• 8 commenti
  • 08/11/2025 09:44

Ancora aggressioni contro gli operatori della Psichiatria a Lucca

Comunicato Stampa inviato varie redazioni giornalistiche Toscane Pur dispiaciuti per le aggressioni che avvengono nella nostra città, vedi ultime notizie sui mass media, vogliamo segnalare le aggressioni verso gli operatori della Psichiatria a Lucca ; senza entrare nei particolari, queste aggressioni verso gli operatori sanitari spesso non vengono menzionate sui quotidiani lucchesi, a differenza di altre città , nonostante l’intervento delle forze dell’ordine e le nuove leggi a tutela dei sanitari aggrediti. “La legge contro le aggressioni al personale sanitario, convertita in legge a novembre 2024 dal decreto-legge 137/2024, prevede l’arresto obbligatorio in flagranza (anche differita entro 48 ore) per chi aggredisce il personale sanitario o danneggia le strutture, pene più severe e la procedibilità d’ufficio per i reati di percosse e lesioni”. In questi ultimi mesi si sono verificati vari infortuni nel reparto S.P.D.C. , causati da aggressioni fisiche contro infermieri ed Oss con contusioni più o meno gravi e la conseguente certificazione INAIL con inabilità temporanea per settimane, a prestare servizio. Con questo comunicato non vogliamo incolpare nessuno , ma viste le segnalazioni , ci preme di far considerare all’opinione pubblica, ai sindacati e ai mass media queste gravi situazioni, sperando in una attenzione mediatica che porti frutti positivi. https://comitatostudisanita.wordpress.com/ https://fai.informazione.news/up/comitatosalutepsiche/inserite/tutte https://fai.informazione.news/up/infermieriautonomi/inserite/tutte

I commenti

Aggressioni sempre più frequenti in psichiatria
La direttrice del reparto risponde ad una segnalazione: "Stiamo lavorando per trovare soluzioni e fronteggiare questo fenomeno"

"In questi ultimi mesi ci sono state diverse aggressioni nel reparto di psichiatria. Con prognosi talvolta superiori ai venti giorni ai medici ed operatori sanitari, oss ed infermieri". Questa la segnalazione, anonima, fatta qualche giorno fa da un cittadino che sembra conoscere abbastanza bene le dinamiche interne al reparto. "Purtroppo sono stati aggrediti operatori anche nella bolla covid - continua - pugni in volto e all’addome da parte di un paziente in forte stato di agitazione psicomotoria nei confronti di oss ed infermieri che hanno riportato lesioni multiple. In un’altra occasione, invece, un medico ha riportato lesioni alle costole". Episodi di cui anche gli stessi carabinieri hanno contezza. Accadono con una certa frequenza e spesso richiedono l’intervento dei militari, chiamati a ristabilire l’ordine. L’ultimo episodio sarebbe anche abbastanza recente. "L’8 agosto c’è stata un’ altra aggressione da parte di un cittadino straniero in stato di agitazione che ha mandato due sanitari del reparto al pronto soccorso, con traumi costali, al volto e slogatura al polso ed altre contusioni". Situazioni che inevitabilmente hanno ripercussioni anche sul lavoro degli stessi operatori e quindi sul numero del personale. "Alla luce di questi episodi - conclude il cittadino - resta da capire quali iniziative vengano intrapese".

A rispondere a questa domanda è la dottoressa Adalgisa Soriani, direttrice del reparto Spdc (servizio psichiatrico diagnosi e cura), che non nega l’accaduto . "In merito alle recenti aggressioni verificatesi nel Spdc dell’ospedale San Luca, c’è un’altissima attenzione da parte del dipartimento di salute mentale e della direzione sanitaria del presidio ospedaliero, con segnalazione degli infortuni e conseguenti audit clinici con la collaborazione dei gruppi del rischio clinico, della sicurezza del paziente e del benessere aziendale. La complessità della patologia psichiatrica - spiega la dottoressa - sempre più complicata da uso di sostanze, spesso in soggetti extracomunitari che hanno gravi disturbi da stress post-traumatico nati dopo drammatiche esperienze nei campi profughi, o soggetti con gravi comportamenti antisociali, rende il nostro lavoro estremamente difficile.


A causa di tale complessità - ammette - il personale sanitario che opera in salute mentale si trova sempre più spesso a fronteggiare comportamenti dirompenti che sfociano in aggressivi, nonostante vengano messe in atto le buone pratiche di contenimento relazionale e le tecniche di de-escalation, parte integrante della formazione praticata in corsi di aggiornamento e “sul campo”". Situazioni, quindi, presentate come fisiologiche e soprattutto complicate da gestire o addirittura da prevenire. "Inoltre -prosegue la direttrice del reparto - negli ultimi mesi siamo stati messi a dura prova anche da ricoveri di pazienti agitati, positivi al Covid, nell’area dedicata del Spdc, ricavata nella parte finale del reparto.

