PAROLE DI PACE: DAL CONCILIO VATICANO II° ALL'ESPERIENZA DI UN VOLONTARIO - Incontro nella sede Anffas di San Pietro a Vico.
Riprendono gli incontri pr ...
Racconta san Luca nel suo Vangelo che Gesù fu condannato alla crocefissione insieme a due malfattori, posti, uno a destra e l’altro a sinistra, ai due lati della croce del Figlio di Dio. “Uno dei due” scrive l’evangelista, “lo dileggiava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!” L’altro rimproverava il compagno in malaffare: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Chi è questo interlocutore di Gesù sulla croce, che ne raccoglie le ultime parole, di cui tratta solo Luca? Variamente appellato - il buon ladrone, il ladro saggio, il ladro riconoscente - viene identificato col nome di Disma solo grazie alle informazioni contenute nel Vangelo apocrifo di Nicodemo. La Chiesa cattolica lo commemora significativamente il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. e lo fa patrono dei detenuti.
Un’occasione non banale per raccomandare, oggi, a san Disma i 61.468 reclusi presenti nelle strutture carcerarie del nostro Paese a fronte dei 47.067 posti disponibili negli istituti, una condizione di sovraffollamento che comporta drammatiche carenze di natura igienico-sanitaria. Infiltrazioni d’acqua, guasti ai sistemi termo-idraulici, forzate convivenze uomo-animale (ratti, piccioni, blatte…) sono all’ordine del giorno in troppi carceri italiani. Sempre meno facile, poi, soprattutto da due/tre anni a questa parte, l’accesso a terapie di supporto psicologico, a forme di lavoro retribuito, allo studio, a spazi riservati all’affettività come ormai avviene in quasi tutti i Paesi de mondo civile… Per non parlare dello scandalo del cosiddetto sopravvitto, ovvero il servizio a pagamento da parte dei detenuti che intendono acquistare generi alimentari con cui integrare il cibo fornito quotidianamente dall’istituto penitenziario spesso di scarsa qualità quando non del tutto immangiabile. Va senza dire che i prezzi previsti per il sopravvitto sono, a volte anche del 75%, più alti di quelli di mercato. Particolarmente gravosi gli importi dei prodotti per l’igiene personale che pure dovrebbero essere forniti gratuitamente dal carcere. Inoltre, non si trascuri il fatto che quasi un terzo dei ristretti è di origine straniera: una situazione che ai disagi sopra accennati aggiunge non poche difficoltà di comunicazione e quindi di isolamento, solitudine, emarginazione in una condizione già pesantemente emarginata. Non può, quindi, meravigliare l’aumento del numero dei suicidi che si consumano in carcere: secondo le cifre fornite dalla stampa sono stati 90 nel 2024, una cifra record che ha sollecitato anche l’intervento del capo dello Stato nel suo messaggio di fine d’anno: “L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabile anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono poter respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori che meritano di essere sostenuti”. Per la presidenza delle Conferenza episcopale italiana “s’impone un ripensamento radicale del sistema penitenziario”. Nel frattempo, nei primi due mesi del 2025 nelle carceri italiane si sono consumati già 12 suicidi. Una forma radicale di autolesionismo che non risparmia neppure il personale carcerario: negli ultimi cinque anni sono stati 35 i suicidi dei poliziotti penitenziari, a testimonianza di una situazione di estremo disagio che tocca da tempo sia i controllati sia i controllori.
Che dire? Siamo di fronte a una strage. L’ennesima che si aggiunge alle altre sotto gli occhi di tutti e che nessuno vede: i femminicidi, le morti sul lavoro, quelle sulle strade…. L’iniziativa toccherebbe ora alla politica, ma, diciamo la verità, nutriamo in proposito una ben scarsa fiducia. Quindi, per ora, ai detenuti, al personale penitenziario, agli amministrativi e ai numerosi volontari che spendono tanto del loro tempo in supporto dei reclusi… Che san Disma, il buon ladrone, vi protegga tutti!
Luciano Luciani
Lei ha sbagliato città. A Lucca ci vorrebbe il nuovo carcere, ma noi siamo specializzati in rotonde.
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