• 0 commenti
  • 27/10/2025 16:08

Torre, tre anni dopo l’esplosione: chi resta a chiedere giustizia

Sono passati tre anni da quella mattina di ottobre in cui Torre, piccola frazione di Lucca, fu squarciata da un boato. Una casa saltò in aria, tre vite andarono perdute. Oggi di quella casa resta un terreno vuoto. Ma chi è rimasto non ha mai smesso di bussare alle porte del silenzio. Le vittime si chiamavano Luca Franceschi, Debora Pierini e Lyudmyla Perets. Tre persone comuni, colpite in un luogo dove nessuno pensa di morire: dentro casa propria. Le loro famiglie hanno raccolto frammenti, documenti, perizie, lettere, ma soprattutto il peso di un’attesa che non finisce mai. Da mesi chiedono una cosa semplice: essere ascoltati. Non da un tribunale, ma da chi avrebbe dovuto almeno riconoscere il dolore e assumersi una parte di responsabilità morale — le aziende che gestiscono la rete del gas, le istituzioni locali, chi in quei giorni aveva promesso verità e sostegno. Nessuno si è mai fatto vivo. Nessuna telefonata, nessuna parola pubblica di cordoglio. Solo silenzio. Eppure le perizie hanno parlato chiaro: la fuga di gas nacque da un errore vecchio di decenni, una tubatura posata male e lasciata senza protezioni. Per la Procura, però, non ci sono prove abbastanza solide per sostenere un’accusa. È stata chiesta l’archiviazione. Le famiglie si sono opposte. Vogliono che almeno un giudice ascolti la loro voce, che la storia venga raccontata tutta, anche se non porterà condanne. La sensazione di chi resta è quella di vivere in un limbo: tra un dolore privato e un’ingiustizia pubblica. Chiedono rispetto, chiedono che il caso non venga dimenticato come “una fatalità”. Perché — dicono — “quella casa poteva essere di chiunque”. Ogni tubo, ogni valvola, ogni manutenzione fatta con leggerezza riguarda tutti. A Torre, oggi, il vento soffia su un vuoto fisico e simbolico. Le famiglie tengono viva la memoria con lettere, incontri, richiami ai giornali. Non cercano vendetta. Vogliono solo che la morte dei loro cari non diventi statistica. Che la giustizia torni a essere qualcosa di umano, non solo di legale. E noi, come comunità, possiamo almeno fare una cosa: non distogliere lo sguardo. Notiziario Autonomo Lucca Cronaca

Gli altri post della sezione

Folgore: il

Folgore: il "clima" che pi ...

Belle le mostre...

Ma quando sistemate l'asfa ...

Che pattumaio

O come siamo doventati a L ...

Periferie degradate

bella vista di una perifer ...