Per quanto riguarda le azioni concrete, oltre alla già citata “formazione continua” e agli “audit clinici” con analisi puntuale del fenomeno, mirata a migliorare il clima di collaborazione in equipe all’interno del reparto, nell’ultimo anno è stato implementato il numero complessivo del personale del comparto in collaborazione con il dipartimento delle professioni infermieristiche. Con la direzione sanitaria, stiamo cercando di ottenere maggiore collaborazione da parte delle guardie giurate che lavorano all’interno, in modo che possano intervenire tempestivamente quando serve ed eventualmente allertare le forze dell’ordine. Spero - conclude - che tali notizie aiutino a focalizzare l’attenzione su questo grave fenomeno, nei confronti del quale siamo impegnati a trovare risorse e soluzioni".


Tere.ScaAggressioni sempre più frequenti in psichiatria
La direttrice del reparto risponde ad una segnalazione: "Stiamo lavorando per trovare soluzioni e fronteggiare questo fenomeno"

"In questi ultimi mesi ci sono state diverse aggressioni nel reparto di psichiatria. Con prognosi talvolta superiori ai venti giorni ai medici ed operatori sanitari, oss ed infermieri". Questa la segnalazione, anonima, fatta qualche giorno fa da un cittadino che sembra conoscere abbastanza bene le dinamiche interne al reparto. "Purtroppo sono stati aggrediti operatori anche nella bolla covid - continua - pugni in volto e all’addome da parte di un paziente in forte stato di agitazione psicomotoria nei confronti di oss ed infermieri che hanno riportato lesioni multiple. In un’altra occasione, invece, un medico ha riportato lesioni alle costole". Episodi di cui anche gli stessi carabinieri hanno contezza. Accadono con una certa frequenza e spesso richiedono l’intervento dei militari, chiamati a ristabilire l’ordine. L’ultimo episodio sarebbe anche abbastanza recente. "L’8 agosto c’è stata un’ altra aggressione da parte di un cittadino straniero in stato di agitazione che ha mandato due sanitari del reparto al pronto soccorso, con traumi costali, al volto e slogatura al polso ed altre contusioni". Situazioni che inevitabilmente hanno ripercussioni anche sul lavoro degli stessi operatori e quindi sul numero del personale. "Alla luce di questi episodi - conclude il cittadino - resta da capire quali iniziative vengano intrapese".

A rispondere a questa domanda è la dottoressa Adalgisa Soriani, direttrice del reparto Spdc (servizio psichiatrico diagnosi e cura), che non nega l’accaduto . "In merito alle recenti aggressioni verificatesi nel Spdc dell’ospedale San Luca, c’è un’altissima attenzione da parte del dipartimento di salute mentale e della direzione sanitaria del presidio ospedaliero, con segnalazione degli infortuni e conseguenti audit clinici con la collaborazione dei gruppi del rischio clinico, della sicurezza del paziente e del benessere aziendale. La complessità della patologia psichiatrica - spiega la dottoressa - sempre più complicata da uso di sostanze, spesso in soggetti extracomunitari che hanno gravi disturbi da stress post-traumatico nati dopo drammatiche esperienze nei campi profughi, o soggetti con gravi comportamenti antisociali, rende il nostro lavoro estremamente difficile.


A causa di tale complessità - ammette - il personale sanitario che opera in salute mentale si trova sempre più spesso a fronteggiare comportamenti dirompenti che sfociano in aggressivi, nonostante vengano messe in atto le buone pratiche di contenimento relazionale e le tecniche di de-escalation, parte integrante della formazione praticata in corsi di aggiornamento e “sul campo”". Situazioni, quindi, presentate come fisiologiche e soprattutto complicate da gestire o addirittura da prevenire. "Inoltre -prosegue la direttrice del reparto - negli ultimi mesi siamo stati messi a dura prova anche da ricoveri di pazienti agitati, positivi al Covid, nell’area dedicata del Spdc, ricavata nella parte finale del reparto.

