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Sanità: fumata nera sul contratto, cosa succede adesso
Come non detto. Sembrava quasi fatta, invece la due giorni di trattative all’Aran si è conclusa ieri sera con un nulla di fatto. Dopo sette mesi di incontri (e l’approvazione della Legge di bilancio), non si è infatti trovato l’accordo per la firma della preintesa per il Contratto collettivo nazionale del comparto Sanità 2022-2024.
Un contratto che interessa 581mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale tra infermieri, tecnici, amministrativi e personale non medico. Il rinnovo prevedeva un aumento medio di 172,37 euro al mese per tredici mensilità per i lavoratori della sanità pubblica, pari al 6,8% in più rispetto alle retribuzioni attuali. Oltre a una serie di innovazioni per favorire la conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro. Ma cosa è accaduto? E quando riprenderanno le trattative?
Sindacati divisi
“Per colpa del protagonismo di qualcuno, a farne le spese saranno molti lavoratori, a cominciare dal personale dei pronto soccorso che attendeva ancora l’adeguamento dell’indennità con le risorse stanziate dal giugno 2023″, ha commentato il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, criticando la mancata firma della pre-intesa.
Il fronte dei favorevoli oltre al Nursind contava anche Cisl e Fials, mentre fra i contrari ci sono il Nursing Up, la Cgil e la Uil. La ‘spaccatura’ non ha permesso di raggiungere la maggioranza in seno alla rappresentanza sindacale, indispensabile per la firma del contratto. Rivendica un no “coerente ed a favore dei lavoratori” Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing up, spiegando di non aver apposto la propria firma sull’accordo per via di “risorse insufficienti e richieste ampiamente disattese su più fronti. Non tradiremo le speranze dei lavoratori firmando un accordo decisamente inadeguato”.
“Chi si è tirato indietro rispetto a questo atto di buon senso e responsabilità – ha sottolineato dal canto suo Bottega – dovrà dare spiegazioni, ad esempio, alle ostetriche che avrebbero finalmente ottenuto l’equiparazione economica con gli infermieri sull’indennità di specificità. Oltre che agli infermieri, in primis ai turnisti con figli: sul piano della disciplina del rapporto di lavoro, nelle pieghe del contratto, c’era infatti uno sforzo in favore della conciliazione tra tempo professionale e privato”.
Cosa succede adesso
Al termine dell’incontro il presidente Aran, Antonio Naddeo, si è detto deluso per il mancato accordo. “C’erano tutte le condizioni per firmare e avviare rapidamente la trattativa per il Ccnl 2025-2027 – ha ribadito – Va detto poi, che al di là dell’aspetto economico, comunque rilevante, non potranno essere applicati molti degli istituti che avrebbero da subito migliorato le condizioni lavorative e di vita dei lavoratori del comparto sanità”.
Ma quando riprenderanno le trattative? “È difficile capire cosa succederà in futuro, perché in queste due intense giornate di contrattazione abbiamo esplorato tutte le vie per giungere a un accordo, e inoltre sta per partire il periodo di elezioni delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie), in cui diventerà più aspro il conflitto sindacale e sarà oggettivamente complicato programmare nuovi incontri per il rinnovo del Contratto per il Comparto Sanità”, ha detto Naddeo.
Il presidente si è poi detto stupito dal no del Nursing Up, “nonostante Aran abbia inserito nella versione finale del Contratto tutte le richieste esplicitate dallo stesso sindacato in un comunicato stampa. Evidentemente, bisogna ricordare che la contrattazione è una mediazione e non è possibile ottenere tutto. Il paradosso amaro è che quello che due anni fa andava bene a tutti i sindacati per il rinnovo del precedente contratto, oggi sembra non bastare, eppure il nuovo Ccnl aggiunge e non toglie sia in termini di risorse sia di innovazioni per i lavoratori”.
Per Naddeo insomma la fumata nera è un’occasione persa, soprattutto perchè la pre-intesa dava “la possibilità di aprire subito la nuova negoziazione per il triennio 2025-2027 e, quindi, di fruire dei fondi già stanziati nella legge di Bilancio”.
“Si è deciso di gettare alle ortiche sette mesi di intenso lavoro negoziale e adesso non rimane che sperare di tornare al tavolo in tempi brevi. Per il bene del personale, ma anche per il buon funzionamento del nostro Ssn”, ha chiosato dal canto suo Andrea Bottega. Ma certo è difficile pensare di sedersi intorno al tavolo prima di aprile, quando ci saranno le elezioni delle Rsu.
Fortuneita.com
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