hanno difficoltà a riprendere il lavoro. Come sindacato stiamo chiedendo il potenziamento dei triage con personale formato a individuare situazioni pericolose che potrebbero sfociare in aggressioni, ma anche misure organizzative per limitare l’iper afflusso ai pronto soccorso e l’istituzione di un gruppo che possa intervenire in caso di necessità, un sistema di allarme interno, in pratica».
Infermieri in prima linea
«Il fenomeno delle aggressioni sta prendendo una brutta piega, abbiamo paura», dichiara Michele Tortorelli, sindacalista della Funzione Pubblica Cgil del comparto infermieri del Pronto Soccorso dell’ospedale fiorentino di Careggi. Al termine di una trattativa con l’azienda sanitaria, il 15 dicembre scorso (meno di un mese fa) i sindacati degli infermieri hanno sottoscritto il contratto di secondo livello con l’Asl competente: sono stati messi nero su bianco vari aspetti finalizzati alla tutela del personale. «Nell’ambito del contratto – spiega sempre Tortorelli – è stato inserito un capitolo dedicato alla sicurezza del personale. L’azienda si è impegnata ad attivare il posto di polizia: una richiesta che avevamo presentato nel 2019 ma che non era ancora stata esaudita». Gli altri interventi a tutela del personale inseriti nell’accordo riguardano «l’installazione nelle sala di attesa del pronto soccorso di monitor con lo stato di avanzamento della situazione dei singoli pazienti, un modo anche per alleviare la tensione degli accompagnatori». Inoltre, verranno eliminati i nominativi dalle divise degli operatori: saranno sostituiti da codici a barre. «Una misura necessaria – precisa Tortorelli – perché è capitato che dal nome gli operatori siano stati rintracciati tramite social e perseguitati. Abbiamo anche ottenuto che l’azienda si costituirà parte civile in caso di aggressione. Saranno inoltre inseriti sistemi di telecamere e registrazioni audio sempre a tutela del personale sanitario: questo accordo lo abbiamo firmato per il pronto soccorso di Careggi; al momento è in fase sperimentale, ma sicuramente si tratta di un modello che potrà essere esportato negli altri pronto soccorso della nostra regione. Agli operatori sanitari vittime..................................................n ........................................................ continua su.
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