Per quanto riguarda le azioni concrete, oltre alla già citata “formazione continua” e agli “audit clinici” con analisi puntuale del fenomeno, mirata a migliorare il clima di collaborazione in equipe all’interno del reparto, nell’ultimo anno è stato implementato il numero complessivo del personale del comparto in collaborazione con il dipartimento delle professioni infermieristiche. Con la direzione sanitaria, stiamo cercando di ottenere maggiore collaborazione da parte delle guardie giurate che lavorano all’interno, in modo che possano intervenire tempestivamente quando serve ed eventualmente allertare le forze dell’ordine. Spero - conclude - che tali notizie aiutino a focalizzare l’attenzione su questo grave fenomeno, nei confronti del quale siamo impegnati a trovare risorse e soluzioni".

https://www.lanazione.it/lucca/cronaca/aggressioni-sempre-piu-frequenti-in-psichiatria-e5471ff3

Firewoman - 12/12/2025 16:44

ancora ancora ancora....notizia di ieri 29 dicembre..ma oscurano tutto nessuno ne parla

zeta reticuli - 30/11/2025 12:46

Le aggressioni al personale sanitario sono ormai un problema Europeo, se non mondiale.

I numeri italiani sono davvero impietosi e fotografano una realtà che va avanti da diversi anni e che ha conosciuto un incremento netto ed esponenziale dal post Covid. Oltre 125mila episodi ogni anno (5mila i casi denunciati, ben 120mila quelli non): possono sembrare numeri inferiori rispetto ad altre nazioni, ma in rapporto al personale siamo davanti a Regno Unito, Francia e Germania.

Questo è quanto contenuto nel rapporto stilato dal sindacato Nursing Up che riporta: “l’Italia risulta tra i Paese europei con la più alta incidenza di violenze contro gli infermieri in rapporto al numero di professionisti. Su una forza lavoro di circa 460mila infermieri, significa che un professionista su quattro subisce almeno un episodio di violenza fisica o verbale ogni anno. Nessun altro sistema sanitario europeo presenta un’incidenza tanto elevata. I numeri degli altri Paesi sono più elevati, ma è anche la popolazione infermieristica che è superiore. Perciò la nostra media è tra le peggiori in assoluto.

In Europa, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Federazione Europea degli Infermieri (EFN), solo un terzo delle aggressioni viene effettivamente denunciato. Ciò significa che tra il 60% e il 70% dei casi resta sommerso, non registrato nei dati ministeriali né nei sistemi ospedalieri.

Le cause sono molteplici: paura di ripercussioni, sfiducia nella tutela legale, assenza di protocolli uniformi di segnalazione e il peso psicologico di rivivere episodi traumatici.

Nei Paesi del Nord Europa la quota di sommerso si aggira tra il 40% e il 50%, mentre nell’Europa continentale (Francia, Germania, Belgio) sale intorno al 60–70%.

Nei Paesi mediterranei – Italia, Spagna, Grecia – può raggiungere punte superiori all’80–90%, a causa della minore propensione alla denuncia e della mancanza di tutele effettive sul posto di lavoro.

In Italia, soltanto un episodio su venticinque viene denunciato.È su questo divario tra casi ufficiali e reali che si basa la nostra analisi comparativa internazionale: abbiamo rapportato il numero di aggressioni denunciate al totale degli infermieri attivi in ciascun Paese e applicato, secondo le evidenze OMS ed EFN, un coefficiente di sommerso calibrato per area geografica (più basso nei Paesi nordici e anglosassoni, più elevato in quelli mediterranei).

Così, le circa 5 mila segnalazioni annue in Italia si traducono, una volta considerato il sommerso, in oltre 120 mila aggressioni reali. L’incidenza effettiva, pari al 27–28% del personale infermieristico, è quindi la più alta d’Europa e tra le più elevate al mondo. Un dato che fotografa un sistema sanitario in cui chi cura è sempre più spesso vittima di violenza, verbale o fisica, e in cui la sicurezza del lavoro resta affidata quasi solo alla buona volontà degli operatori.

“Siamo davvero al limite. I pronto soccorso italiani sono diventati trincee. I governi di ogni colore hanno ignorato il problema o si sono limitati a leggi spot. Senza più personale, senza filtri territoriali, la rabbia dei cittadini esplode sui nostri operatori. Ogni aggressione è un segnale d’allarme: quando si colpisce un infermiere, si ferisce la sanità pubblica intera“, denuncia il presidente Antonio De Palma.

Le leggi varate dopo gli episodi più gravi hanno introdotto aggravanti penali e sperimentato le bodycam negli ospedali, ma gli infermieri restano abbandonati a se stessi, spesso costretti a lavorare senza vigilanza fissa e senza protocolli operativi uniformi.

Il risultato è un sistema che ha spostato l’attenzione dal problema reale — la mancanza di personale, la tensione dei reparti e l’assenza di filtri territoriali — a soluzioni simboliche. In molti pronto soccorso si è arrivati a armi nelle corsie, vetrate antiproiettile e minacce di morte contro gli operatori.

