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  • 06/01/2023 15:50

QUEL POKER TRICOLORE DI FABRIZIO MARGON FU IL PROSEGUIMENTO DEL DOMINIO FANINI NEL CICLOCROSS


Quasi quattro decenni di successi nel ciclismo professionistico sono cosa rara, per non dire unica.

A volte una società ciclistica si esalta dopo aver vinto un campionato provinciale o regionale, ma a volte viene ripagato il sacrificio anche con la soddisfazione di un piazzamento, figuriamoci se questa fosse riuscita a vincere titoli nazionali e mondiali dalla strada alla pista, dalla mountain-bike al ciclocross. La longevità di Ivano Fanini a livello dirigenziale non teme confronti.

Munito di doti rare e difficilmente riscontrabili in una sola persona, continuava ad allestire le sue squadre, allora come oggi, con entusiasmo, passione, spirito di sacrificio a prova di superamento ad ogni ostacolo, dalla stanchezza, alle delusioni, agli impegni di famiglia.

Si è confrontato con tanti dirigenti che operano nel mondo del ciclismo, soprattutto nelle grandi società, ed ha avuto la grande soddisfazione di poter dare (e lo sta facendo da quasi 40 anni) il suo contributo provando emozioni incredibili nel vedere i suoi atleti vincere dappertutto. La vittoria è sempre stata nel suo dna, qualcosa di molto gratificante ma per niente immediata soprattutto se i suoi atleti non avevano voglia di sacrificarsi come lui per un comune obiettivo ed il roveretano Fabrizio Margon captò il suo segnale divenendo il numero uno del ciclocross. Fanini lo andò a scovare in un territorio tanto bello a livello paesaggistico, quanto acerbo in tema ciclistico: la Valsugana. Terra di grandi lavoratori, ma anche di belle spiagge sui suoi laghi che si snodano dalle montagne alle verdi vallate. Una squadra si stava facendo spazio a livello dilettantistico ed un ragazzo prometteva molto bene. Questi era Fabrizio Margon. Inizialmente la strada gli dava le maggiori soddisfazioni. Andava forte in salita, tanto da tenere il passo degli scalatori nelle tappe dolomitiche del Giro d’Italia. Terzo nel campionato italiano militare, quarto nel Giro d’Oro ed a 20 anni decimo nella sua prima gara internazionale in Austria. Ma la sua squadra di appartenenza, la Supermercati Vivo Italmanubri, puntava principalmente sul ciclocross dove fu maggiormente impiegato. A 14 anni faceva il cuoco in un ristorante ed andava in bici nel dopo lavoro per scaricare lo stress ed accumulare nuove energie. Aveva bisogno per proseguire con il ciclismo di una persona che credesse in lui e che lo sapesse guidare, perché non era facile da gestire.

Era molto introverso ed in gara poco propenso a stare in gruppo ma incline a sconsiderate fughe che non lo portavano da nessuna parte. Allora sorgeva il dubbio: valeva la pena coltivare la sua passione soltanto per una divagazione sul lavoro?


NEL 1990 FABRIZIO MARGON TROVA IL PROFESSIONISMO
GRAZIE AD IVANO FANINI ED INIZIA IL SUO PERCORSO TRICOLORE
Era arrivato il momento di scegliere. Margon era preso dall’indecisione che gli stava procurando ansia. Non sapeva se continuare a correre e se il ciclismo diventava la sua attività professionale.

I suoi genitori da grandi lavoratori come sono i trentini preferivano per lui una vita lavorativa magari nel settore della ristorazione come già aveva intrapreso da ragazzo. Nello stesso tempo gli piovevano offerte da squadre professionistiche. “ Mi volevano la Supermercati Brianzoli dei fratelli Franchini  - dice ’ex campione roveretano- alla quale era difficile rinunciare perché era stata la squadra di Francesco Moser, il mio idolo ed anche lui trentino come me. Oltre tutto Angelo Lona mi forniva telai Moser che dopo aver attaccato la bicicletta al chiodo si mise a costruire biciclette. Nello stesso tempo Ivano Fanini mi chiamava in continuazione per farmi passare professionista con Amore e Vita. Scelsi quest’ultima offerta nonostante in tanti mi sconsigliassero. Fu la mia fortuna.  Alle dipendenze del patron lucchese mi sono trovato benissimo.  Ho sempre riscosso puntualmente quanto mi veniva promesso ed avevo l’opportunità di gestirmi sponsor personali. Ivano Fanini, lo dirò sempre, è una persona vera, sincera come poche. Si è creato diverse antipatie per la sua lotta contro il doping ma il suo amore per il ciclismo pulito prevale su tutto. Una persona coraggiosa che non si arrende a niente per difendere i suoi ideali.”

PRIME VITTORIE E PRIMO TRICOLORE
Scelta la squadra, l’attività ciclistica di Fabrizio Margon ebbe seguito nel ciclocross.

