Il postino che canta e cura la mente
Nel panorama musicale italiano c’è una figura che sfugge alle etichette facili e alle biografie da copertina. Si chiama Samuele Torrigiani, ma per chi ascolta la sua musica è semplicemente Postino. Un nome scelto con discrezione, quasi in punta di piedi, che già racconta molto del suo modo di stare al mondo. Quello che molti scoprono solo dopo, però, è che Postino non consegna soltanto canzoni: è anche uno psichiatra.
La sua musica nasce da uno sguardo attento, da un’osservazione silenziosa delle fragilità quotidiane. Le canzoni parlano di solitudini, di attese, di parole non dette, con un tono misurato che non cerca mai l’effetto speciale. È una scrittura che non alza la voce, che preferisce farsi spazio lentamente, come se chiedesse permesso. Ascoltandola, viene naturale pensare a qualcuno abituato ad ascoltare più che a parlare.
Parallelamente alla carriera musicale, infatti, Torrigiani ha seguito un percorso rigoroso in medicina fino alla specializzazione in psichiatria. Oggi lavora come psichiatra, anche in contesti complessi, dove il disagio non è un concetto astratto ma una presenza concreta, quotidiana. Non è una doppia vita esibita, né un incrocio studiato a tavolino per risultare originale. È piuttosto una coesistenza naturale di due vocazioni che non si fanno ombra, ma si rispettano.
La psichiatria non entra nelle sue canzoni come tema dichiarato, e la musica non invade il suo lavoro clinico. Eppure c’è un filo sottile che lega tutto: la capacità di stare davanti all’altro senza giudicare, di accettare le crepe invece di coprirle. Chi ascolta Postino sente che dietro quelle parole c’è qualcuno che conosce il peso del silenzio, qualcuno che sa quanto possa essere difficile trovare le parole giuste.
In un’epoca che ama le figure rumorose e le storie semplificate, Postino resta una presenza laterale, quasi defilata. Un cantautore che continua a scrivere e suonare, e uno psichiatra che ogni giorno incontra il lato più vulnerabile delle persone. Forse è proprio questa normalità silenziosa a renderlo speciale: un uomo che cura la mente e, quando può, affida alle canzoni ciò che non entra in una cartella clinica. Un postino, appunto, che consegna umanità.