Migranti, il sindaco di Lucca: «Stiamo andando incontro al disastro»
Migranti, il sindaco di Lucca: «Stiamo andando incontro al disastro»
diGiulio Gori
Mario Pardini: «Ancora ce la facciamo, ma non so se potrò dire la stessa cosa tra un mese, un Cpr avrebbe potuto aiutare»
Migranti, tutta la rabbia dei sindaci della Lega
Se Matteo Biffoni, presidente toscano di Anci, l’associazione dei Comuni, invita il governo «a parlare con i sindaci, non con i sindaci Pd, ma tutti e in tutta Italia» per raccogliere i loro malumori sull’emergenza immigrazione, da Lucca, Mario Pardini, primo cittadino per il centrodestra da un anno, ammette i limiti dell’attuale sistema di accoglienza, ma sottolinea gli «errori» compiuti dalla Toscana negli ultimi mesi. A partire dal no al Cpr — il centro di permanenza per i rimpatri — sul proprio territorio.
Sindaco Pardini, a Lucca è allerta immigrazione?
«Qui a Lucca ci sono tantissimi arrivi, però la situazione è ancora sotto controllo. Il capoluogo fa la sua parte, a livello provinciale ci sono invece criticità, con realtà che non hanno disponibilità di spazi. Ancora ce la facciamo, ma non so se potrò dire la stessa cosa tra un mese».
Siete al limite, quindi?
«Al limite lo siamo sempre, non c’è mai una facile disponibilità di strutture, perché se ne avessimo di idonee e certificate non sarebbero libere, le useremmo per farci una Rsa o un ambulatorio. Se reggiamo è grazie alla collaborazione di associazioni e di privati con la Prefettura. Il problema stavolta è un altro: qui in Lucchesia nel 2018 gli arrivi erano persino di più, ma la differenza rispetto ad allora è che oggi non ci sono partenze».
Si riferisce ai rimpatri?
«Anche: in Toscana non si è accettato di fare un Cpr, che invece avrebbe potuto aiutare in un momento come questo. La Regione non ha voluto ed è stato un errore. Oltre a questo c’è il problema della mancata ridistribuzione degli arrivi verso gli altri Paesi europei».
Questo però non dipende dalla Regione, ma dal governo nazionale.
«Sicuramente non dipende dalla Regione. Ma non c’è un problema di autorevolezza del governo Meloni, anzi: il punto semmai è che l’Ue non si comporta da comunità quale dovrebbe essere».
Molti suoi colleghi sindaci lamentano una carenza di risorse. Hanno ragione?
«Per ora le risorse assegnate alla nostra Prefettura sono sufficienti, ma non c’è dubbio che a breve, se continuano gli arrivi senza le partenze, ci troveremo in grande difficoltà: siamo vicini a non farcela più. Ma le risorse da sole non risolvono tutto».
Vale a dire?
«Quando ci sono nuovi arrivi e non si hanno più strutture a disposizione, la Prefettura si rivolge ai privati per affittare hotel vuoti. Ma ora siamo nel pieno della stagione turistica, è difficile trovarne di disponibili».
E sull’integrazione? Le risorse ci sono o il poco che c’è è destinato solo all’accoglienza?
«In questo momento stiamo facendo prima accoglienza e quindi le risorse per l’integrazione non sono la priorità, ma non c’è dubbio che gli immigrati che abbiamo in carico presto o tardi dovranno essere accolti in centri di secondo livello, e in quel momento le risorse per l’integrazione serviranno».
Il governo ha emanato lo stato d’emergenza, la Regione Toscana non ha firmato convinta che il provvedimento non abbia efficacia. Lei che idea si è fatto?
«Non sono in grado di dire se le nuove norme funzioneranno, quel che è certo è che continuando così, entro breve tempo andremo incontro al disastro. Per cui bisogna fare qualcosa di diverso: meglio quindi sperimentare sul campo se le nuove indicazioni da Roma funzionano, che non fare assolutamente niente di nuovo».
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