MORTI SUL LAVORO: CAUSE E RIMEDI
I dati forniti dall'Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro, sono gravi ed impressionanti .
Negli ultimi 15 anni (2008-2023) i morti complessivi sono stati 21050.
Nel 2023 le vittime sul lavoro sono state 1485. La media di un
omicidio sul lavoro ogni 6 ore. Fra questi, il 37% sono lavoratori in
nero, in maggioranza stranieri a cui il governo ha negato il permesso di
soggiorno considerandoli “clandestini” senza nessun diritto , ma
rimasti tutti in Italia in quanto non esistono accordi con i Paesi di
provenienza per poterli rimpatriarli .
Anche nel cantiere Esselunga di Firenze, dei 5 operai schiacciati ed
uccisi dal crollo , 4 di essi erano stranieri, probabilmente a nero. Ma
anche gli altri lavoratori dipendenti da ben 72 aziende in appalto e
subappalto in base alla legge del leghista Salvini, che liberalizza i
contratti d’appalto al massimo ribasso, la stragrande maggioranza di
essi erano lavoratori precari con paghe da fame e con carichi di lavoro
gravosi.
Nella divisione capitalistica del lavoro, non esiste solo la
spartizione dei mercati globali, ma anche la divisione del mercato del
lavoro con nordafricani fanno i muratori, i Senegalesi che lavorano
nelle conce, gli indiani che lavorano nelle stalle per le mucche, i
Bengalesi e pakistani nei magazzini, gli ivoriani lavorano nei campi.
Tutti hanno in comune due caratteristiche : lo sfruttamento da bestie
da soma; gli infortuni ed i morti sul lavoro.
In questo contesto la Ministra del Lavoro Marina Calderone che in
precedenza svolgeva l’attività di consulente delle imprese private, ha
fornito alcuni dati assai significativi sulla realtà che viviamo oggi in
Italia.
Nelle indagini effettuate dagli ispettori dell’ASL, INAIL, INPS. È
emerso che il tasso di irregolarità con l aziende fuorilegge, è del
76,48%. (3 aziende su 4sono fori legge) . Gli ispettorati hanno anche
rilevato che il 70% dei morti in edilizia è fatto di lavoratori precari
in subappalto.
Il 4 aprile 2023 è stato approvato il Codice Appalti voluto dal
Governo Meloni/Salvini , è stato quella di introdurre il cosiddetto
"subappalto a cascata".
Ciò significa che una azienda che vince un appalto lo può
subappaltare (in parte o tutto) ad altre aziende al massimo ribasso, con
“l’azienda madre” che si fa pagare senza fare niente (in modo
speculativo) scaricandone i costi in termini di mancanza sicurezza sul
lavoro , mancanza di formazione, informazione ed addestramento dei
lavoratori. con poter aumentare la quota di appalti che saranno dati
per affidamento.
E’ anche grave il fatto che ci siano molte imprese che fanno un
determinato lavoro scollegate l’una dall’altra aumentando così il
rischio di crolli o incidenti.
Ora a mio parere le organizzazioni sindacali hanno messo in campo proposte alternative, che io considero insufficienti .
Queste le proposte che ho letto, fatte dalle OO.SS. di categoria:
- Obbligo di fare applicare i contratti nazionali dell'edilizia e
non i contratti pirata , ma essendo la maggioranza dei lavoratori
precari e sfruttati , non serviranno a molto i controlli degli
ispettorati del lavoro;
- .Chiedono che i costi della manodopera e della sicurezza non possono essere ribassati lungo la filiera (vale quanto sopra);
- Che i lavoratori in appalto e subappalto devono avere lo stesso trattamento economico/normativo;
- Finalmente, la richiesta della patente a punti qualificante per le imprese edili. Art.27 del Dlgs 81/2008;
- E l’introduzione nella legislazione italiana del "reato di omicidio sul lavoro".
Occorre però anche rilevare che il Ministro della “Giustizia” Nordio che di recente
ha approvato inasprimenti di pena verso scafisti, rave party ed altro
ancora, il reato di omicidio sul lavoro a lui non piace perché
danneggerebbe i “poveri padroni”, ed è contrario anche all'istituzione
della "Procura nazionale per la sicurezza del lavoro".
Quindi cosa fare ?
Ora credo che in Italia Il testo Unico sulla sicurezza contiene già
una serie di norme efficienti che però nella maggioranza delle imprese
non vengono applicate, anche se è vero che alcuni articoli sono stati
depenalizzati dall'ultimo governo Berlusconi e vanno reintrodotte le
penalità altrimenti le aziende se la cavano con una multa, ed e' anche
vero che servono più controlli e più controllori ispettivi.
Credo però che anche la soluzione di quanto sopra sarebbe solo "un
brodino caldo" che non risolverebbe per niente il grave problema degli
omicidi sul lavoro.
Che fare allora ? A mio parere è necessario che unitamente le RLS e
RSU e Sindacato, individuano i rischi esistenti , con i lavoratori in
apposite assemblee, supportati dei tecnici e medici delle ASL;
successivamente far fare l'indagine tecnica sugli impianti e medica
sui lavoratori in base si rischi individuati soggettivamente;
dopo l'indagine aprire un confronto vertenziale con l'azienda per
ridurre i rischi sia attraverso il governo dell'organizzazione del
lavoro contrattando organici necessari, orari di lavoro, carichi di
lavoro, salari... che attraverso le indicazioni tecniche per modificare e
rendere più sicuri gli impianti con i necessari investimenti, nonché
sul microclima rumorosità , stress ecc... che con le analisi mediche
mirate. Naturalmente usando il conflitto necessario.
Credo invece che delegare tutto alle possibili modifiche legislative ed controlli ispettivi sia del tutto insufficiente .
Penso anche che l'individuazione dei rischi attraverso l'incontro
annuo tra le RLS, il responsabile alla sicurezza dell'impresa, il medico
competente e il datore di lavoro, non serva a niente, in quanto manca
la soggettività operaia ed il mandato vertenziale a risolvere i
problemi, e molto spesso il RLS è subordinato alle posizioni degli altri
soggetti tutti rappresentanti dell'azienda, soprattutto nelle aziende
con lavoratori in appalto e subappalto.
Umberto Franchi - ex Responsabile Prevenzione e sicurezza nel lavoro della Fiom e CGIL Regionale Toscana