Se mi chiamassi Mario Pardini.

Credo che a molti, se non tutti, piacerebbe essere un giorno Sindaco di Lucca, non tanto e solo per sete di potere, ma perché poter lavorare per la propria città e i propri concittadini, è senz’altro una cosa molto attraente.

Cosa farei se fossi Mario Pardini, nuovo Sindaco di Lucca?

Innanzi tutto, fermerei l’iter procedurale del Piano Operativo presentato dall’ex assessore Mammini, per una profonda revisione e per provare innovative forme di partecipazione alle scelte.

Incontrerei subito gli operatori del turismo, dalle professioni alle strutture ricettive e della ristorazione per una rivoluzione e un rilancio di un turismo di qualità e della promozione della città, da preparare per l’autunno.

Ugualmente sentirei i commercianti e gli artigiani per interventi urgenti tampone, come l’abbattimento del costo del suolo pubblico e per discutere gli interventi futuri.

Darei un segnale forte sul centro-storico riattivando, anche in via provvisoria, parcheggi alla Lorenzini e recupererei nuovi posti alla Manifattura.

Prenderei una forte posizione con la dirigenza USL e la Regione per la situazione dell’Ospedale di Lucca e del Pronto Soccorso.

Fermerei i lavori dei due eco-mostri a San Concordio, in attesa di capire cosa si può salvare dello spreco di pubblico denaro, valutando anche l’iter attuato, per verificarne la legittimità.

Ruoterei quasi tutti i dirigenti del Comune, per far ripartire ex novo ogni settore amministrativo e tecnico, eliminando incrostazioni burocratiche.

Limiterei il traffico dei Tir sulla circonvallazione, a poche ore al giorno.

Incontrerei il Commissario per gli Assi Viari per sollecitare una decisione e le Ferrovie dello Stato, per capire i tempi di realizzazione del raddoppio ferroviario.

Chiederei un confronto con la Giunta Regionale Toscana per valutare i progetti regionali aperti e rinegoziare i finanziamenti assegnati.

Incontrerei i Sindaci di Viareggio e Pescaglia per fare il punto su tutta l’attività legata al nome di Giacomo Puccini.

Questo nei primi cento giorni…poi, con calma, il resto


Francesco Colucci

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