Negli ultimi dieci anni, la politica ha affrontato il tema solo con interventi emergenziali: inasprimento delle pene, protocolli mai attuati, campagne sporadiche. Ma la radice del problema è rimasta intatta: carenza di organici, turni massacranti, carichi di lavoro esplosivi e un sistema territoriale collassato. Non bastano le leggi simboliche. Servono misure vere di prevenzione e sicurezza. Gli infermieri non chiedono protezione speciale, chiedono rispetto e condizioni di lavoro dignitose“.

da

ttps://www.infermieritalia.com/

D.L. - 15/11/2025 16:10

Il Governo ha dato mandato alle Prefetture di tutta Italia di convocare le Asl per la sottoscrizione dei protocolli d’intesa contro le aggressioni al personale sanitario, un passo che segna una nuova fase nella lotta alla violenza negli ospedali e nei presidi territoriali.

Si tratta, secondo il deputato di Fratelli d’Italia Dario Iaia, di un atto dovuto ma anche di un gesto di rispetto verso chi ogni giorno opera per garantire il diritto alla salute. “Da troppo tempo – ha dichiarato – medici, infermieri e operatori sanitari sono vittime di episodi di violenza, verbale e fisica, che nulla hanno a che fare con la tutela della salute dei cittadini”.

L’iniziativa, promossa dal Governo guidato da Giorgia Meloni, mira a rendere più efficace la collaborazione tra Prefetture, Asl e Forze dell’Ordine, con l’obiettivo di creare un sistema di protezione stabile e operativo nei luoghi di lavoro sanitari.

Iaia ha ricordato come il tema della sicurezza del personale sanitario sia da tempo al centro della sua attività istituzionale: “Garantire condizioni di lavoro sicure, proteggere i nostri professionisti e rafforzare il legame con le istituzioni del territorio è una priorità assoluta”.

Il parlamentare tarantino ha definito la misura una “battaglia di civiltà” che il Governo intende portare avanti “con determinazione e continuità, a difesa di chi ogni giorno difende la nostra vita”.

Sergio B. - 09/11/2025 09:37

Aggressioni ai sanitari: gli infermieri chiedono le bodycam


Tempo rimanente -1:23









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Aggressioni ai sanitari: gli infermieri chiedono le bodycam
Oltre ad un rafforzamento delle forze dell'ordine nei pronto soccorso, dall'ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo arriva la proposta di utilizzare la tecnologia, sia in ospedale, sia per i volontari del 118

enzo - 09/11/2025 09:34

Si sono verificati diversi episodi di aggressione al personale sanitario nel reparto di Psichiatria dell'ospedale San Luca di Lucca negli anni passati, tra cui un infermiere aggredito da due pazienti nel maggio 2023 e un episodio a marzo 2024 in cui un paziente ha aggredito una guardia giurata. Anche nel 2021 si sono registrate aggressioni al personale oss e infermieri del reparto.

Maggio 2023: Un infermiere è stato aggredito e picchiato da due pazienti in stato di forte agitazione, riportano NoiTV, La Nazione e Corriere Fiorentino.

Marzo 2024: Un paziente appena ricoverato ha aggredito una guardia giurata con tecniche di arti marziali,

Gennaio 2025: Una ragazza ha morso al braccio un'operatrice socio-sanitaria (OSS) dopo aver dato in escandescenze e rotto l'anta di un armadio, secondo Nurse Times.

2021: Si sono registrate diverse aggressioni al personale (medici, OSS e infermieri) nel reparto di Psichiatria,

2025: ad agosto e novembre due aggressioni ad infermiere e Oss

dal web

Harbert - 08/11/2025 13:24

Pigliatevela con la tanto osannata Legge Basagglia, che Tobino si rivolta amcora nella tomba.
Scomparsi i ospedali psichiatrici (o popolarmente manicomi), con cosa l'hanno sostituiti?
Famiglie (disgraziate), carceri, e reparti di psichiatria, anche con cadaveri come optional di serie...e questa e Cronaca.
Ed adesso vogliono di fatto eliminare anche le carceri...
Quindi famiglie e reparti di psichiatria...
Continuate a votarli, vai!

... - 08/11/2025 12:50


La legge contro le aggressioni al personale sanitario, approvata definitivamente nel novembre 2024 (decreto-legge 137/2024), prevede l’arresto obbligatorio in flagranza — anche differita entro 48 ore — per chi colpisce medici, infermieri o danneggia le strutture sanitarie, oltre a pene più severe e alla procedibilità d’ufficio per i reati di percosse e lesioni.

Chi lavora ogni giorno nei reparti psichiatrici si trova a fronteggiare situazioni di forte tensione, spesso senza un’adeguata tutela o visibilità. Da qui l’appello rivolto all’opinione pubblica, ai sindacati e ai mass media: accendere i riflettori su un problema reale e crescente, che merita attenzione e soluzioni concrete.

Autonomi Toscana Sanità - 08/11/2025 11:46

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