ULTIMO INCONTRO CON IL LABORATORIO DEL COSTRUIRE SOSTENIBILE
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Precariato, salario minimo, lavoro in nero e in grigio, aspettative per la pensione: sono questi alcuni degli argomenti discussi nel dibattito della seconda festa/convegno di Liberetà, il mensile dello SPI Cgil, organizzata dallo SPI della Provincia di Lucca. L’evento moderato dal Segretario Provinciale dello SPI Cgil Lucca Roberto Cortopassi, tenutosi presso il ristorante la Corte Lucca & Villa Fambrini nel pomeriggio di giovedì 15 settembre, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti, che hanno descritto approfonditamente le problematiche del mondo del lavoro, analizzandone origini e possibili soluzioni. Tra i partecipanti la vicedirettrice dell’INPS nazionale ed ex deputata dal 2008 al 2018 Marialuisa Gnecchi, la presidente dell’ANPI Lucca Rosalba Ciucci, il Segretario Generale della Filcams Cgil della Provincia di Lucca Massimo Dinelli, la coordinatrice del dipartimento mercato del lavoro della Cgil Toscana Monica Stelloni e il Segretario Generale della Cgil Lucca Rossano Rossi.
Nel corso dell’evento è emerso un quadro preoccupante, con il mercato del lavoro frammentato e pieno di contraddizioni, in cui il lavoro è spesso precario e/o discontinuo, quando non nero o grigio, con il falso part time che sta diventando una realtà sempre più diffusa. I contributi hanno esposto alcune delle molteplici forme del precariato, non più limitato ai contratti a termine o a chiamata, ma riguardante anche problematiche di orario, sempre più breve e segmentato. Fatto che comporta anche difficoltà nel conciliare vita privata e lavorativa, provocando un anomalo aumento delle dimissioni. Sono infatti oltre 900 le tipologie contrattuali presenti in Italia, ma meno di quarto sono riconosciute da Cgil, Cisl e Uil. Inoltre il precariato non riguarderebbe più esclusivamente coloro che si affacciano sul mercato del lavoro, ma anche persone teoricamente vicine al pensionamento.
Tiene banco anche l’argomento salario minimo, alimentato dall’approvazione della direttiva UE a riguardo del giorno precedente. La retribuzione minima andrebbe a contrastare il “lavoro povero” e a ridurre la forbice salariale, in costante aumento da 30 anni. Ma a giovarne sarebbero anche le proiezioni pensionistiche per i nuovi lavoratori, in alcuni casi destinate ad essere più basse del trattamento minimo secondo l’INPS. Per contrastare questo fenomeno però, sarebbe necessaria una riforma che riempia i vuoti contributivi involontari, causati dalla discontinuità del lavoro odierno.
Non sono mancati infine alcuni passaggi riguardo al tema delle elezioni, in cui l’ampio astensionismo previsto rappresenterebbe un grave limite di esercizio della democrazia, su cui i politici dovrebbero interrogarsi.
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