I neofascisti della Giunta commemorano un'icona del neofascismo
I neofascisti della Giunta commemorano un'icona del neofascismo
Nei prossimi giorni, in uno spazio pubblico comunale - l'Agorà - il capogruppo di Difendere Lucca in Consiglio comunale, Lorenzo Del Barga, presenterà un libro su Sergio Ramelli, giovane militante neofascista ucciso nel 1975 in un agguato, e morto dopo più di un mese di agonia.
All'iniziativa parteciperanno l'autore, Guido Giraudo, e Alessandro Amorese, parlamentare di Fratelli d'Italia (nel 2020 ha presentato il suo libro "Rivolte" ad un'iniziativa organizzata da un coordinamento calabrese composto - tra gli altri - da: Casapound, Fiamma Tricolore,
Forza Nuova, Fronte Nazionale. La foto che pubblichiamo è stata scattata in quella occasione).
Il libro di Giraudo è stato presentato pochi giorni fa a Torino, da CasaPound, in una sede tappezzata di bandiere della X Mas e dei "fascisti del terzo millennio".
Ha scritto Christian Raimo: "la storia di Ramelli è nota a chiunque conosca un po’ delle vicende politiche degli ultimi quarant’anni italiani. Ramelli dal suo funerale è diventato, anche suo malgrado, un’icona del neofascismo: la sua storia è quella di un camerata martire, al quale ogni anno a Milano migliaia di militanti di CasaPound, Forza Nuova, Fratelli D’Italia, Lealtà e Azione, eccetera, vanno a rendere omaggio, con il saluto romano e il «Presente!» urlato tre volte."
Ed ancora: "Perché Ramelli sia diventato l’icona delle destre non è difficile da spiegare anche se occorre onestà intellettuale e amore per la complessità, ossia un approccio storico, per non sminuire il riconoscimento e lo sdegno per la brutalità dell’agguato senza astrarre e destoricizzare l’accaduto (...).
È chiaro quale sia l’intento che da anni si persegue: togliere dal dibattito storico l’analisi degli avvenimenti, e relegarli a una dimensione astratta, velenosamente mielosa, astorica e vischiosamente memorialistica, omologante, in cui esistono solo le vittime, tutte uguali e confuse."
Precisa Elia Rosati: "il 12 aprile del 1973 a Milano una manifestazione nazionale del Movimenti Sociale Italiano, vietata e poi disconosciuta dal partito stesso, degenerò in forti scontri che tennero in ostaggio la parte nord est del centro cittadino per diverse ore. Durante gli incidenti di piazza, venne ucciso con una bomba a mano l’agente di Ps Antonio Marino: nel giro di pochi istanti tutta la campagna missina per presentarsi come partito d’ordine crollò; in una manifestazione del Msi era stato ucciso un poliziotto. Fu così che la vicenda tragica di Sergio Ramelli, deceduto in seguito ai traumi ricevuti (il 29 aprile 1975), offrì la cinica occasione per un riscatto mediatico e storico".
In mezzo, non dimentichiamolo, c’è anche la strage di Brescia, 1974, che mostra in modo plateale la contiguità tra eversione neofascista e apparati dello Stato.
Il Msi trova una specie di rigenerazione. Invece di essere un partito che guarda ai colonnelli e al franchismo, sembra essere un capro espiatorio, e s’imbelletta da forza democratica.
Conclude Christian Raimo: "rimangono due questioni cruciali: la prima riguarda la disgustosa associazione tra cuori neri e cuori rossi. Soprattutto in questi giorni in cui si commemora il quarantennale della morte (anche questo un massacro brutale) di Valerio Verbano. Verbano era un giovane antifascista e aveva raccolto un lungo dossier che mostrava i rapporti tra criminalità, eversione nera e forze dell’ordine, l’esatto patto letale che portò ad avere in Italia il rischio concreto di una deriva alla greca. Questa storia non è la stessa della militanza neofascista, non è nemmeno lontanamente assimilabile (...)".
La seconda riguarda il giudizio che dobbiamo dare come storici sulla violenza politica che fu tra i Settanta e gli Ottanta un fatto terribilmente drammatico e al tempo stesso di massa. È possibile farlo decontestualizzando la violenza, analizzandola a prescindere del contesto sociale, evitando di storicizzarla?
(Le citazioni di Raimo sono tratte da un articolo pubblicato da Jacobin Italia nel 2020. Quelle di Rosati dalla rivista Zapruder, n°42)
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