Bravo sindaco
Alla fine Lucca ha cambiat ...
Lei è così sicuro del fatto che per i lucchesi sia più importante andare a spulciare gli incarichi al notaio Raspini, piuttosto che lottare per non avere dei filorussi al governo della città? Crede che faccia piacere ai lucchesi passare per abitanti di una città di tirapiedi di Putin???
Suppongo Lei si definisca "di destra", mi ci sono definito io stesso per anni (la destra non è uguale a fascismo), ma con i fascisti russi non voglio avere a che fare.
Infine gli incarichi di Raspini non sono un argomento di natura politica, mentre l'essere dalla parte della Russia ha un profondo significato politico, per cui, stia tranquillo che la politica è più importante del pettegolezzo da sottoscala.
Il blog della Brigata Veleno ricostruisce (con un post del 20 settembre 2007) gli episodi della guerra della curva che ha visto i Bulldog conquistare con la forza l'egemonia tra gli ultras lucchesi
BULLDOG CONTRO TUTTI
LUCCA. Sono nove le partite dell’escalation di violenze dentro lo stadio attribuite dalla procura della Repubblica al gruppo dei Bulldog sottoposti a provvedimenti restrittivi. Nove episodi - dal 28 novembre 2004 sino al 25 marzo 2007 - che secondo l’accusa testimoniano il clima portato nella curva Ovest dall’assoluta egemonia del gruppo che, con minacce e aggressioni, hanno costretto altri due gruppi ultras (Tori Flesciati e Fedayn) prima a spostarsi in gradinata e poi a sciogliersi.
La storia dei Bulldog per gli inquirenti parla di guerra sugli striscioni, intimidazioni, botte.
Lumezzane - Lucchese. E’ il 28 novembre 2004. I filmati in possesso della Digos parlano chiaro. Nel settore riservato agli ultras della Lucchese avvengono scontri tra tifosi. Da una parte i “Bulldog Lucca 1998” dall’altra i “Fedayn”. La rissa segna l’inizio dell’era Bulldog.
Presentazione della Lucchese 2006-2007. 13 13 luglio 2006. Daniele Di Piazza - conosciuto come “Il Porcarese”, sentito come persona informata dei fatti - si reca al Porta Elisa per esporre lo striscione del club Cuore Rossonero. Secondo la procura, Andrea Palmeri, capo incontrastato dei Bulldog, gli fa capire che in quella sola occasione avrebbe potuto esporre lo striscione in curva Ovest. Per gli altri lo spazio riservato era solo la tribuna centrale o la gradinata.
Resa dei conti sugli striscioni. Il 14 agosto (Memorial Scoglio) una decina di Bulldog s’incontrano con alcuni rappresentanti dei Tori Flesciati e degli altri gruppi ultras sulle modalità con cui sarebbero stati esposti gli striscioni. Dalle parole si passa alle vie di fatto. Calci, pugni, manate in faccia. I Bulldog sono di più e hanno la meglio. I Tori Flesciati decidono di sciogliersi.
Derby Pisa - Lucchese. È il 24 settembre 2006. Un esponente dei Tori Flesciati appende alla barriera una maglietta con l’effige del “Che”. Due Bulldog impongono di toglierla e quando in difesa arriva un altro supporter viene circondato e colpito da un pugno in faccia.
Grosseto - Lucchese. 8 ottobre. Al casello Lucca-Est viene controllo il pullman organizzato dai Bulldog. Occultati sotto i sedili i poliziotti trovano di tutto: tondini di ferro, mazze da baseball. Inizialmente si prende la responsabilità Giacomo Baroni. Ma il giorno successivo la paternità del ritrovamento se l’attribuisce Adam Alexander Mossa. Per la Digos la decisione venne presa da Palmeri.
Sassuolo - Lucchese. 15 ottobre. A Giglio di Reggio Emilia, Simone Innocenti, leader dei Fedayn, alla guida dei cori dei tifosi lucchesi viene fatto allontanare su ordine dal diffidato Palmeri che, stando alla Digos, da fuori dallo stadio telefonicamente aveva ordinato a Baroni di cacciare l’ultras ritenuto infame.
Padova - Lucchese. Al termine della sfida (5 novembre 2006) qualche ultras entra in campo per avere una maglia dei giocatori rossoneri. Ma uno di loro - stando alla Digos - viene preso a pugni da Palmeri.
Lucchese - Ravenna. Gara di Coppa dell’8 novembre. Palmeri viene filmato mentre si rivolge con prepotenza a uno steward pretendendo che un tifoso dei Bulldog, sprovvisto di biglietto, abbia accesso libero.
Pizzighettone - Lucchese. 19 novembre 2006. Nel furgone dei dai Bulldog viene trovato dalla polizia uno scalpello, sequestrato. Nel furgone c’è Palmeri con altri cinque Bulldog.