Allora servivano i punti per passare professionista-risponde l’ex campione trentino-e nel ciclocross li avevo. Una scelta che fu per me quasi obbligata anche se non mi sarebbe dispiaciuta una carriera su strada.” E così dal fango ottenne la gloria. Imbrattato di terra scoprì, grazie ad Ivano Fanini, di avere doti di resistenza e recupero fuori dal comune e amava i tracciati più duri sia nel cross, che nella strada quando da dilettante è stato pure fra i protagonisti. “Dissi però a Fanini, visto che un po’ di indecisione ancora mulinava nella mia mente, che se non avessi vinto subito avrei smesso e sarei tornato in Trentino a lavorare accettando la volontà dei miei genitori. Invece alla mia prima gara in maglia Amore & Vita Fanini vinsi subito a Zibello in provincia di Parma, la mia prima vittoria ufficiale da professionista. Nella seconda gara che disputai vinsi il campionato italiano élite a Finale Ligure, davanti ad uno specialista come Ottavio Paccagnella, mio compagno di squadra per la gioia di Fanini che ottenne per la sua squadra oro e argento.” Era nata una stella destinata a durare a lungo nei circuiti crossistici autunnali ed invernali. Era il 1990 quando Amore e Vita Fanini aveva già vinto il 25 agosto il campionato del mondo nel mezzofondo su pista a Maebashi in Giappone con Walter Brugna e conquistato argento e bronzo rispettivamente nella velocità e nel keirin con Claudio Golinelli. Di seguito il tricolore con Margon e su strada Fabrizio Convalle vinceva la 5.a tappa al Giro d’Italia da Sora a Teramo e Andrea Chiurato si imponeva nella 1.a tappa al Giro di Calabria. Mai un dirigente ciclistico aveva vinto in così poco tempo titoli e corse in diverse discipline ciclistiche. Le prime pagine dei giornali riportavano i suoi successi e Lucca, città natale di Fanini, saliva alla ribalta nazionale e internazionale come mai aveva fatto nello sport, quanto e forse più di quando la Lucchese calcio militava in serie A.

POKER TRICOLORE
L’atleta trentino prende sempre più confidenza con i circuiti ed aumenta in lui la consapevolezza delle proprie forze. Vince diversi circuiti a livello nazionale e internazionale fino al suo secondo grande appuntamento tricolore e mantenendo fede alle attese si impone a gennaio del 91 fra gli Élite ad Azzano Decimo in provincia di Pordenone. Il primo sconfitto è El Diablo Claudio Chiappucci, per un decennio uno dei più forti stradisti italiani. Nonostante una fastidiosa tendinite si impone grazie ad uno sforzo fisico finalizzato alle salite, discese ed ostacoli, superando brillantemente anche le difficoltà del suolo infangato che aumenta in tutti gli specialisti l’instabilità della bici. Nel 92 tris tricolore a Cardano al Campo in provincia di Varese, davanti a Sandro Bono ed alla presenza del presidente onorario Roberto Formigoni. Nel 93 completa il poker Élite a Solbiate Olona sempre in provincia di Varese, battendo il grande specialista Daniele Pontoni, che soltanto l’anno precedente aveva vinto il titolo mondiale fra i Dilettanti a Leeds e successivamente nel 97 avrebbe poi fatto il bis fra gli Elite a Monaco di Baviera. Il ciclocross è una nobile disciplina seguitissima in mezza Europa. I titoli italiani furono assegnati ad iniziare dal 1930 con Armando Zucchini primo vincitore Élite ed il primato delle vittorie è appannaggio di Renato Longo vincitore di 12 titoli fra il 1959 e il 1972. Per Margon il 93 fu un anno da ricordare per i molti successi che ottenne anche in MTB, fra i quali un titolo italiano a cronometro individuale ed il Giro d’Italia con finale ad Enego. Tutti titoli vinti con Amore e Vita - Fanini, trasformata nel 93 in Amore & Vita –Galatron (per un totale di 10 titoli italiani vinti dal team nel ciclocross).

L’ultima medaglia tricolore per Margon fu nel 1994, sempre con Amore & Vita – Galatron, quando conquistò l’argento superato sul traguardo soltanto da Daniele Pontoni. Nel 95 si separò da Amore & Vita - Galatron passando alla Kamikaze San Marco riscuotendo la fiducia del titolare Claudio Brusi ripagata dal 10,.o posto nel mondiale di MTB di Friburgo. Nel 2000 chiuse la carriera con la Rigoni di Asiago, suo sponsor principale negli ultimi tre anni di attività. Ai campionati mondiali ha ottenuto l’undicesimo posto nell’89 da dilettante a Pontchateau e l’undicesimo posto nel 95 da Élite in Svizzera a Eschenbach. Ha vinto complessivamente più di 80 gare e, soprattutto nel quinquennio con i colori di Amore e Vita, è stato uno dei più grandi specialisti crossistici italiani.

MARGON OGGI FA IL PERSONAL TRAINER E DICE: “ ROLAND LIBOTON IL PIU’ FORTE SPECIALISTA”
In carriera ha avuto grandi avversari. Ma quale secondo Margon è stato il più forte che ha conosciuto? “Sicuramente - conclude l’ex campione d’Italia - il belga Roland Liboton, vincitore di quattro titoli mondiali e per tre volte della classifica del Superprestige. Degli italiani fra i miei più acerrimi rivali citerei i fratelli Vandelli, Luca Bramati, Sandro Bono e Claudio Chiappucci che ebbi l’onore di battere nel campionato italiano del 91”. Dopo aver allenato formazioni giovanili, oggi, a 55 anni, gestisce una piccola palestra a Pergine Valsugana in provincia di Trento, il paese dove risiede con la famiglia. Svolge l’incarico di personal trainer. Ha un figlio di 25 anni che si chiama Matteo e che fa il cantautore. Ha mantenuto rapporti di amicizia con il patron di Amore e Vita, il presidente che lo ha lanciato dandogli l’opportunità di diventare professionista ed uno dei più forti specialisti di ciclocross. I suoi D.S. che ricorda con piacere nel quinquennio con il dirigente lucchese sono stati il compianto Giorgio Vannucci prima e Giuseppe Lanzoni dopo. Entrambi hanno contribuito in qualche maniera a finalizzare le sue caratteristiche da ciclocrossista.

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