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Con il Consiglio Comunale di martedì 10 dicembre 2024 si è consumato l’ennesimo atto di svilimento della donna e della sua capacità di intervenire nel processo decisionale dell’amministrazione.
In un quadro in cui le donne fanno ancora tanta fatica a conciliare vita lavorativa e familiare soprattutto a causa del carico di cura che grava principalmente sulle loro spalle, in una fase in cui la partecipazione diventa quasi un lusso, con la delibera che modifica il regolamento della Commissione Pari Opportunità si è voluto togliere voce alle donne, nello specifico alle rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati, dei partiti politici, degli ordini professionali e delle associazioni, alcune come la nostra impegnate nel Terzo Settore e da sempre in campo per i diritti delle donne.
Una delle funzioni che concretizzava il ruolo della Commissione viene cancellata indebolendo il suo compito istituzionale: la valutazione degli atti di indirizzo e programmazione dell’amministrazione era fino al 10 dicembre un parere obbligatorio anche se non vincolante che mirava a inquadrare gli stessi atti in un’ottica più rispettosa di tutte le persone, proprio perché valutata anche nell’impatto sulla vita delle donne lucchesi, superando quella pretesa neutralità degli atti che spesso ad una attenta analisi risultano invece essere calibrati solo sulle esigenze e punto di vista della parte maschile della popolazione.
Le modifiche introdotte dal Consiglio tolgono l’obbligo per il Comune di richiedere (e valutare) il parere della Commissione prime dell’esame ed approvazione di questi atti che regolano le nostre vite e l’organizzazione dei servizi, ma a quale scopo se non quello di rendere questi pareri un atto eventuale e meramente aggiuntivo? Togliere l’obbligatorietà, infatti, significa togliere la possibilità alla Commissione di intervenire nel processo decisionale dell’amministrazione, un parere non obbligatorio, infatti, diventa pressappoco un’opinione, nulla di più. E da ora in poi l’amministrazione non sarà tenuta a fornire con un congruo anticipo la documentazione alla Commissione (da notare che sono spesso documenti di centinaia di pagine che non possono essere valutati certamente in poche ore).
Cosa resta a questa Commissione, ora? veramente molto poco.
Il regolamento appena modificato ha appena 10 anni, ma ricordiamo bene l’iter che a Lucca ha portato alla sua nascita: un lavoro di due anni, fatto di partecipazione vera tra le associazioni, le realtà cittadine, le donne e gli uomini che credevano in un progetto che fino ad allora a Lucca non era mai esistito nell’ambito del Comune, tante idee che sono confluite in un unico testo.
Ricordiamo, però, anche l’assenza di chi oggi dice che questo regolamento così com’è va cambiato.
Dov’erano allora? eppure gli incontri erano pubblici e ben pubblicizzati.
E dov’erano quando nelle due precedenti Commissioni si discuteva in Consiglio, si presentavano i lavori e le attività e si sviluppavano progetti?
E tutto ciò s’innesta in un più generale quadro di indietreggiamento sulle conquiste: nel Consiglio Comunale, si è ricordato da più parti, solo in questi giorni due consigliere hanno rassegnato le proprie dimissioni per la non conciliabilità tra gli impegni familiari, lavorativi e politici; nella stessa Commissione ben tre commissarie nel giro di soli tre mesi (a meno di un anno dal suo insediamento) si sono dimesse, e tra loro la stessa presidente, che ha preceduto l’attuale, cosa tra l’altro mai successa nelle due Commissioni precedenti.
Occorre, a nostro avviso, una seria riflessione su tutto questo: le donne non possono e non devono essere l’unico soggetto a subire le difficoltà e, se l’amministrazione comunale è cieca, non saranno di certo le lucine delle strade addobbate per le feste ad illuminare la via.
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