Lucchese - Padova. Al termine della sfida del 25 marzo 2007 una delegazione di 10 tifosi, d’accordo con la società, viene fatta entrare negli spogliatoi per un confronto con i giocatori. Il difensore Luca Ceccarelli dice alla Digos che i tifosi avevano un «atteggiamento nervoso e concitato: due di loro mi criticavano aspramente sostenendo di averli mandati a quel paese».
GO PALMERI GO...LOTTA X QUELLO CHE SENTI TUO...DISPREZZO X GLI INFAMI E TUTTE LE DIVISE DEL MONDO...B.V.F...
Fonte: Old City - Brigata veleno firm
Fascinazione.info
giovedì 3 giugno 2010
Il branco che insanguina Lucca
Era il 2004 quando allo stadio di Porta Elisa debuttarono a suon di sprangate i “Bulldog 1998”
Lucca è una città a doppio fondo. Una specie di distillato del provincialismo italiano. Dove avviene tutto e il contrario di tutto. Una città bigotta ma trasgressiva, per dire. Una città bianca in una regione rossa. Una città dove la tradizione mercantile è molto radicata e consolidata. Basta entrare in un negozio per sentirsi davvero circondati di attenzione e cortesia. Lucca è una città che conserva. I negozi di un tempo, i bar per il tè della buona borghesia, come se fosse immutabile. Anche il sindaco di Lucca è immutabile. Si chiama Mauro Favilla, è stato eletto nel 2007 ma era già stato primo cittadino nel 1972 e poi nel 1985 e ancora nel 1988. Oggi ha 76 anni.
Lucca è una città bellissima che a volte non riesce a nascondere le sue brutture, però. Accade anche in questi giorni ma la storia viene da lontano. Era il 2004 quando allo stadio di Porta Elisa debuttarono a suon di sprangate i “Bulldog 1998” un gruppo di supporter della squadra locale decisamente collocati a destra che, prima ancora di sostenere l’onore della Lucchese, iniziò a far pulizia della “marmaglia rossa” che infestava la loro stessa tifoseria, per ottenere il possesso completo della curva. Qualcuno racconta che già l’avere il comune concesso lo spazio per la presentazione di un libro sul gerarca Pavolini, il 25 aprile 2001, fu una prima occasione di aggregazione importante per il gruppo. Dopo anni di caccia ai “Fedayn” e ai “Tori Flesciati”, tifosi lucchesi di estrema sinistra, riuscirono nell’intento e iniziarono ad andare oltre, allargando le loro scorribande anche fuori dello stadio. Minacce e violenze commesse ai danni di giovani appartenenti all’area della sinistra antagonista, iniziati la notte di ferragosto del 2004 con l’aggressione a Edoardo Seghi, fino al pestaggio e all’accoltellamento di Emanuele Pardini, militante del centro sociale “Cantiere Resistente”, la notte del 23 febbraio 2007.
Dopo quell’episodio la polizia, che incomprensibilmente aveva tollerato per anni le loro prepotenze, decide di passare all’azione e, dopo ulteriori sette mesi di “lunghe e articolate indagini”, a settembre di quell’anno l’Ucigos di Lucca arresta una decina di Bulldog e altrettanti ne denuncia a piede libero per associazione a delinquere, percosse, lesioni personali gravi, violenza privata, minacce aggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere e danneggiamento. Nelle perquisizioni vengono trovati: una notevole collezione di armi improprie, pugnali, bandiere naziste e appunti e scritte che inneggiano alla superiorità razziale. I giovani, alcuni conosciuti con i nomi di battaglia di ‘Generalissimo’, ‘Toffolo’, ‘Brioche’, ‘Cicogna’, ‘Francuccio’, ‘Gigi la trottola’ (tutti dai 19 ai 36 anni con netta prevalenza di diciannovenni), inchiodati anche dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, si avvalgono della facoltà di non rispondere. Nuove denunce nascono dalle minacce e le aggressioni dei Bulldog nei confronti dei testimoni contro di loro.
Un paio d’anni dopo – siamo nel 2009 – altri episodi peggiorano questa storia. Stavolta addirittura siamo di fronte a un gruppetto di quattordicenni che per mesi si impossessa del centro della città e picchia chiunque gli capiti a tiro. Si fanno chiamare “Gabber”, sono di destra, ragazzi di buona famiglia, agiscono alla luce del sole, riprendono le loro imprese con il telefonino e sostengono di far questo per poter entrare a pieno titolo nei Bulldog. Dopo mesi di angherie, tre delle loro vittime – coetanei – decidono di rivolgersi alle forze dell’ordine. Venti vengono identificati e sette denunciati.
