Germania e Francia nel Caos : l'Italia surclassa tutti
L’asse franco-tedesco dell’Unione europea è agli sgoccioli. Parigi e Berlino sono alle prese con crisi politiche ed economiche con pochissimi precedenti. Il sentore di tutto ciò si ebbe già con le elezioni comunitarie, che dipinsero i ritratti di due governi deboli destinati alla fine. Oggi quella situazione si è acutizzata: la Francia ha visto cadere il suo terzo esecutivo dell’anno solare, non riuscirà a chiudere la legge finanziaria entro l’anno e l’inflazione è destinata a salire. La Germania non se la passa meglio: Berlino non ha consegnato nei termini previsti il nuovo Piano strutturale di Bilancio previsto dal Patto di Stabilità (l’Italia l’ha fatto, in tempo e con l’approvazione dell’Unione europea). Anche a Berlino, la maggioranza, anzi l’accozzaglia che ha sostenuto il governo guidato dal socialista Scholz si è spaccata e a febbraio si andrà a votare. La vittoria dei partiti di destra come Afd nei vari Land in questi mesi, era stato un segno di sventura per la coalizione arcobaleno di Olaf.
Come l’Italia ha convinto il mondo
In un mondo che brulica di incertezze, l’Italia si è ritagliata il suo posto di rilievo. Di fiducia, politica ed economica. Il governo è stabile, coeso, intenzionato sul serio a finire il suo mandato, cosa che in Italia sulla carta non è mai riuscita e in pochi ci sono andati vicino. Dopo due anni di governo, di solito, la maggioranza sarebbe stata già dissolta e divisa in nuove coalizioni: il Governo Meloni, invece, chiuderà l’anno già da settimo governo più lungo della storia italiana. Poi, dal punto di vista economico, i dati ci dicono che l’occupazione e il Pil salgono, come pure gli export, mentre lo spread cala e cala ancora, ai minimi da anni: la differenza tra i Btp italiani e i Bund tedeschi, adesso, è data a 110 punti. Quando la Meloni arrivò a Palazzo Chigi, lo spread era invece a 236 punti. L’Italia, poi, si conferma ancora una volta capace di rispettare scadenze e vincoli europei, pur se talvolta molto stringenti: è riuscita, come detto, a inviare il Piano strutturale di Bilancio alla Commissione europea, che l’ha approvato, a differenza di quanto fatto con molti altri Paesi (per dire che l’ok della Ue non era affatto scontato, specie per un Paese indebitato come il nostro). È riuscita di nuovo, per il terzo anno consecutivo, a varare una manovra di Bilancio che è piaciuta agli investitori, ma soprattutto ai cittadini, che conferma il taglio delle tasse pur, come detto, in un periodo di ristrettezza finanziaria imposta da Bruxelles. L’Italia si è conquistata, di nuovo, il suo posto nel mondo: il tutto mentre l’inflazione dilagava e le crisi internazionali impazzavano (e impazzano). Due fattori potenzialmente distruttivi per un Paese se, appunto, il suo governo non riesce, da un lato, a favorire politica di crescita economica e, dall’altro, a farsi sentire a livello globale. L’altro fattore che ha aiutato la nostra Nazione, infatti, è la capacità di apertura al dialogo, con tutto e tutti, dimostrata dalla premier Giorgia Meloni: un biglietto da visita non da poco.
Non sarà stata l’Italia adesso a far crollare l’asse franco-tedesco su cui l’Europa si è basata per anni. Su Parigi e Berlino pesano decenni di politiche sbagliate che hanno distrutto le rispettive economie e diviso le rispettive popolazioni. Ma se c’è un fattore che ostacola, ancora di più, la situazione di Francia e Germania, questo è il paragone che gli investitori potranno fare con l’Italia, sempre considerata la cugina con poche capacità ma che ora, invece, surclassa i giganti europei e mondiali.
Il Patriota