Alcune settimane dopo, il capo supremo dei Bulldog (disciolti per la legge ma non di fatto), il pluricondannato Andrea Palmeri (vanta anche un’impresa internazionale: nello stadio di Sofia – dove non avrebbe potuto essere perché colpito da Daspo – venne arrestato per aver incendiato la bandiera bulgara durante la partita con la nostra nazionale) presenta un suo libro sul tifo con il patrocinio del Comune di Lucca e un assessore cittadino. Il sindaco Favilla sostiene che forse c’è stato un equivoco, ma non ritira il patrocinio. Probabilmente si ricorda di come quei ragazzi, in varie e diverse forme, avevano contribuito alla sua elezione.
Nel frattempo Michele Quintino Miceli, presidente dei veterani sportivi lucchesi, smette di andare allo stadio e commenta: «Ci sono connivenze, che vanno spezzate, tra frange di tifosi e le società». In città, il primo atteggiamento della polizia e quello ancora attuale delle istituzioni fa circolare il sospetto di altre coperture. Allo stadio e fuori continuano le violenze, gli incendi e i furti d’auto. Particolarmente odiosa l’ennesima impresa di Palmeri, che è accusato da una donna di averle fratturato la mascella con un pugno. Persino Forza Nuova e Fiamma Tricolore prendono le distanze. Alcuni mesi fa il più attivo tra gli investigatori, il capo della Digos Gabriele Gargiulo, viene trasferito a Pisa.
Ma arriviamo all’ultimo tragico episodio di pochi giorni fa. In una birreria fuori città quattro Bulldog a cui era stato negato l’ingresso perché la settimana prima avevano lanciato petardi nel locale, sfondano la porta e irrompono. A farne le spese è un giovane avventore incolpevole, Sasha Lazzareschi: cento punti di sutura in faccia e la perdita di un occhio. Due Bulldog arrestati, due indagati. Lucca tace, però. Dalle istituzioni neppure una parola. C’è l’omertà del potere e la paura tra le persone. Difficilissimo ascoltare opinioni. Insofferenza all’argomento: “Sono dementi”, oppure, detto piano piano: “C’è una strana volontà di rimuovere”, è il massimo che riusciamo a raccogliere. Nel frattempo il processo del 2007 prevede una nuova udienza: è lunedì prossimo, 7 giugno.
Il Post
La Cassazione conferma 5 anni di carcere per il mercenario filo-russo Andrea Palmeri. L’inchiesta era partita da Genova
Andrea Palmeri, detto "il generalissimo", skinhead e capo ultras del Lucca calcio, nel 2014 aveva combattuto in Donbass tra i filorussi
Andrea Palmeri è stato condannato a cinque anni di carcere
Genova - È diventata definitiva la condanna a cinque anni per Andrea Palmeri, detto "il generalissimo", skinhead e capo ultras del Lucca calcio, dal 2014 in Donbass a combattere tra i filorussi. La Cassazione ha confermato la sentenza di primo e secondo grado emesse dal Tribunale di Genova. Era accusato di reclutare e istruire mercenari per andare a combattere in Ucraina. Palmeri ha commentato la sentenza sulla sua pagina Facebook: "Lo Stato italiano mi accusa di mercenariato e reclutamento. Non ho commesso nessuno dei due reati, e dal dibattimento processuale è emerso in maniera limpida. Si tratta di una sentenza politica. In questi anni ho fatto una grande evoluzione politica e umana, non sono più l'Andrea di 10 anni fa, ma la mia battaglia seppur con una consapevolezza diversa rimane la stessa. Qui in Russia continuerò a fare quello che faccio, aiutare la popolazione, organizzare eventi culturali, fare informazione libera e lavorare". "Invito tutti gli amici e conoscenti - continua - a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima. E sebbene condannato, chi mi viene a trovare non compie reato, perché certo non favorisce la mia ‘latitanza’. Io sono un uomo libero. Nessuno che ha combattuto e combatte dalla parte ucraina, con stipendi di migliaia di euro, è stato condannato, ma la stessa procura di Genova ha dato il non luogo a procedere per un ragazzo militante di Cpi che combatteva da parte ucraina".
L'indagine era partita nell'ottobre del 2013 dal mondo ultrà di estrema destra, e a occuparsene era stato il pm Federico Manotti del pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle SS condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Dalle intercettazioni era saltata fuori la questione del Donbass e l'addestramento dei mercenari.
Mi piacciono i commenti dei fan di Palmeri: continuano imperterriti ad andare fuori tema, si fanno il consueto bel bagno di benaltrismo e rimangono in silenzio sull'accaduto. Chapeau e onore al merito!
anonimo - 01/08/2024 16:16Una sinistra che non è in grado di parlare di politica e cerca sempre il sensazionalismo, lo sGoop, il "signora mia che scandalo".
Ma Raspini ha già risposto sugli incarichi ricevuti da suo padre quando era assessore? Un tema leggermente più interessante per la cittadinanza.
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